Non c'era molto tempo a disposizione per i festeggiamenti poiché era imminente il Campionato Italiano a squadre e la nostra partecipazione alla serie D Serie A e B, con dieci squadre, si affrontavano in due tornate, una di andata che si giocava ad Ottobre ed una di ritorno ad aprile. Serie C e Serie D, sempre a dieci squadre, ma nel solo turno ad aprile. La vincente della Serie A era premiata con il titolo di Campione d'Italia, con promozioni e retrocessioni in base alle classifiche finali di ogni singola categoria.

Dopo molto peregrinare fra diverse città della  penisola, la nostra Federazione, aveva identificato Chianciano Terme quale sede ideale. Le quaranta squadre, schierate al centro dell'impianto sportivo cittadino in presenza delle autorità, così come i quaranta campi allineati e preparati in modo esemplare, erano ciò che di più bello si potesse immaginare, rafforzando la validità della scelta attuata. Nota più per le sue terme che per questo evento sportivo, nella stagione estiva è sicuramente attiva e piena di turisti, mentre in quel freddo fine settimana di aprile appariva deserta, con locali e vie vuote, rallegrata solo dai colori delle divise delle formazioni giunte da tutta Italia, che i pochi curiosi presenti probabilmente non avevano la minima idea di che sport praticassero.
Dentro al palazzetto, bello ed accogliente, c'era tutto il nostro mondo, il gota del Calcio da Tavolo nazionale, con anche i migliori giocatori stranieri a rinforzare molte delle formazioni presenti. La nostra squadra doveva giocare un turno, due tempi da quindici minuti ed arbitrare il turno successivo. Meglio quindi essere organizzati, presentarsi numerosi per distribuire al meglio le forze, perché anche ad arbitrare bisogna garantire impegno e serietà. Il tempo per riposarsi è molto limitato, due giorni di full immersion, con un altalenarsi di emozioni che solo chi ha avuto la possibilità di provare può comprendere pienamente. 
Oltre duecento persone, o se preferite giocatori, atleti, a misurarsi per ottenere il risultato migliore che, alla fine, solo pochi potranno assaporare.
Eravamo lì per bissare la vittoria di Cremona e conquistare la Serie C. Umili ma consapevoli della nostra forza, oltretutto salutati con affetto da moltissime altre squadre anche di categorie superiori, poiché avere Renzo ed Eddy in squadra è come giocare a calcio insieme a Pelè e Cruijff. Dei Campioni talmente famosi che non ha importanza in quale categoria si stia giocando.
Fu di nuovo un trionfo, con otto vittorie ed una sconfitta, primi con ventiquattro punti, lo stesso punteggio di Lugo di Romagna, ma con il vantaggio dello scontro diretto. Real Maremma, Salerno, Stabie, Firenze, Genova, Pepata, Bergamo e San Francesco, potevano solo guardarci dal basso, come si suole dire, in ambito calcistico, “salutare la capolista”.
La missione era compiuta, data; 20 Aprile 2011. Erano passati due anni da quando avevamo deciso di rimetterci in gioco, l'amicizia era stata la scintilla che aveva dato il via, ma poi era stato evidente che senza impegno e dedizione sarebbe stato duro o impossibile ripercorrere i fasti di un tempo.
C'era voluta una fusione e l'aiuto di Renzo per dare vita e slancio a questa nuova realtà, la Serenissima Mestre, leader regionale, approdata fra le trenta squadre nazionali più forti, ma volevamo di più...
Era già passato un anno e il calcio da tavolo era in continua crescita, con un sempre maggiore numero di squadre e giocatori. Anche la vicina Treviso aveva dato vita ad una formazione, già competitiva e, cosa non trascurabile, i giovani tornavano a praticare questo gioco. Per la serie C eravamo partiti, in otto e non ne ero particolarmente felice, preferendo il sette. Enio Stringari era il nuovo giocatore aggregato. Amico da sempre, tifoso milanista, simpaticissimo, il Jerry Calà della situazione, con due manone gigantesche più adatte ad un fabbro, che a muoversi su un tavolo fra giocatori di pochi centimetri.
La sua presenza ad una competizione così importante era il riconoscimento al suo impegno e alla piacevolissima compagnia. La passione per il gioco, unito alla tenacia nell'apprendere dai più forti per migliorarsi, lo avevano reso un giocatore coriaceo, poco avvezzo ad accettare le sconfitte e difficile da battere. Soprannominato "Cigno", poichè come il brutto anatroccolo, volava sicuro. Avvicinarlo al cigno di Utretch, Marco Van Basten, il più grande centravanti della gloriosa storia rossonera, era inammissibile. Dovendo volare, era sufficiente a pelo d'acqua e il centravanti inglese Joe Jordan, detto "lo squalo" l'abbinamento ideale.

Non è falsa modestia segnalando che i giocatori di questa formazione sono da categorie ben superiori ma, nessun avversario parte sconfitto, anzi al contrario, non avendo nulla da perdere giocando contro Renzo e Eddy, sfoggiano risorse impensate, quasi che più che un campionato a classifica, fosse Serenissima Mestre, contro tutti. I nostri porta bandiera, Renzo, Eddy, Mastro e Simone giocarono partite stupende, mentre Enio, Alberto ed io garantivamo il nostro sostegno e con Davide arbitravamo le partite assegnateci.
La giornata si era conclusa nel modo migliore, con una seconda posizione e la consapevolezza che la strada era ancora lunga. Il primo posto garantiva la promozione diretta, mentre il secondo e il terzo avrebbero giocato lo spareggio per l’ulteriore promozione disponibile. Mentre rientravamo in albergo, il silenzio di una Chianciano viva solo di calcio da tavolo non concedeva distrazioni di alcun tipo.
La mattina seguente in assenza di Davide fu Alberto a prendere il ruolo di Allenatore e ce la giocammo alla pari fino alla fine, con ogni formazione, arrivando però quarti. Non c'erano responsabili o colpe, rammarico sì, poiché Modena, ormai retrocessa aveva giocato la partita della vita, proprio contro di noi, inanellando l'unica vittoria del suo campionato. Onore a loro, per impegno e sportività, cosa che ebbi la sensazione non fosse accaduta in un altro incontro, fra due squadre della stessa città. Un "biscottone", per usare un termine calcistico, non facile da digerire che ci negava la possibilità di giocare quello spareggio che avremmo meritato. 

Accettare la sconfitta, non è mai facile, specialmente quando si dà il massimo, ma fa parte del gioco, dello sport e riuscirci serve sempre per migliorarsi. Durante il lungo viaggio di ritorno, riavvolgendo il film dei due giorni di gare sapevamo di aver perso l'occasione per salire di categoria, di essere stati all'altezza della situazione, senza timori referenziali contro alcuna formazione, ma non era stato sufficiente.
Una cosa era certa, non ci saremmo arresi...    


CONTINUA


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