La Champions League è finalmente tornata ad infiammare le serate degli appassionati, la prima tornata di partite spalmata tra martedì e mercoledì non ha disatteso le aspettative, regalandoci forti emozioni e fornendoci interessanti spunti di riflessione; l'attenzione mediatica mondiale l'ha, però, canalizzata su di sé un calciatore in particolare, Erling Braut Haaland, che nella serata di martedì ha fatto detonare il Signal Iduna Park mettendo a segno la doppietta grazie alla quale il Borussia Dortmund è riuscito superare il PSG per 2-1.
Per i pochi ancora che non conoscono il personaggio, Erling Braut Haaland è un' attaccante norvegese nato il 21 luglio del 2000 a Leeds. Nelle sue vene scorre il sangue di un ex-calciatore, conosciuto soprattutto in Inghilterra. Alf-Inge Haaland, infatti, è stato difensore di Leeds, Nottingham Forrest e Manchester City; ha collezionato quasi 200 presenze in Premier League e 34 con la maglia della nazionale. Per il giovane attaccante è sempre stato un mentore ed un punto di riferimento tanto che egli stesso ha dichiarato di volerlo a tutti i costi superare. I suoi primi passi da professionista li percorre nel 2015, con la maglia del Bryne, club militante nella seconda divisione norvegese. Con una velocità disarmante, brucia le tappe e, dopo essere stato acquistato dal Salisburgo nel 2018, si presenta sotto le luci abbaglianti dei riflettori nella stagione corrente. Per la verità una postilla del suo talento ce l'aveva mostrata già quest' estate, nella storica partita del mondiale under 20 Norvegia-Honduras terminata con il risultato di 12-0, in cui Haaland ha segnato la bellezza di nove gol.

Un calciatore completo
La sua descrizione più efficace ce l'ha consegnata un noto giornalista norvegese, Øyvind Godø: "È forte come un orso ed è veloce come un cavallo. È un killer, una macchina da gol."
Se il dato delle nove reti segnate in una singola partita non vi è bastato a giustificare l'ultimo punto, se ne possono considerare molti altri, ad esempio: fino ad ora ha timbrato il cartellino in Champions League per 10 volte su 7 partite giocate, il più veloce a raggiungere la doppia cifra nella storia della maggiore competizione europea. Nelle sue prime 7 apparizioni con la maglia del Borussia Dortmund ha messo a segno 11 reti, le prime 6 in soli 77 minuti, trasformando ognuno dei tentativi effettuati, quest'ultimo impressionante dato ci fornisce un'effettiva contezza della sua glaciale freddezza (quella di un killer appunto). Per quanto riguarda il paragone con l'orso, ci viene in aiuto la sua carta d'identità che recita 194 cm per 87 kg, in campo il suo strapotere fisico è praticamente devastante tanto da risultare un problema anche per i difensori meglio piazzati. Proprio alla luce di questa fisicità imponente diventa difficile pensare a lui come ad un calciatore veloce addirittura "veloce come un cavallo", eppure dobbiamo abituarci all'idea che questa sia un'altra delle infinite qualità di un giocatore estremamente completo: durante l'andata degli ottavi di finale di Champions ha, infatti, percorso 60 metri in soli 6,64 secondi, numeri da centometrista puro.

Predestinato
Si rimane semplicemente colpiti dalla quantità di record che sta mettendo in fila, si potrebbe continuare per ore a dire ad esempio che nella storia del Borussia Dortmund è l'unico ad aver segnato al debutto in coppa nazionale, campionato e coppa europea; oppure che è il primo nella storia della Bundesliga ad aver messo a segno 8 gol in 4 partite giocate; o  ancora il solo capace di chiudere il primo tempo del suo debutto in Champions League con una tripletta e addirittura il più giovane a portarsi il pallone a casa. Sì perché leggendo questi numeri, che farebbero arrossire molti campioni già affermati al grande pubblico, non bisogna dimenticare la sua età, solo 19 anni, le stimmate sono indubbiamente quelle del predestinato.

Un carattere alla Zlatan
Il poster sull'armadio della sua cameretta era di Zlatan Ibrahimovic e, oltre alla spiccata dote realizzativa, molti sono gli aspetti che lo avvicinano al campione svedese.
Sicuramente il suo carattere esuberante, a tratti supponente e pieno d'ego. Prima di intervistare Erling Haaland bisogna essere consapevoli del fatto che potrà realmente accadere di tutto, come quando, dopo il suo primo match di Champions, mise in difficoltà l'intervistatore rispondendo a monosillabi ad ogni sollecitazione. Spesso, invece, semplicemente non ha voglia di parlare, e allora imbocca un'uscita secondaria dello stadio dribblando in un colpo solo decine di giornalisti accorsi lì solo per lui, come accaduto dopo Borussia Dortmund-Colonia. È estremamente consapevole del suo talento Erling, quando ancora vestiva la maglia del Salisburgo sostenne, anche se scherzosamente, di valere 60 milioni e che sarebbe stato difficile per qualsiasi club doverlo trattare.

Asticella puntata alle stelle
Proprio questa consapevolezza lo porta a tenere l'asticella sempre puntata alle stelle, lo dimostra la frase con cui si è presentato alla Germania dopo essere stato acquistato dal Borussia Dortmund in questo gennaio: "Il mio obbiettivo è sempre stato quello di diventare uno dei migliori al mondo e a Salisburgo ho cominciato a sognare, però quando mi guardavo intorno vedevo calciatori come Mbappè e capivo che dovevo ancora lavorare molto", migliorare attraverso il duro lavoro, sì perché Haaland non è solo una montagna d'ego, è soprattutto un ragazzo con la testa ben salda sulla spalle, che sa bene cosa vuole dalla sua carriera e come fare per ottenerlo. "La sua non è stata una scelta di soldi, ha deciso di andare a Dortmund, scartando altre 12 proposte" ha detto, per l'appunto, il suo agente Mino Raiola (altro aspetto in comune con Ibrahimovic) e non a caso ha scelto i gialloneri, squadra da sempre nota per accogliere e accompagnare talenti fino alla soglia del grande calcio, sgrezzandoli e rendendoli diamanti pregiati, vedi ad esempio Jadon Sancho o un altro grande attaccante come Robert Lewandowski.

A noi non resta che accomodarci e godere dello spettacolo che la parabola di Haaland in futuro ci regalerà, ben consapevoli di essere di fronte a uno di quelli che molto probabilmente farà parte della storia del calcio mondiale.