Questa sera a Parigi andrà in scena l’atto finale della Champions League dove a sfidarsi per la competizione più importante d’Europa saranno Liverpool e Real Madrid e considerando la grande tradizione europea dei due club quella di Parigi entra di diritto tra le finali più attese e dall’esito meno scontato della storia. Sulla carta poteva essere una partita scontata come atto finale del torneo vista la storia dei due club anche se considerando come era iniziata la stagione forse non era la più pronosticatile alla vigilia del torneo: se il Liverpool partiva tra le favorite (grazie al progetto Klopp che in pochi anni ha riportato gli inglesi a dominare sia in patria che in Europa), più complicato era pronosticare in finale il Real perché se è vero che gli spagnoli sono i più vincenti di sempre nella competizione (e per storia e tradizione vanno sempre inseriti tra i club favoriti alla vittoria finale) e anche vero che le ultime stagioni altalenanti sommate ad un mercato fatto di occasioni erano fattori da non trascurare nello stilare una ipotetica lista di squadre che sarebbero approdate alla finale.

Un cammino diverso ha portato i due club fino a Parigi con gli inglesi mai messi in difficoltà (e facilitati da un percorso non troppo in salita) a differenza degli spagnoli che turno dopo turno hanno riscritto la storia della competizione ribaltando pronostici e risultati ostili grazie ad ‘unità di squadra che mancava da un po' e all’effetto Bernabeu che dimostra come il dodicesimo uomo sia mancato nel periodo degli stadi chiusi.
Come detto, il percorso del Liverpool non ha mai incontrato ostacoli insormontabili nonostante, però, un girone, almeno sulla carta, di ferro. Gli inglesi, infatti, hanno dovuto superare Atletico Madrid (da sempre avversario ostile per Klopp),Porto (che vanta una buona tradizione europea) e Milan (tornato nel suo habitat naturale dopo anni di difficoltà). Nonostante un sorteggio complicato i Reds hanno messo in cascina ben sei vittorie su sei dimostrando la forza della rosa e del gioco che negli ultimi anni ha fatto diventare il Liverpool una delle squadre più forti in circolazione. Unico vero brivido per arrivare alla finale è stato l’ottavo contro l’Inter dove la squadra di Inzaghi ha messo più del previsto in difficoltà gli uomini di Klopp con tanto di vittoria (storica) nel fortino di Anfield. Il 2-0 di San Siro nel match di andata ha però permesso al Liverpool di passare il turno e di superare ai quarti il Benfica (senza troppa fatica anche grazie al 3-1 inflitto in trasferta ai lusitani) ed il Villareal in semifinale (dove le uniche difficoltà sono arrivate nel primo tempo del match di ritorno in Spagna). Finale raggiunta dal Liverpool anche nelle competizioni nazionali (FA Cup e Carabao Cup) e vinte quest’anno da Klopp che ha lasciato per strada (con tanto di rammarico) solo il campionato perso all’ultima giornata contro il Manchester City nonostante una rincorsa che per un attimo aveva fatto sognare i tifosi.

Nettamente diverso il cammino del Real: pur vincendo il proprio girone la squadra di Ancelotti non sembrava essere poi la favorita per arrivare in finale anche per via di un gioco non sempre brillantissimo e ad una storica sconfitta casalinga contro lo Sheriff che aveva minato più di una certezza in casa Real. Poi d’improvviso il Real si è svegliato con il partire della fase ad eliminazione diretta attraverso prestazioni sorprendenti e soprattutto grazie ad uno spirito da battaglia che è stato il vero volano del percorso degli uomini di Ancelotti. Agli ottavi arriva il Psg (grande favorito per la vittoria finale) e fino al 60’ del match di ritorno i francesi avevano in mano il passaggio del turno grazie all’uno a zero di Parigi e al vantaggio firmato Mbappè al Bernabeu. Poi un po' per merito di Benzema (che mette a segno una tripletta storica) un po' per demerito dei francesi (che staccano la spina al gol del pareggio avversario) il Real ribalta il risultato e approda ai quarti dove trova i campioni in carica del Chelsea. In Inghilterra (complice anche un momento societario non semplicissimo per i blues),il Real ipoteca il passaggio del turno grazie al 3-1 condito da un’altra tripletta di Benzema. Passaggio,però,reso più complicato dal Chelsea che a Madrid si trasforma e per poco non supera il Real che porta la partita ai supplementari (grazie al gol di Rodrygo a dieci dalla fine) dove il solito Benzema chiude i conti e porta il Madrid in semifinale. Semifinale dove il Real trova il Manchester City contro il quale dà vita a due delle partite più belle degli ultimi anni: 4-3 City a Manchester, 3-1 Real a Madrid. Cammino da brividi, quindi, quello del Real che ora arriva in finale per mettere l’ultimo tassello di quella che sarebbe una cavalcata leggendaria. La Champions andrebbe poi ad unirsi allo storico titolo vinto in Spagna. Storico non tanto per il Real che di titoli ne ha vinti 35 ma per Ancelotti che arriva a vincere in tutti i campionati più importanti d’Europa (Italia,Inghilterra,Francia,Germania e Spagna).

Percorsi diversi ma stessa meta, quindi, per le due compagini che avranno voglia di dare spettacolo e di concludere in bellezza la stagione. Due compagini, tra l’altro che oltre ad avere in comune la storia, hanno anche lo stesso vestito tattico (con le dovute differenze) il 4-3-3
Per Klopp spazio alla formazione tipo con Alisson in porta,Alexander-Arnold,Matip (in vantaggio su Konatè),Van Dijk e Robertson in difesa con il trio Henderson-Fabinho-Keità in mezzo al campo (con Thiago recuperato per la panchina). In avanti con i titolarissimi Salah e Manè (che al termine della partita dovrebbe diradare le nubi sul suo futuro) ballottaggio tra Luis Diaz (colpo del mercato di gennaio) e Jota (a sua volta in vantaggio su Firmino finito ai margini del gruppo dei titolari).
Per il Real invece spazio a Courtois tra i pali con Carvajal,Militao,Alaba e Mendy a comporre il quartetto difensivo. A Centrocampo spazio al trio storico formato da Modric,Casemiro e Kroos. Davanti dovrebbero invece agire Valverde (jolly per Ancelotti e bravo anche in fase difensiva oltre che di cucitura del gioco),Benzema (in odore di pallone d’oro) e Vinicius con Rodrygo come arma tattica da utilizzare in corso d’opera.