Questa mattina Gonzalo Higuain è volato a Londra per sostenere le visite mediche col Chelsea e riabbracciare il suo mentore Maurizio Sarri. Nello stesso istante il suo sostituto Krzysztof Piatek sosteneva le visite per il Milan in una nota clinica meneghina.

La telenovela più seguita del momento è arrivata finalmente alla puntata conclusiva.
Tutto è bene quel finisce bene direbbe qualcuno. Higuain ritrova il suo allenatore preferito e finalmente approda nel magico mondo della Premier League. La Juve scongiura lo spauracchio di vedersi a giugno rispedito indietro il Pipita, il Milan si sgrava di uno stipendio onerosissimo e di un giocatore scontento andando a prendere con un esborso non esagerato un centravanti di 23 anni affamato e sulla cresta dell'onda.

Ma siamo sicuri che sia davvero finito tutto bene? 
Il Milan si è appena visto fuggire dopo solo sei mesi  il fiore all'occhiello della campagna acquisti estiva. Il primo vero top player dell'addio di Ibra.
Quello che sembrava un miracolo a Milano di Leonardo invece era solo una storia nata già finita, giusto per abbondare in citazioni.
Oltretutto la società rossonera è dovuta immediatamente correre ai ripari e per poter anticipare la potenziale concorrenza italiana ed internazionale ha dovuto prendere il buon Piatek quasi a scatola chiusa accettando senza battere ciglio le condizioni imposte dal patron del Genoa Preziosi. Ed ok che in questo calcio girano cifre folli però 35milioni, oltretutto cash e sull'unghia,per un giovanotto con alle spalle giusto  sei mesi buoni in una medio-piccola di Serie A non sono bruscolini.

A questo punto sorgono spontanee due domande... Quindi alla fine i soldi ci sono? E la Uefa non è così tanto un problema ? Visto che per Paqueta' e Piatek sono stati spesi complessivamente ben 70 milioni.
Perché allora la trattativa per il ritorno di Ibra è stata stoppata sul nascere, visto che i rapporti con Higuain pare che fossero deteriorati già da ottobre? Perché si è preferito spendere tanto per un'incognita, i giocatori provenienti dal Sudamerica lo sono sempre, piuttosto che portare a Milanello Cesc Fabregas visto che stavolta le condizioni erano assolutamente vantaggiose?

I bene informati trovano la spiegazione dell'arcano in una precisa scelta di politica societaria, pare dettata dal nuovo AD Ivan Gazidis, per cui gli investimenti ci saranno ma solo per giocatori giovani e di prospettiva.
Ciò che non manca mai al Milan sono i menestrelli di regime, gattopardescamente passati dal difendere le sbagliate scelte societarie del Milan berlusconiano al difendere quelle altrettanto sbagliate del Milan americano. 
Scelte sbagliate sia a livello sportivo, perché un progetto basato sui giovani richiede tempo e pazienza e purtroppo invece noi dobbiamo tornare in Champions già dalla prossima stagione, sia a livello di marketing visto che giocatori come Ibra e Fabregas avrebbero potuto tirare parecchio a livello mediatico e di valorizzazione del brand.
Le voci critiche in proposito sono state poche. La maggioranza ha ritenuto giusto accontentare Higuain piuttosto che tenerlo contro voglia e pochi hanno evidenziato come passare da Higuain a Piatek sia un chiaro ridimensionamento sottolineando piuttosto la differenza di età fra i due e la fame agonistica del polacco.

Pochi, inoltre, si sono domandati sui reali motivi della frattura fra il Milan e l'argentino scaricando le colpe sul giocatore, grande centravanti ma non leader in grado di prendersi sulle spalle la squadra. 
La delusione di Higuain e la sua scelta di fuga probabilmente derivano dalle aspettative non mantenute dal Milan e dalla consapevolezza che non si sarebbe allestita una squadra competitiva da subito e che anzi la sua stessa conferma non era affatto scontata, però nonostante ciò si preferisce dargli del codardo e del mercenario.

La cosa più incredibile però è l'atteggiamento dei tifosi, per lo meno di molti di essi. Altrove la fuga dopo soli 5 mesi dell'unico top player della squadra avrebbe scatenato la rivoluzione. Invece molti milanisti preferiscono scaricare le colpe su Higuain e guardare il bicchiere mezzo pieno.
Si preferisce sottolineare l'impatto positivo di Paqueta' piuttosto che il fatto che Fabregas ci abbia preferito una squadra in seria difficoltà come il Monaco poiché non siamo stati in grado di presentargli un'offerta all'altezza.
Si preferisce sottolineare che Piatek abbia segnato quasi quanto CR7 in questo avvio di campionato piuttosto che il disastro sportivo e mediatico della fuga di Higuain.

Ormai il motto dei milanisti sembra diventato chi si accontenta gode.
Un atteggiamento iniziato negli anni della decadenza berlusconiana, ed in parte giustificato dalla gratitudine per il glorioso passato e dal carisma, anche a livello politico, che ancora esercitava il Cavaliere, ma che ha fatto si che accettasse quasi passivamente il ridimensionamento e che si continui ad accettarlo nonostante il nuovo corso.