Stavamo ancora festeggiando la vittoria del Milan a Bergamo, il secondo posto in campionato e il ritorno in Champions League, quando è giunta la notizia dell'accordo sottoscritto con un nuovo portiere e quindi l'addio al nostro, assistito da Mino Raiola.

Si è scritto talmente tanto su Gigio Donnarumma, che nulla può più stupirci. Amore e odio si sono spesso intrecciati, mettendo a dura prova i sentimenti dei tifosi, smarriti e divisi nel vedere un ragazzo, cresciuto a calcio e Milan, freddo burattino nelle mani di un "Mangiafuoco". Purtroppo questo rapporto era iniziato nel modo sbagliato, continuato ancora peggio, con una spesa fin troppo onerosa, nel contesto di un progetto chiaro e trasparente come quello affrontato dalla Società Rossonera, che è diventato con il passare del tempo e l'avvicinarsi alla scadenza, una gabbia dorata, ma anche l'inizio della fine. Il Milan aveva sottoposto da mesi la propria offerta. I ben informati hanno sempre indicato in sette milioni, ai quali si aggiungeva uno di bonus, per una cifra massima di 8 Milioni a cui poter arrivare. Raiola non ha mai dato risposta, girando l'Europa a proporre il proprio assistito, ma specialmente a tutelare la sua commissione, che pare si aggiri sui 20 milioni, una vera e propria offesa a tutto il "sistema calcio".

L'arrivo a Milano di Mike Maignan, portiere di 25 anni del Lille, fresco campione di Francia, oltre che estremo difensore della nazionale francese, che oggi svolgerà tutte le visite mediche necessarie al transfert, è la presa di posizione più che giusta di una proprietà che dà un segnale di forza, coerenza e prospettiva, senza trascurare quell'aspetto etico, che in un momento così difficile, come è l'attuale, sono in troppi a dimenticare con troppa facilità e superficialità.

FORZA - Se serviva una proprietà straniera per mettere fine a veri e propri ricatti, che i procuratori si sentono autorizzati di proporre, traendo vantaggi senza il minimo costo, tutelati da normative prive di logica, allora ecco che il Fondo Elliott, dalle spalle sufficientemente grosse da poter ammortizzare una perdita di 25/30 Milioni, mette la parola fine a comportamenti non allineati a strategie economiche.
COERENZA - La proprietà nel fissare i parametri degli stipendi e un tetto ingaggi dal quale non bisogna uscire, applica logicamente una visuale complessiva che non si sofferma sul singolo, ma analizza tutta la rosa che andrà a formare la squadra del futuro. Gli otto milioni per Gigio sono sempre stati valutati come "uno sforzo economico necessario", nell'interesse di un patrimonio calcistico e nella consapevolezza che altri avrebbero chiesto adeguamenti più che comprensibili, ma non avrebbe mai alzato l'offerta poichè avrebbe azzerato ciò di positivo che è stato fatto (con tantissima fatica) in queste due stagioni. 
PROSPETTIVA - Rinunciare al proprio portiere, oltretutto fortissimo, per non piegarsi a ricatti che ad esempio lo sport americano, non conosce e non applica, è un segnale chiaro per tutti, calciatori e procuratori. Credo che Calhanoglu o Romagnoli oggi abbiano capito che non è il momento dei tentennamenti o di richieste al rialzo. Il Milan è stato fin troppo chiaro, vige la regole del :"prendere o lasciare", poco diplomatica e probabilmente anche rischiosa, ma in un mercato calcistico in costante evoluzione, con tanta crisi e pochi soldi, se le regole non le mette chi li ha, chi dovrebbe farlo?
ETICA - Forse la risposta è racchiusa in quell'etica che è andata smarrita, non per desiderio, ma perchè soffocata da mille difficoltà, che forti di una crisi economica sempre più devastante obbligava le Società Calcistiche ad accettarne ogni proposta. Il contratto di Gigio ha aperto gli occhi a molti. 8 Milioni, non sono certamente i 13 di Mister Conte o i 31 di CR7, ma segnano il confine fra chi vuole un calcio sostenibile, fra chi non riesce a pagare gli stipendi e chi si lecca ferite, affrettandosi a invertire la rotta. Sia chiaro, la mia non vuole essere una critica ai TOP Club italiani, ma è la Provincia ad aver indicato da molti anni percorsi alternativi e ugualmente vincenti, con stadi di proprietà e stipendi "etici" e ugualmente ampiamente remunerativi. I 39 Milioni spesi per gli ingaggi dall'Atalanta, che da tre anni centra regolarmente la qualificazione Champions, dal valore economico di oltre 40 Milioni di euro, sono la dimostrazione che si può competere a livelli più che buoni, senza dover obbligatoriamente spendere cifre non sostenibili.

Udinese, Sassuolo e Atalanta sono da molti anni che hanno fatto scelte precise. Che poi siano perfette è ancora da dimostrare e l'esempio più evidente è proprio nella bellissima realtà di Bergamo, per decenni il miglior vivaio di talenti italiani, mentre ora pullula di stranieri, non solo in prima squadra, ma anche nella squadra primavera. Se poi la federazione e agevolazioni fiscali nazionali avvantaggiano giocatori e allenatori stranieri, non stupiamoci se diventerà sempre più vantaggioso rinunciare agli italiani. Non è un caso se allenatori stranieri, invadono le panchine italiche e se calciatori bravi, ma non campioni, potranno usufruire di agevolazioni, forse logiche, ma certamente non democratiche. 

Salutiamo Gigio Donnarumma, da tifoso sono amareggiato, ma orgoglioso della scelta societaria. Mike Maignan avrà un ingaggio annuo di 3 M, con contratto quinquennale, il suo cartellino è costato intorno ai 15 M. una spesa totale che non supera quindi i 40 Milioni, per un periodo sufficientemente lungo. Dando 10M all'anno all'assistito di Raiola e riconoscendo la parcella di 20M, al procuratore Italo Olandese, i costi sarebbero stati tripli, pesando e penalizzando, su bilanci e progetto. Spero che vada all'estero, ma anche nella malaugurata disgrazia che vesta la maglia bianconera, di Torino, mi sarà difficile non volergli bene. Mihailovic lo ha messo in porta che era un ragazzino, Galliani lo ha "consegnato" al pizzaiolo, senza tutelarsi. Fassone e Mirabelli hanno rinnovato a cifre assurde, prendendo anche Reina, per poi verificare l'insostenibilità dell'operazione, per finire a Maldini che lo ha trattato con affetto, consegnandogli la fascia da capitano e tutelandolo da ogni attacco, fino all'ultimo giorno. Secondo me il Milan gli ha dato di più di ciò che ha ricevuto, ma la riconoscenza non è un obbligo contrattuale.

Il Milan è all'inizio di un percorso, che appare solido e chiaro, perdere questa occasione, sportivamente parlando, può essere uno sbaglio, ma questo solo il tempo potrà verificarlo. Da oggi per Noi sarà solo Donnarumma, mentre "Gigio Prodigio" resterà nascosto nei nostri cuori.