Dopo Italia Svezia, dopo Tavecchio e Ventura siamo a che punto della rivoluzione del nostro calcio? 

Ci sono state le due partite della nazionale, un nuovo programma un nuovo progetto con Mancini e subito sono piovute critiche copiose nei confronti del ct. 

Come se fosse tutta colpa sua il mediocre valore umano che ha a disposizione è non il frutto indegno di una gestione federale scandalosa. 

Dopo Italia Svezia ho sentito tanti di quei slogan, tanti di quei benpensanti opinionisti da tv e tifosi in generale parlare di rivoluzione, di progetti e programmi nel calcio italiano per farlo rinascere, ma in realtà cosa è successo? cosa siamo/sono disposti a perdere tutti per riportare il calcio italiano ai fasti di un tempo? 

Si perché per fare una rivoluzione, per cambiare realmente le cose c'è un prezzo da pagare per tutti o quasi. I programmi lungimiranti sono quelli che daranno maggiori risultati ma che però a breve termine non potranno portare risultati. 

Chi è disposto a non guardare più le classifiche e i risultati con lo scopo di tornare a fare calcio e ad insegnare ai giocatori giovani(che saranno i campioni di domani) la tecnica, di insegnare a saltare l'uomo ad dare sfogo alla propria classe e non insegnare solamente a vincere? Chi? Siamo tutti schiavi delle vittorie e dei risultati, una partita la si analizza solo ed esclusivamente con il risultato, tutto il resto non conta. Ci vuole la vittoria per poi poter sbeffeggiare i tifosi avversari sui social, ci vuole la vittoria per essere felici e poco importa che non si riesce più a vedere uno straccio di bella partita, tutto chiuso in schemi e tattica atte per prima cosa a distruggere il gioco avversario poi a fare quel gol a tutti i costi che possa portare i fatidici tre punti e tutti felici.

Non si insegna più calcio nelle giovanili, i ragazzi devono giocare, altrimenti i genitori si arrabbiano, perché devono strappare al più presto un contratto da professionista, e devono vincere trofei giovanili da esibire, a nessuno interessa più imparare a giocare a calcio. 

Arrivano ragazzi magari dotati da madre natura di un qualcosa in più degli altri, ma anziché migliorarsi e lavorare sodo sulla tecnica si usano semplicemente per vincere. 

Procuratori avvoltoi si aggirano per i campetti dei più giovani cercando di mettere sotto controllo il maggior numero di ragazzi in modo da aver più possibilità di trovarsi in mano il nuovo Messi o Ronaldo. Genitori che per due soldi vendono il proprio figlio al primo che gli sbandiera davanti un assegno, ecco questo è il nostro calcio. 

Per costruire bisogna ripartire da un progetto comune federazione e lega, riformare i settori giovanili mettere da parte classifiche e vittorie e iniziare a creare giocatori di calcio tecnico, non piccole star da ingaggi facili e titoli sui giornali. 

Bisogna stabilire regole che portino gradualmente un maggior numero di italiani in campo obbligatoriamente e ridurre il campionato di serie A prima a 18 poi a 16 squadre. 

Se realmente vogliamo questo dobbiamo mettere da parte il niente che abbiamo ora e ripartire con pazienza e lavoro senza aspettarsi niente subito, ma vedere un programma serio che prende piede. 

Siamo disposti a questo? O siamo come quelli che dicono di volere il bel calcio ma poi dopo un paio di battute di arresto vogliono cacciare l'allenatore perché non vince? 

Quelli che vogliono i Dybala e gli Insigne in campo perché sono tecnici, se poi giocano male li fischiano subito? Il tutto e subito non esiste. Cosa siamo disposti a perdere?

Mancini è il meno colpevole di tutti, anzi è stato l'unico che si è messo in gioco per la nazionale.