Il 13 novembre 2017, data che ogni tifoso della Nazionale ha cerchiato in nero sul calendario, accecato dalla rabbia non mi resi conto subito di cosa fosse successo e delle conseguenza che quella sconfitta avrebbe portato sul mio umore mesi dopo.

Non diedi credito alle voci che mi dicevano "soffrirai fra qualche mese, ora sei solo arrabbiato e non ti rendi conto". Effettivamente passavano i giorni, le settimane, i mesi e mi sembrava come se quella delusione stesse piano piano svanendo. Così ero sempre più convinto di avere ragione e di avere un cuore di ghiaccio. 

All'indomani dell'inizio del Mondiale, da vero appassionato di calcio, esorcizzavo la delusione ormai apparentemente affievolita con la scelta di una squadra da tifare ed una, o più, da gufare. Organizzavo il mio tempo per poter vedere le partite più belle e quelle più interessanti, mi segnavo i nomi dei giocatori più interessanti da visionare e delle squadre che avrebbero fatto a mio parare un buon cammino.

Tutto bello fino a che non è arrivata la partita dell'Argentina contro la Nigeria, decisiva per l'accesso agli ottavi di finale. La tensione, la paura di non farcela, le mille difficoltà che si leggevano sulla faccia di tifosi e calciatori sudamericani da un lato e la speranza, l'unione e la voglia di proseguire il cammino, mi hanno riportato a quel maledetto 13 novembre.
L'epilogo, per fortuna dei tifosi dell'Albiceleste, è stato diverso, ma il percorso è stato esattamente lo stesso. Così, seduto sul mio divano, la mia mente ha cominciato a viaggiare a ritroso toccando luoghi e momenti pericolosi e delicati.
Sono andato dalla vittoria del 2006 alle due delusioni del 2010 e del 2014, dalla finale dell'Europeo con Prandelli al bellissimo percorso di Antonio Conte. Risultato? Mi sono alzato come se fosse appena finita la partita dell'Italia e ho maledetto quel giorno. 90 minuti che avrebbero cambiato la mia estate.

Ci avete tolto tutto, ci avete tolto ciò di cui viviamo, quello che ci dà felicità. Ci avete tolto i pomeriggi e le serate davanti alla tv con una maglietta azzurra addosso, ci avete tolto le imprecazioni contro uno schermo, ci avete tolto gli abbracci con uno sconosciuto o con l'amico di una vita. Ci avete tolto le lacrime e le risate, i calcoli e le fantasie. Ci avete tolto giorni di discussioni su chi far giocare e chi non, su che modulo utilizzare e su quale evitare. Ci avete tolto l'inno gridato con tutta la voce in corpo, ci avete tolto tutto.

E allora a me non interessa se l'Italia avesse partecipato e fosse uscita con zero punti, perchè in fondo per quanto possiamo amare questo fantastico sport, senza Italia, senza azzurro, il mondiale non è lo stesso.
Il cielo è più spento.