"Storie di calcio" - stagione II - episodio VI

«Essere stati juventini è come aver fatto il bersagliere. Per tutta la vita resti tale. Perché una società come la Juventus non esiste, non ha riscontri come età, come ambiente, come tutto. Il suo stile, il rispetto reciproco, soprattutto l’impronta della famiglia Agnelli».

Un diciannovenne algherese approda a Torino e realizza il suo sogno di indossare quei colori bianconeri. Quel ragazzo avrà davanti a sè un futuro da predestinato, con l'obiettivo di diventare una leggenda del nostro calcio. La sesta puntata la dedichiamo a lui, conosciuto con il nome di Antonello Cuccureddu. Nato il 4 ottobre 1949 ad Alghero da una famiglia di umili origini, il giovane inizia a giocare con il pallone insieme al padre, che era il presidente di una piccola formazione amatoriale nella città natale, la Rinascita.

Antonello era un calciatore molto eclettico, venne impiegato spesso come jolly di difesa e centrocampo. Oltre al dinamismo e intelligenza tattica, aveva delle spiccate attitudini offensive e ben presto si guadagnò il paragone con Eusebio Castigliano, storico mediano del Grande Torino. Era dotato di un destro potente, teso e preciso.
Dopo aver giocato nella Rinascita, andò al Fertilia e vinse il campionato sardo di Seconda Categoria. La vera carriera calcistica inizia nella stagione 1967-68 dove passa al Torres di Sassari per 2 milioni di lire. Nell'annata successiva passò al Brescia e l'allenatore Silvestri decise di scommettere su di lui per ritornare nella massima categoria. Alla fine le Rondinelle tornarono in Serie A. Però durante la sua esperienza a Brescia, venne notato dalla Juventus nel settembre 1969 in un incontro di Coppa Italia. La prova risulta avvincente e dopo un paio di mesi, la società piemontese incassa il colpo e lo acquista per 300 milioni di lire.

Il debutto in bianconero avvenne il 12 novembre 1969 nella sfida contro l'Hertha Berlino nella Coppa delle Fiere. Quattro giorni dopo esordì in Serie A, nella trasferta di Cagliari e a sorpresa trovò il suo primo goal:
"La Juventus era malmessa in classifica, ci trovammo sotto di un goal, la gente urlava "serie B, serie B". Nel finale mi giunse fra i piedi la palla buona ed infilai Albertosi. Quel goal rappresentò molto, fu una specie di trampolino."

Il goal più importante arriva nell'ultimo atto della Serie A 1972-73. La Juventus ribaltò lo svantaggio nell'incontro contro la Roma. Altafini trova il goal del pareggio, poi Cuccureddu segna la rete decisiva con un tiro da fuori area. 2-1. Quella vittoria consentirà ai bianconeri di conquistare il quindicesimo scudetto, approfittando anche della sconfitta del Milan contro il Verona per 5-3 (la cosiddetta Fatal Verona).
Nell'annata successiva si rivela tra i migliori sul piano personale: chiuse il campionato a quota 12 goal, dopo essere stato capocannoniere per lunghi tratti. Negli anni settanta emergerà come uno dei giocatori più importanti della storia bianconera. Mise in bacheca ben otto trofei con la Vecchia Signora, tra questi la Coppa UEFA, il primo trofeo internazionale del club torinese. 

Dopo un decennio passato a Torino, Cuccu ormai sul punto di ritirarsi si trasferì alla Fiorentina. Al primo anno a Firenze, sfiora lo scudetto proprio contro la sua ex squadra. Però subisce vari infortuni alla schiena e chiuse la sua esperienza con i Viola nel 1984. Approdato in Serie C2 nelle file del Novara, il centrocampista chiuse definitivamente la sua carriera agonistica.

Terminata l'esperienza sul campo, Cuccureddu intraprese la carriera da allenatore. Partito nelle file della Juventus (prima nella Primavera e poi come vice di Maifredi), riesce ad ottenere qualche promozione con alcuni club come: Grosseto, e Crotone. Magre sono le esperienze ad Avellino, Ternana, Perugia e infine ad Alghero.
Chiusa l'esperienza da allenatore, Cuccu fonda la sua società calcistica la "Antonello Cuccureddu 1969". Nel giugno 2017 viene indagato dalla procura di Sassari con l'accusa di turbativa d'asta e finisce a processo tre anni dopo nel gennaio 2020. A maggio dello stesso anno, l'ex calciatore ottiene il parere favorevole da parte del tribunale amministrativo regionale.

Oggi ha una nuova vita. Insegna il calcio ai ragazzini. In questi giorni è stato fotografato nella sua città natale, intento a tracciare le linee sul suo campetto. Ha svelato alcuni dettagli nel suo nuovo progetto ed è a stretto contatto con i giovani, con l'obiettivo di trasmettere il suo modo di vivere:
“Quando ero bambino giocavo sul fango, per strada. Adesso per molti genitori senza il sintetico sembra che i figli non possano giocare. E invece impari di più: uno stop su questo campo ha rimbalzi diversi. E comunque il nostro è bello morbido, sabbioso. Stendiamo il filo prima sull’area, poi sulle linee laterali, quindi si traccia e si passa sopra con la calce. Se non piove, dura due settimane. Sabato dovevo farlo perché giocavano i miei esordienti, che hanno 10-11 anni: il nostro campo è regolamentare, ma loro giocano a nove”. 

Un uomo umile, dentro e fuori dal campo.
Cuccureddu è un esempio per i futuri calciatori che vorranno dimostrare il loro carattere.

Un abbraccio Pasqui