Fa tutto da solo. Sale in macchina, risponde al telefono, pranza, discute, tratta, decide, saluta i tifosi, risponde alle domande della Sala Stampa, esulta a un goal dei suoi, rilascia interviste.
Quando si tratta di prendersi le sue responsabilità, non si tira indietro. Neanche 100 giorni e, a Castel Volturno, schiocca una nuova sferzata in stile Aurelio. Questa volta ne e' arrivata una dolorosa. E, sfortunatamente, doverosa.
Lo scorso novembre, Rudi Garcia aveva lasciato la squadra sopra un traballante quarto posto (Atalanta e Fiorentina erano dietro di un punto) e gli umori erano neri. Del francese, gravato da disagevole eredita', si vociferava gia' in Agosto che, figuriamoci il panettone, se fosse arrivato a Halloween sarebbe stata in se' un'impresa.
Si conosce bene che il Presidente e' uno che non scherza, le scadenze le rispetta davvero e quando c'e' bisogno di salvare la piazza, non si tira indietro. Allora, tre mesi fa, la panchina del Napoli era stata affidata a una vecchia conoscenza; anzi, un amico, ma soprattutto una scommessa. L'ultima volta che Walter Mazzarri era stato a Napoli, una discreta dozzina della rosa attuale militava negli allievi. Lo scudetto del 2023 li ha consacrati, ma adesso sembrano giocare per se stessi, non da squadra. Walter sara' anche un grande maestro di calcio, ma e' fuori dal giro grosso da una decina d'anni, sara' l'uomo giusto? Non si puo' contare sui cani sciolti, ci vuole un momento collettivo, cantava Giorgio Gaber nel 1994. Altri tempi.
La sua generazione avra' pure perso, ma resta saldamente al comando del Paese. Non tutti, ovviamente, solo i migliori di quella generazione, quelli che sanno stare al passo coi tempi, che sanno adattarsi. Gli altri si godono la meritata pensione. Disgraziatamente, il buon Walter, dopo 14 giornate, e' rimasto schiacciato sotto risultati crudeli: fuori a Dicembre dalla Coppa Italia dopo uno zero-quattro in casa col Frosinone, Supercoppa italiana sfumata in Gennaio e Napoli al nono posto in Campionato dopo un pareggio in casa col Genoa riacciuffato al novantesimo. Ma soprattutto, neanche la piu' flebile impressione che i giocatori abbiano mai cercato genuinamente di ascoltarlo, di affidarsi ai suoi insegnamenti.
L'articolo del Corriere (di Monica Scozzafava, 20/2/2024 n.d.r.) descrive desolatamente gli ultimi momenti del buon Walter tra Castel Volturno e Pozzuoli. Sembra un Dead Man Walking: l'ultimo allenamento coi ragazzi, i commenti malinconici ai giornalisti, la cena sul lungomare, la pet therapy. Gia', c'e' anche Uma, il golden retriver biondo di Villa Mazzarri, un cucciolo da allenatori di Serie A, che corre allegramente nel giardino di Pozzuoli, ultima residenza conosciuta del tecnico di San Vincenzo. Uma, chi puo' mai metterlo in dubbio, e' una cagnolina ubbidiente e fedele. Libera di passeggiare senza guinzaglio tra l'erba e i frutteti, ma se la signora Daniela chiama, subito accorre, scodinzola, fa le feste, salta in macchina assieme alle valigie.
L'avventura e' finita, e' giunto il turno di Calzona - Chi era costui? Onorato della sua pagina personale su Wikipedia da appena due anni, c'e' bisogno di esperti del calibro di Gianluca di Marzio per tracciarne una biografia di massima.
Obiettivo immediato: risalire la china. La stessa squadra che nel girone d'andata dell'anno scorso aveva strabiliato l'Europa, adesso, rincorre la zona Conference League. L'anno scorso, c'era Spalletti e il suo staff. C'era Giuntoli e i suoi collaboratori; gente che calmierava le umoralita' del Presidente, che riusciva a trovare un'amalgama. "Mi sono consultato con i miei collaboratori, mica ho fatto tutto da solo.", ribadisce De Laurentiis ai giornalisti. Da soli non si può far niente. Si vince giocando da squadra dentro e fuori dal campo. Non si puo' contare sui cani sciolti, lo sappiamo. Quindi e' il momento di voltare pagina. Ad ogni modo, Walter sara' sempre il benvenuto a Napoli, o al Maradona. Eppure Mazzarri, Napoli-Barcellona l'ha vista da casa. Anzi, probabilmente non l'ha vista proprio. Ha preferito la compagnia di Uma e della sua famiglia.

Walter e' un sanguigno, non riesce a nascondere il disappunto e non le manda a dire. Ride di rado, e' caustico nelle interviste, serio in sala stampa. Un uomo siffatto, senza museruola, avra' ancora voglia di rimettersi in gioco? Dipende. Se ancora mi sento un jolly..., potrebbe rispondere, tradendo la sua vena scherzosa, che parcatemente riserba ai suoi amici piu' stretti. Al contrario, quando si tratta di lavoro, mostra sempre il muso duro. Chi nasce cane, non diventa lupo.
Da Cagliari se n'era andato sbattendo la porta, questa volta, invece, e' diverso. Eh, questa volta, c'e' stata una certa infatuazione... Deve essere la solitudine del comando, o forse un segno dei tempi, chissa'. A volte, c'e' bisogno degli altri, per crescere, per imparare, o quantomeno per avere qualcuno con cui condividere le colpe. Senno' poi si rimane soli come un cane. O ci si riduce a lanciargli la pallina. Uma gliela riportera' sempre indietro, che siano a Pozzuoli o sulla spiaggia di Rimigliano. E se, da lontano, verso il bar dello stabilimento, la prossima estate, tra i tavolini infuocati, Walter scorgera' una sagoma che sembra un uomo, sara' ancora il Presidente De Laurentiis, che, inutile girarci tanto intorno, e' un caso disperato, ma in fondo, è anche animale socievole: quando qualcuno conferma le sue decisioni non manca mai di fargli le feste.