E' venuto a mancare all'affetto di tutti gli appassionati del calcio il VAR..." Potrebbe recitare più o meno così il manifesto funebre di uno strumento utilissimo nel mondo del calcio, sperimentato in Italia, Portogallo e Germania che tutti vorrebbero portare (a parole) anche in Champions League ma che nessuno ha più il coraggio di usare nel nostro campionato. E così, all'Inter è mancato un rigore e un rosso in Inter-Parma e ieri, il seppur bellissimo gol di Di Francesco è stato viziato dalla palla controllata ampiamente oltre la linea di fallo dal compagno che ha fatto l'assist.

IFAB, AIA E ALTRI ACRONIMI- Premetto di non essere bravo con le sigle, ma a quanto pare l'opinione diffusa è che sia stato l'IFAB a modificare il regolamento nell'utilizzo del VAR aiutando quegli arbitri che non hanno mai digerito l'introduzione dello strumento sentendosi depotenziati del loro potere decisionale. Si aggiungano poi altri fattori: ad esempio se l'arbitro in campo è inesperto e al VAR c'è un collega con più presenze questo potrebbe fidarsi e non mettere in discussione l'operato del suo collega, come accaduto nel "caso-Dimarco".

COMPLOTTO?- Può esistere un complotto contro il VAR?!? Chissà. Di sicuro tra gli alti dirigenti del calcio c'è divisione su questo argomento, in Italia però sembrano essere tutti d'accordo sulla sua utilità, anche i più scettici avevano cambiato idea nella scorsa stagione, quest'anno però i monitor hanno proiettato immagini "a vuoto" e quegli auricolari sono pieni di "silent-check".

Il calcio italiano che rischia di perdere sempre più credibilità sta lasciandosi sfuggire l'opportunità di dare una cambio di marcia a tutto il movimento. Non ci resta che augurarci che qualcuno salvi il VAR, dopo averlo testato nella scorsa stagione, ora non possiamo più farne a meno.