Questa è una di quelle storie per le quali la verità, se verrà a galla, lo sapremo solo tra chissà quanti anni.
Visti i tempi che corrono, se un fondo speculativo decide di rilevare la mia squadra del cuore, non dormirei proprio sonni tranquilli.
Il 5 agosto del 2016, Yonghong Li, insieme ad altri imprenditori, firma un contratto preliminare con Fininvest per la compravendita del club pari al 99,93% detenuta dalla stessa Fininvest nel Milan e valutata 740 milioni di euro (valutazione che tiene conto di una situazione debitoria stimata in 220 milioni).

E qui, iniziano i problemi.

Perchè se da un lato filtra ottimismo in merito alla chiusura della trattativa, dall'altro, con il senno di poi, la trattativa stessa subirà per ben 3 volte una brusca frenata che ha portato il Milan a rimandare il closing. Il primo closing era fissato per il 13 dicembre, poi rinviato al 3 marzo e successivamente, al 14 aprile. La cosa strana è che tutti e tre i closing non hanno avuto buon esito per lo stesso motivo. I soldi non venivano versati. Ora, se è vero che tre indizi fanno una prova, se è vero che tutto il mondo del calcio si poneva dubbi su questo Yonghong Li e sulla sua reale situazione patrimoniale, mi chiedo come sia possibile che si sia giunti a soli due anni circa dal closing, a permettere ad un fondo speculativo (Elliot), di rilevare la società Milan.

Se ne sono sentite di tutti i colori. C'era addirittura chi affermava che i soldi di Yonghong Li non erano altro che i fondi esteri di Berlusconi che dovevano tornare in Italia ''ripuliti''. Visto quante se ne sentono ormai non mi stupirei più di nulla. Poi c'e' stato il mercato. L'arrivo di tanti giocatori importanti, l'umorismo alle stelle dei tifosi, la Consob, che essendo il primo anno di una nuova proprietà come di solito fa, lascia ''respirare'' i nuovi proprietari. E come sempre in Italia, finisce tutto momentaneamente, a tarallucci e vino. Fino al giorno in cui, i nodi vengono al pettine. A quanto pare, Yonghong Li non possiede i requisiti economici per proseguire la sua attività nel Milan, e, come un avvoltoio, il fondo Elliot ne approfitta e prende il controllo del club.

Ma procediamo per gradi. Se ben ricordate, durante quei famosi 3 closing di cui copra, fu proprio grazie all’aiuto del fondo Elliot che Yonghong Li riuscì a concludere la trattativa per l’acquisto del Milan. Stando ai fatti, sembra come se questo famoso Yonghong Li tutti questi soldi non li abbia mai avuti. Allora mi chiedo: possibile mai che in questo paese sia così difficile fare i controlli sulle situazioni patrimoniali delle società? La prossima volta che andrò in banca a chiedere un prestito , quando mi chiederanno delle garanzie, dirò che si devono fidare e lasciarmi in pace per almeno un anno come fa la Consob. Vi farò sapere cosa  mi rispondo.

Ora, così come accadde nel 2016, sta succedendo la stessa cosa. L’euforia dei tifosi, il ritorno  in Europa dopo il ricorso al Tas, e le voci di mercato sempre più interessati, stanno sottacendo su chi sia davvero questo fondo Elliot e, soprattutto, se ci si possa fidare.

Ma chi è il fondo Elliot? Queste sono le prime 4 righe di Wikipedia.

Paul Elliott Singer (New York, 22 agosto 1944) è un imprenditore statunitense.

Fondatore, azionista del fondo Elliott Management Corporation tra i maggiori fondi hedge americani, fondi ad alto rischio e specializzati nell'acquisizione di debiti di paesi in default e imprese quasi in fallimento. Gestisce anche NML Capital Limited, unità offshore di Elliott Management Corporation con sede alle isole Cayman.

E’ ben chiaro? Fondi speculativi, società con sede alle isole Cayman. Serve altro? Personalmente non so se questo sig. Elliot sia davvero intenzionato a far crescere il Milan , so solo che il motivo per il quale ha acquisito il suo controllo non è certo per passione.

Il calcio, è un’azienda a perdere. Salvo rarissime eccezioni, se vuoi investire e guadagnare bene il calcio è l’ultimo degli investimenti che si dovrebbero fare. Se ci aggiungiamo poi, che un fondo speculativo  specializzato nell’acquisizione di società in default, decide di acquistare una società calcistica, vien da se che, una volta rientrato dell’investimento fatto, non ci sarebbe da stupirsi se il tutto si potrebbe concludere con un ‘’ mi consenta, arrivederci e grazie’’.

Ma questo è il calcio di oggi, specchio di un paese che ha svenduto anche la propria anima all’estero. In tutti i settori. Una vergogna alla quale ormai non facciamo neanche più caso perché il tifoso è felice solo quando legge il grande nome sul giornale senza rendersi conto che la sua squadra fattura in realtà per un altro paese.

Che ben vengano investitori stranieri dicono alcuni. Bè staremo a vedere. Il tempo darà torto o ragione a tutti. Per ora, forse con un pizzico di nostalgia, posso solo dire che rimpiango le interviste del Presidente Berlusconi che si improvvisava tecnico consigliando il modulo al proprio allenatore; rimpiango le parole pronunciate a mezza bocca da Franco Sensi, o dalla figlia; rimpiango Moratti ed il suo inguaribile cuore nerazzurro, forse troppo. Insomma, rimpiango il MIO paese e la mia gente che, fino a prova contraria, ha fatto grande questo paese. Il resto è solo storia da scrivere e vedremo se sarà così gloriosa.

 

Un saluto a tutti.