Siamo giunti alla quarta puntata di una rubrica che in teoria, non dovrebbe esistere: già, sempre per quel discorso che "il var serve a togliere ogni minimo dubbio sugli errori arbitrali." E invece no, perché dopo appena sei giornate di campionato, di errori molto palesi noi ne abbiamo contati ben quattro: una media di 0,6 errori a partita.
 

Errore in secondo piano
Quello su cui ci soffermiamo oggi, di errore, è accaduto nella partita di ieri allo stadio Via del mare, dove è andato in scena un Lecce-Roma che poteva benissimo finire con un punteggio diverso, visto che all'8° minuto del primo tempo, il difensore della formazione di casa Lucioni, colpisce in maniera nettamente evidente il pallone con la mano in area di rigore: stando al nuovo regolamento, -che non prevede più il concetto di involontarietà- l'arbitro Abisso avrebbe dovuto assegnare il calcio di rigore ai giallorossi, ma si è proseguito con un semplice calcio d'angolo. Le immagini però parlano chiaro: il capitano Lucioni allarga il braccio sinistro (dalla nostra prospettiva) fermando la corsa del pallone, che sarebbe potuta continuare fino a creare una occasione pericolosa. Oltretutto, il Lecce, che sulla carta era nettamente sfavorito, ha disputato un eccellente partita, mettendo in netta difficoltà i giallorossi, che sono riusciti a vincere solamente grazie a un goal dell'attaccante Edin Dzeko; quel penalty quindi, a gara appena iniziata, avrebbe sicuramente cambiato l'andazzo del match.

Ancora domande senza risposta
Come mai in sala Var nessuno si è accorto di nulla? Perchè l'arbitro Abisso ha deciso per il calcio d'angolo senza porsi il minimo dubbio del cosidetto "silent check"? Domande a cui ormai non avremo risposta, e che avrebbero potuto -se Dzeko non avesse segnato il goal dello 0-1- lasciare la squadra di Fonseca con l'amaro in bocca. E invece, fortunatamente qualcuno ha avuto la fortuna di vedersi passare un errore inguardabile in secondo piano.
Ma caro Nicchi, prima o poi questa fortuna potrebbe venire a mancare, mentre gli errori a quanto pare, quelli non mancano mai.