Caro Diego non so come spiegare questa giornata così triste per il calcio mondiale, forse ad un punto della vita c'è per tutti un addio, anche se il tuo sembra troppo veloce, troppo di fretta. Ma chi può dirci quando è finita? Nessuno. Così voglio ricordare quel Diego che corre dietro ad un pallone, con il sorriso sempre su quel faccione, che palleggia palloni, aranci e palline da golf, e non si stanca neanche un po'. La vita ti ha portato a sbagliare? Come disse Gesù "chi è senza peccato scagli la prima pietra". Tu sei stato una icona in campo, poi fuori da persona famosa o comune stavi immezzo alla gente, conosciuta o meno, tu eri amico con tutti, non facevi differenza. Molti hanno dimenticato il giocatore e si sono attaccati all'uomo, agli sbagli e svaghi, mentre da sportivi dovevano pensare solo al calcio da giocare. Ora ti racconto come ti ho conosciuto in campo, un pò tardi per la mia età, ma ne ho apprezzato le doti tecniche e balistiche, e sono onorato.

Era il 1990 con il Mondiale in Italia, era il tuo il tuo penultimo anno al Napoli, la squadra e la città che ti aveva cresciuto e portato ad idolo, anzi a Dio, anche se anche tu hai sempre detto che di Dio ce n'è uno solo, la fede alla fine ti ha sempre contraddistinto, ed ha fatto capire che accettavi l'essere chiamato campione, ma non a livello di Dio. Ricordo quell'anno, quella serata a Napoli quando la tua nazionale giocava contro l'Italia, si forse quella partita sembrava storta già prima d'iniziare, perchè era strano che il tifoso napoletano invece di tifare la sua nazionale, faceva i cori per il dieci albiceleste, tanto che all'inno italiano, anche tu hai capito bene, che invece di giocare in uno stadio tutto azzurro italiano, era azzurro si ma di fede napoletano, quindi sentire i fischi all'inno italiano, ti sarai chiesto "Ma cosa fa il tifoso napoletano?". Quella sera non posso dirti cosa ho pensato, ma puoi immaginare, cosa voleva dire un italiano fischiare, contro l'inno della sua nazione, osannando l'argentino campione. Poi alla fine, con una Italia fuori dai giochi, sentire quei cori.

Ma lasciamo stare Diego, io non l'ho mai avuta con te, anche quando si parlava di fuori campo, cose che erano di un altro mondo. Sai Diego, io sono juventino, fa strano, già che proprio io prendessi una penna in mano e scrivessi una lettera a Maradona, già perchè pur non essendo stato nella mia squadra, per me sei stato una icona, di calcio, simpatia e tutto quello che portava allegria. Ti ho visto a spezzoni, visto che non ho potuto seguire tali campioni che calcavano i campi negli anni 80, come te, Platinì, Zico, che sono stati gli anni migliori di una Serie A piena zeppa di campioni. Caro Diego, forse ti ho visto più da ex calciatore, come ospite in ogni trasmissione, si è vero forse in questi ultimi 20 anni ti abbiamo seguito con mille affanni, ricoveri su ricoveri per tante situazioni, ma alla fine qualcuno da lassù, ha pensato che era troppo presto per lasciare questo mondo che ti acclamava, anche quando la palla al tuo piede non vedeva. Mio padre mi raccontava spesso da ragazzino, di quel 10 pieno di ricci, che faceva impazzire i difensori, che tutto quel che toccava lo trasformava in occasioni. Di quel gol a Tacconi, con tanto di dirglielo prima di tirare, dove la palla andavi a piazzare, e che dire del tuo essere obiettivo, quando qualcuno ti chiedeva "Chi è stato il tuo più ostico avversario?", tu con il sorriso sempre presente e con obiettività, dicevi sempre la verità, e come quando dicevi tanti anni prima era forte il Brasile, tranquillamente rispondevi "Gentile!"( Juventus).

Io ti ho sempre reputato il più grande campione di tutti i tempi, si è vero Pelè lo era stato al suo tempo, ma ricordo che in ogni posto che non fosse Brasile, Mardona vinceva tranquillamente scrollandosi le spine. Ora che dire? Anche tu alla fine hai deciso di lasciare questo Mondo che chiamavi Paradiso, anche se sono sicuro che prima di chiudere gli occhi, ed aver pensato ai tuoi cari, forse tra un pensiero e l'altro hai pensato "Adesso se me ne vado, come lo dico a Napoli e ai napoletani? Forse adesso appena uscirà fuori la notizia, ci sarà una giornata di tristezza. Ma io voglio che restino sempre uguali, perchè la tristezza non fa parte della mia vita, quanto complicata sia stata, è stata una cosa personale, mentre in campo e per le vie vorrei che mi continuino a ricordare, con il sorriso sempre presente, di un ragazzo che si divertiva in mezzo alla gente. La tristezza non voglio vederla, perchè solo il pensare che qualcuno pianga per me, mi fa stare male". Già caro Diego, quella 10 forse oggi conterà ancora di più, che sia sulla pelle di un tifoso napoletano, che sia su quella di un argentino e perchè no, che sia un ricordo di quel bambino juventino...
Buon viaggio Diego e quando arriverai a destinazione fatti lasciare libero un campo di calcio e un pallone, così potrai deliziare anche qualche santo guascone, che magari farà qualche trucco per torgliertelo da piede, magari un vedo non vedo che tu quando eri in terra facevi a chi tentava di farti la guerra, stavolta mi raccomando non farla a loro, che altrimenti potrebbero rispondere con pane per i tuoi denti.
E attento che se scende in campo Dio, potresti trovartelo vicino che ti dirà "Diego guarda che poi fa, che anche qui c'è qualcuno che te sta a guardà!".
Ciao Diego #10