Un bel tacer non fu mai scritto”. La paternità di questa frase viene solitamente riconosciuta a Dante, ma non si ha la certezza che sia così. Poco cambia. Il significato resta invariato ed è assolutamente fondamentale. Vorrei fornire un’interpretazione piuttosto personale a tale massima. Sono sempre stato convinto che occorra affermare la propria opinione. L’espressione delle idee è un valore determinate. Dove non esiste, non si può considerare democrazia. L’articolo 21 della Costituzione recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Il mancato rispetto di una simile norma comporta una violazione molto grave che troppo sovente è nascosta dalla paura. In parecchie occasioni si evita di sostenere una data tesi per “amore della pace”. Si preferisce un saggio silenzio piuttosto che rischiare di compromettere un’amicizia, un rapporto o persino un posto di lavoro. E’ una prassi comune che viene ormai considerata normale dai molti. Credo sia una situazione lesiva della dignità personale e non incolpo certamente chi è vittima di un simile pensiero, ma sono deluso e nauseato da una società che lo consente. Chi tace non è un vigliacco. E’ semplicemente un uomo che cerca di sopravvivere. Questo accade in maniera esorbitante quando un’idea generale diviene massificata perché considerata dogmatica. Non vi è nulla di più pericoloso e, insieme al terrore, è ciò che ha consentito gli orrori delle dittature. La forza del gruppo è qualcosa di spaventoso. Più un popolo presenta concezioni differenti della realtà, maggiore sarà la sua forza di evitare folli derive assolutistiche. La volontà di convincere a tutti i costi che un comportamento sia giusto rappresenta l’anticamera di tremende forme di oppressione. Non esiste “corretto” o “sbagliato”, ma tutto è soggettivo. Ammesso ciò, occorre assumersi la responsabilità delle scelte e delle espressioni. Se una teoria che si sostiene viene disattesa dalla realtà, è necessario avere il coraggio di ammettere l’errore senza vergogna o inutile moto d’orgoglio. Nessuno è perfetto ed è triste cercare di persuadere chi ascolta di assurdità fuori dalla logica, ma lo è ancor più silenziare la propria opinione per la fobia delle conseguenze.

Fortunatamente, a livello sportivo e calcistico, questo incipit non è un problema reale in quanto, a esclusione dei pochi abilitati e meritevoli addetti, un parere particolare non può avere effetti nefasti. Il pericolo maggiore è quello di sentirsi definire non obiettivo o persona priva di conoscenza. Della serie: “Di pallone non ci capisci nulla”.  Fine. E’ uno dei magnifici aspetti di questa disciplina. Che bello poter esprimere opinioni con la massima libertà. E’ fantastico evitare di doversi nascondere per non vedersi appioppare un’etichetta assolutamente errata. E’ magnifico non avere l’obbligo di controllare anche la virgola di un testo che si scrive o di un post sui social. Se tutte le materia avessero simili facoltà, disporremmo certamente di un mondo migliore. Purtroppo, però, “passa tutto in cavalleria” e sovente accettiamo una museruola virtuale che è dolorosa quanto una costrizione fisica essendo persino più subdola. In questo pezzo tratto di calcio e mi è consentito sostenere pure che la terra è quadrata. Credo che, per molti, ciò che mi appresto a battere sarà proprio una tesi simile. Dopo l’eliminazione dalla Champions a opera del Lione, la Juventus è stata esposta al pubblico ludibrio. E’ iniziata una serie di attacchi devastanti molto vicina al noto lancio di pomodori che si riserva all’attore piuttosto scarso dopo una commedia deludente. Palate di invettive sono piovute sulla squadra e sulla società quasi alla stregua di uno sfogo personale. La Vecchia Signora pareva essere divenuta il pungiball dei problemi di chiunque. Si tratta della solita massificazione. Ci si accanisce contro qualcuno perché lo fanno tutti. All’inizio dell’emergenza covid-19, accadde con i runner, poi il pallone. Mi pare proprio che il trascorrere dei giorni, con i relativi eventi, abbia reso onore alla realtà… Dalle accuse alla dirigenza, si è passati a colpevolizzare l’ormai ex tecnico Maurizio Sarri.

IL LIONE NON ERA POI COSI’ SCARSO

Come in ogni situazione affine, esiste una verità nascosta che resta sommersa da 2 strati. Il primo è il sovrapensiero generale. Questo, esplodendo, origina un’altra massa che ricopre la realtà. Si tratta delle varie teorie tese ad autoconvincersi della bontà delle proprie idee. Il tempo, però, è spesso ineccepibile arbitro e lancia segnali piuttosto palesi. Siamo essere umani, miopi per essenza. Se una disciplina come la scienza, che si spererebbe vantare un’irraggiungibile oggettività, risulta imperfetta, come può essere senza errore una qualsiasi altra materia? Nulla è oggettivo e il dubbio resta, pure e per esempio, a seguito di un procedimento penale. Non è un caso se lo scopo della giustizia non è raggiungere l’assoluta certezza dei fatti, ma il rispetto delle regole di equità volte a garantire un giudizio corretto e imparziale. Urge essere molto abili nel decifrare i cenni mostrati dall’avvicendarsi delle situazioni. La vittoria del Lione sul Manchester City pare abbastanza inequivocabile se si considera che gli inglesi avevano appena demolito e disintegrato il Real Madrid senza lasciare alcuna possibilità di scampo all’armata di Zidane. Quest’ultima si è laureata campione di Spagna, non proprio una lega di seconda fascia. Gli uomini di Guardiola, invece, hanno chiuso la Premier al secondo posto dietro un formidabile Liverpool che è salito sul trono d’Inghilterra dopo 30 anni e nella scorsa stagione ha trionfato in Champions League. In sostanza, “quella fortunata banda di malcapitati” ragazzi di Garcia ha svolto proprio un discreto lavoretto. Forse, la Juve non ha perso contro degli amatori che avevano raggiunto gli ottavi della massima competizione per club per puro caso. E’ probabile che sia stata cacciata da una compagine di tutto rispetto. I francesi giocheranno le semifinali. Le competizioni non si vincono con le figurine, ma con l’organizzazione. Depay e Aour rappresentano gli unici nomi di spicco che i transalpini possono vantare. L’Olympique ha raggiunto il suo risultato con forza fisica, capacità aerobica e un grande tatticismo. Credo sia difficile possa superare anche lo scoglio chiamato Bayern Monaco. I tedeschi paiono davvero invincibili, ma già aver sconfitto 2 delle candidate alla vittoria del trofeo rappresenta un traguardo che non giunge solo grazie al caso.

L’ARMA A DOPPIO TAGLIO

Si discute parecchio in relazione ai lunghi mesi di riposo usufruiti dal Lione a causa della conclusione anticipata della Ligue 1. Ho sempre sostenuto che una simile situazione avrebbe potuto danneggiare la società guidata da Aulas. Ora, invece, credo che lo stop del torneo transalpino rappresenti un’arma a doppio taglio in cui, per il momento, emergono i vantaggi. Sono molto curioso di assistere alla duplice sfida francotedesca che vedrà impegnate pure Lipsia e Psg. Ammireremo il confronto tra gli opposti. In effetti, spagnoli, italiani e inglesi sono giunti alle competizioni europee con qualche difficoltà maggiore rappresentata dall’aver terminato i propri campionati a pochi giorni dalla ripresa delle Coppe. I teutonici, invece, hanno concluso la loro stagione nazionale il 30 giugno disponendo così di circa un mese per prepararsi. Dal punto di vista sportivo, sarà migliore la soluzione germanica del “tutto e subito” o quella dei cugini d’oltralpe del “mai”? Ai posteri l’ardua sentenza anche se l’esito dell’esperimento non potrà prescindere dai valori posti in campo e il percorso conduce a un risultato piuttosto analogo. Le rappresentanti di quei Paesi hanno avuto più chance di riposo. Se si guarda al punto di vista epidemico ed economico, però, si nota che le decisioni simili a quella nostrana sono state pressoché obbligate. Non si avevano grandi alternative, quindi, giudico positivamente l’operato delle relative Istituzioni Calcistiche. Tale discorso rappresenta un’ennesima valida giustificazione da fornire alla Juve di Sarri. Qualcuno paragonerà il cammino dei bianconeri nella massima competizione continentale per club a quello interista in Europa League e affermerà che le mie teorie non reggono. Occorre, però, tenere in considerazione importanti fattori. Prima di tutto, dopo il lockdown, la Vecchia Signora ha dovuto disputare una finale di Coppa Italia e lottare continuamente con avversarie diverse per lo Scudetto. In principio fu la Lazio, poi l’Atalanta e da ultimo proprio gli uomini di Conte hanno dato del filo da torcere alla squadra di Sarri. La Beneamata, invece, ha avuto un periodo relativamente più tranquillo. Il peso psicologico di tali continui duelli e il timore di vedere allontanarsi il traguardo ormai raggiunto può aver lasciato qualche tossina mentale importante. In secondo luogo, e con il massimo rispetto per la ex Coppa Uefa, le rivali di questo torneo non sono propriamente all’altezza di quelle della Champions.

QUEL RIGORE DECISIVO

Quale altro dettaglio può essere utile a giustificare questa Juve? Beh, non devo spulciare così tanto nei miei ricordi. I sabaudi hanno pagato dazio anche a causa del primo tempo della sfida di andata quando la Vecchia Signora si presentò a Lione con il dramma del covid-19 che stava iniziando a manifestare le sue italiche vittime mentre, in Francia, la situazione appariva ancora tranquilla tanto che durante quel match lo stadio era pieno. Un tale fattore ha sicuramente avuto un peso specifico sulla testa dei calciatori bianconeri che non sono automi, ma esseri umani con sentimenti ed emozioni. Chi di noi non viveva forte dolore in quei momenti? Nella seconda frazione del match esterno e durante tutta la sfida torinese, la Vecchia Signora ha dominato. Non avrà espresso un calcio brillante a ritmi elevati, ma ha controllato il pallone. Guardiola ha sempre sostenuto che, se la sfera è nel possesso della sua squadra, gli altri non possono ferirla e, prima o poi, il gol arriva. In questo caso, come accaduto al City, la teoria non ha retto perché si è scontrata con una filosofia di gioco completamente opposta che ha avuto la meglio. Ecco l’ennesima dimostrazione che non esiste una verità assoluta. Il “catenaccio” ha battuto il palleggio e il termine non vuole avere un significato spregiativo. Nelle ultime stagioni, era capitato anche in Italia dove la recente versione della Juve di Allegri aveva sconfitto il Napoli di Sarri utilizzando la medesima arma. In Coppa, invece, il Liverpool di Klopp trionfò con il gegenpressing, mentre il Real raggiunse l’obiettivo con il dominio delle ostilità e l’estro dei singoli. Fortunatamente sussistono infiniti modi di centrare i target e diverse filosofie calcistiche. Nella doppia sfida contro il Lione, i sabaudi non sono stati demoliti dal competitivo avversario. Hanno abbandonato la competizione a causa di un gol patito in casa provocato da un rigore inesistente. Tali dettagli, però, paiono assolutamente dimenticati.

CHIEDERE VENIA A SARRI

Amo calcisticamente Max Allegri e, da supporter juventino, lo ringrazierò per sempre. Ha raggiunto risultati favolosi e riportato la Vecchia Signora tra le grandi d’Europa, ma occorre essere onesti. L’eliminazione più deludente dei bianconeri è stata quella contro l’Ajax che credo abbia avuto un ruolo piuttosto ingombrante nel futuro del livornese. I piemontesi sono stati demoliti dai Lanceri senza possibilità d’appello. Gli olandesi, poi, hanno mostrato come in effetti fondassero gran parte della loro forza su de Ligt e de Jong che rappresentano gli unici membri di quel gruppo ad essere approdati in top club. I biancorossi parevano compagine con numerose lacune che ha sconfitto i Galacticos e i sabaudi soprattutto grazie a demeriti avversari. Gli uomini di ten Hag hanno palesato un exploit importante, ma si sono poi arresi al Tottenham. Gli Spurs, a loro volta, hanno presto rivelato un valore non eccezionale. Il confronto con il Lione mi pare abbastanza evidente. I francesi sembrano rivale più forte e competitiva dell’Ajax e l’esclusione dei bianconeri è stata parecchio più difficoltosa rispetto a quella di un anno fa. Non credo che Sarri abbia pagato un simile risultato, come accadde al suo predecessore, quanto piuttosto una difficile gestione dello spogliatoio.  Il titolo del mio pezzo vuole soltanto essere provocatorio e non intende aver alcun significato reale. Lo ammetto candidamente. E’ il medesimo contenuto che ho pubblicato in un post sui social al fine di scatenare il dibattito. In realtà adoro lo scambio di opinioni e, nel momento in cui non si ricade nelle becere offese, credo che nessuno debba domandare venia per la propria opinione. Questa merita sempre di essere ascoltata.