Troppe vittime, manca il colpevole...

L’ho scritto questa mattina. Alla luce di quanto è intervenuto nel frattempo, mi sembra ancora più sensato, per cui lo sottopongo con maggiore convinzione.

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Forse me lo sono perso per strada e tutti sanno, fuorché il sottoscritto. Visto che non se ne parla il dubbio viene. Ditelo anche a me, così smetto di arrovellarmi, cercando una risposta da solo e trovando, magari, un responsabile idoneo a quella parte ma completamente innocente, se mai ce ne fosse qualcuno.

Mi riferisco a chi diede inizio a tutta la baruffa, in modo poco innocente, postando o facendo postare il tweet in cui si comunicava al mondo, prima che all’ignaro reso ex, che Handanovic era il nuovo capitano dell’Inter.

Icardi, alla notizia, per lo scalpore di alcuni, prevenuti nei suoi confronti, non ha mostrato grandi segni di soddisfazione (guarda un po’), poiché forse, sempre quelli di prima, ipotizzavano che quantomeno, avrebbe, con molto aplomb e signorilità, dovuto complimentarsi con il neo capitano e ridere contento per essere stato oggetto di quella birichinata con sorpresa.

Spostiamo questa vicenda su un campo differente, quello sentimentale. Uno va a cena a casa della fidanzata, magari portandosi dietro una bottiglia di vino, fischiettando per il bel tempo e la buona giornata avuta, da raccontare brillantemente a tavola, mentre la sua fidanzata, con un tweet in rete ha informato il mondo di avere cambiato modello e lui viene a saperlo perché, al momento di sedersi a tavola, viene informato, incidentalmente, che quello è il posto del neo fidanzato e lui dovrebbe sedersi là, vicino all’ex suocero e se "gradisce un po’ di antipastino, mentre, o preferisce aspettare il primo".

Ovviamente, tutti quelli che hanno criticato Icardi, si sarebbero seduti a tavola, nel nuovo posto assegnato e avrebbero iniziato una gradevole conversazione, mentre qualcuno si occupava di far decantare un po’ il vino, che avrebbe accompagnato benissimo il secondo 'ché “per il primo usiamo quello che va a prendere papà da quel contadino di Alba”. Io ne dubito fortemente.

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Ma non è questo il punto, anche se mi va di ribadirlo sempre e ci tornerò dopo.

Il punto è: chi ha messo in rete il tweet che ha scatenato tutto?

Visto che ha fatto più vittime che il solo bersaglio dichiarato, mi domando se fosse davvero Icardi il bersaglio principale o fosse solo una pedina per colpire altri.

A quei livelli un errore del genere è inconcepibile. Alcune vergini si sono strappate le vesti perché queste cose vanno fatte al chiuso dello spogliatoio (i panni sporchi + la lavatrice + la famiglia) additando il colpevole sbagliato, quello che è stato colpito in rete (a meno che la rete, per i suoi detrattori, non sia altro che una grande famiglia).

Ora, a essere andato in difficoltà è stato il bersaglio visibile ma i proiettili hanno colpito (per errore?) anche altri.

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La vittima più importante non è Icardi.

Marotta che, appena insediato proprio per portare con la sua esperienza una “normalizzazione” ad un ambiente sempre un po’ vezzosamente pazzerello (vi piace?), visto che la nuova proprietà farebbe volentieri a meno delle geniali imprevedibilità che da sempre ci accompagnano, mentre sorridendo compila tranquillamente i suoi piani di gestione, inciampa su un problema esploso all’improvviso con un tweet.

Uno che ha gestito la vicenda Bonucci/Allegri/sgabello/Milan/ritorno, senza muovere un muscolo della faccia e senza una parola spesa oltre il limite dovuto, facendo parlare solo i fatti, ve lo vedete mentre traffica con il telefonino e usarlo per innescare maldestramente il detonatore di una bomba che ha posizionato sotto i piedi?

È credibile?

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Spalletti. Spalletti è anche lui una vittima, anche se forse non lo sa. È perfino un alibi.

Ha chiesto, magari, di mettere in castigo il discolaccio, di modo da dare un esempio a questo spogliatoio, che poi verrà narrato come frantumato oltre l’indicibile (salvo frequentarsi magari con le famiglie, giusto a mostrare il contrario). Una volta scoppiata la bomba, che ha colpito anche lui, colto impreparato a contenere i danni (e lui non è certo stupido, che vi sia simpatico o no). Il tentativo un po’ ingenuo di far passare il ragazzo come il peggiore degli impostori, tale da meritare una condanna che, fino ad ora, non era mai stata inflitta a nessuno, per di più con il clamore del web, tanto che, quando il tweet è stato ritirato, ne parlavano già in tutto il mondo, si è rivelato insensato. Ingenuo e insensato.

Avesse davvero voluto punirlo, non aveva da fare altro che farlo partire dalla panchina. Di fatto la fascia veniva assegnata ad altri e lui avrebbe avuto il suo effetto sullo spogliatoio. Ma avrebbe dovuto rischiare, mandando in campo un ragazzino in cui non credeva appieno. Poi, il “colpevole”, ha deciso di ritirarsi sull’Aventino e gli ha tolto la responsabilità delle scelte, caricandosi il peso delle antipatie e lui, il buon Spalletti, che tutti ipotizzavano, e tanti auspicavano, lontano da Milano (un po’ ingiustamente, a parer mio, che riaffermo di trovarlo un buon tecnico, anche se dal comportamento un po’ bipolare: uno su cui puoi contare fino a quando non decide che sei contro di lui) è tornato sugli scudi. Qualcuno, in nome della coerenza, parlava di buttare perfino l’annata alle ortiche ma, quando ci si è provato veramente, sono partiti i fischi.

Certo, questa genialata dell’avvocato ha messo un po’ in difficoltà. Riparare i danni lanciando discredito sul ragazzo, facendo capire, più che narrando, le nefandezze perpetrate, va fatto con cautela . Questo suo rifiutare di fare passivamente da bersaglio, suo di Icardi, intendo, è irritante. Rifiuta perfino di reagire in modo scomposto, che so, parlando male dell’allenatore. Addirittura afferma di amare l’Inter e di non volerla lasciare. Insomma: non collabora neppure come cattivo. Che dico, neppure come ragazzaccio. Almeno passasse le serate in discoteca: questo, dopo aver giocato con i bambini se ne a letto alle 21. Bevesse. Non si allenasse.

Chi ci ha avuto a che fare ne parla bene. Uno che non perde occasione di sparlare del suo periodo all’Inter addita tanti, e qualcuno l’aveva messo fuori squadra, ma nell’elenco non inserisce mai lui. Non fosse che con il suo orgoglio e con l’appariscenza della moglie, che gli fa pure da agente, parte dei tifosi non lo sopporta, sarebbe… il capitano ideale.

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E qua si torna al punto: un tweet e tre persone in difficoltà!

Chi ha mandato quel tweet? Perché viene considerata una cosa di secondo piano premere un tasto di telefonino a mo’ di telecomando per innescare un detonatore?