Scarpe da 800 euro, cifra che un precario guadagna in un mese, se va bene, di sfruttamento sul lavoro, e una battuta che scatena il putiferio.
“Ci sono le banane dentro, Felix, lo sai?”.
La Roma rimuove il video, poi lo ripubblica il giocatore, il diretto interessato, dopo che ha detto chiaramente che non si trattava di razzismo, ma di una battuta dovuta al fatto che lui è ghiotto di banane e nell'ambiente lo sanno tutti.
C'è chi dice che sia un complotto, chi Felix sia stato costretto a correggere il tiro, chi, invece, che bisognerebbe chiedere ad altri giocatori della Roma per sapere cosa accade in quell'ambiente.
Quello che ci si deve chiedere è perché l'abbinamento banana con l'uomo o la donna nera equivale a razzismo?
Perché questa icona è quella che viene continuamente usata nel mondo occidentale, bianco, per denigrare i neri. Tanto negli stadi, quanto fuori dagli stadi. Il fatto che ci sia stata una reazione così dura, importante, è un segnale positivo, perchè di razzismo non se ne può più, ma vero è anche che prima di giudicare, sentenziare, condannare, bisogna capire. Non sempre banana e neri equivalgono a razzismo.
Non era questo il caso che ha visto Felix e Mourinho come protagonisti di una cornice che dovrebbe forse far più incavolare per il prezzo esagerato per un paio di scarpe che dureranno mezza stagione, che per uno caso che non esisteva se non nella fretta di essersi limitati all'apparenza.

Cercare il razzismo dove il razzismo non c'è non aiuta a combattere il razzismo. Purtroppo gli stadi italiani son diventati di nuovo megafono per le peggiori cose, la società di questi anni è più incattivita del solito, un solito a cui rischiamo di adattarci.
Ci sarà un giorno nel mondo dove se si vedrà un nero mangiare una banana non si penserà più ad una scimmia, quando questo giorno arriverà significherà che l'umanità avrà fatto un gran passo in avanti ma visto quanto accade soprattutto nel Paese che sulla carta fa rima con libertà, ma nella realtà con libertà di predicare razzismo e attuarlo, parlo degli USA, figliastri del Vecchio continente, bisogna riconoscere che il razzismo continua ad essere una costante nella nostra quotidianità che non riusciamo ancora a sradicare.