Tano, Tano. Gli hanno già fatto un piccolo murales.
Parliamo di De Rossi.
Accolto in Argentina come un eroe, un giocatore d'altri tempi. E l'Italia, con lui ha perso l'ultimo grande italiano del calcio. Diciamolo pure. Non ci sono più bandiere. Tano, che significa italiano, un diminutivo con cui si chiamavano i migranti italiani in sud America, è il soprannome di De Rossi. L'Italiano. Di bandiere ne abbiamo avute e tante. Ma non sempre sono state ammainate a dovere, basta pensare i fischi per Maldini, il modo in cui si è conclusa la vicenda di Totti, e che dire di Buffon? Sì, è ritornato in Italia per chiudere qui la carriera, ma non è più una bandiera, è stata ammainata in cattivo modo quando è andato a Parigi.  E poi c'erano giocatori come Zanetti, italiani d'adozione, che alla fine erano più tano di tanti altri tano doc per l'amore manifestato verso la maglia. L'ultima grande bandiera era De Rossi. Un giocatore che per la maglia ha dato tutto, fino alla fine. Sudore, lacrime, passione. Scaricato. Ora, al Boca farà vedere quanto vale, darà un segnale alla proprietà americana che si è sbarazzata di lui in un calcio italiano sempre più ostaggio di interessi finanziari che altro. 

Non abbiamo più bandiere, e di bandiere il calcio italiano ne avrebbe bisogno. Da Mazzola a Bergomi, da Del Piero a Totti, ci sono ancora giocatori simbolo, uomini simbolo, pensiamo a Chiellini, per citarne uno, ma l'assenza di giocatori come De Rossi, pesa e peserà negli anni che verranno. Perchè ad oggi, quando gli ultimissimi che si possono avvicinare ad essere delle bandiere appenderanno le scarpette al chiodo, ci sarà un vuoto incolmabile. E qui bisogna chiedersi il perchè.
E soprattutto cosa significherà non avere più un calciatore bandiera? Con cui identificare il calcio italiano? E questo non significa dover essere per forza di cose italiano d'origine, ma è una questione di stile, di passione, di esempio, di dedizione, di identità con la maglia.