Il comunicato è arrivato da qualche giorno e la notizia ha fatto il giro del web: Dejan Kulusevski è un nuovo giocatore della Juve a fronte di un corrispettivo (da versare nelle casse dell’Atalanta) di 35 milioni di euro + 9 di bonus al maturarsi di determinate condizioni. Ma chi è davvero Kulusevski? Sì, perché a meno che non siate tifosi del Parma, dell’Atalanta, o fini osservatori e malati di calcio, penserete che i bianconeri hanno sborsato una cifra monstre per un calciatore semisconosciuto.

Se cerchiamo Dejan Kulusevski su Google, tra i primi risultati troveremo vari link associati al suo profilo, dove veniamo a conoscenza del suo soprannome “"a freccia di Stoccolma". Non sappiamo se effettivamente a Stoccolma lo chiamassero "la freccia" ma aiuta a farci un quadro generale del ragazzo: nato in Svezia, veloce e, soprattutto, potente, perché, se sei alto un metro e 86 e il tuo punto di forza è la rapidità, hai tanta forza nelle gambe.

Effettivamente è cosi, quando "la freccia di Stoccolma" è ben assestata sui binari della fascia destra e comincia a macinare chilometri, a meno che non si tratti di un culturista, non c'è spallata che possa smuoverlo. I quadricipiti di Dejan ricordano quelli di Rummenigge evocati da Oronzo Canà, i quali rendono il suo sprint un paradosso tanto quanto quello del calabrone che non potrebbe volare ma non lo sa e continua a farlo. La struttura fisica di Dejan non potrebbe restituirgli velocità ma tant'è. Ecco ciò che ci ha fatto innamorare di più di lui: la forza. La forza che ha spiazzato la Serie A e solleticato la Juve, desiderosa di colmare la carenza di peso e prepotenza fisica lasciata da Mandzukic. 

Ma non è tutto qui, in secondo piano (solo per convenzione) c'è la produzione offensiva del giovane Dejan che in 17 partite di A ha collezionato 4 reti e, soprattutto, fornito 7 assist, entrando così di diritto in 11 marcature delle 24 segnate dal Parma in campionato. Non male per un classe 2000. Chi lo avrebbe immaginato? Non vi crediamo se dite di averlo capito dalla sua premiazione come miglior giocatore delle fasi finali durante lo scorso campionato Primavera giocato in maglia Atalanta. Il passaggio dai giovani ai grandi non è mai immediato ed è spesso complicato e poi Dejan sta facendo addirittura meglio.

Crediamo all'Atalanta perché l'ha scoperto quando era un giovane del Broommapojkarna. Si dice che era tanto più forte degli altri da giocare sia con i '99 che con i 2000, lo stesso Kulusevski lo ha confermato a Sky dicendo che giocava sia di sabato che di domenica. Fatto sta che la Dea lo ha pagato 100mila euro riuscendo a strapparlo dalle grinfie dell'Arsenal, club che di ragazzini ne capisce.

La carriera di Dejan comincia sul parquet, non perché giocasse in casa ma perché era un difensore di futsal. Ad onor del vero, dobbiamo dire che questi inizi non hanno avuto un'influenza devastante sulla sua crescita, perché tra le sue caratteristiche principali di certo non troviamo eccezionali abilità tecniche nello stretto bensì nell'ampio e nel lungo. Dejan è un uomo verticale, ha bisogno di spazio per accelerare e liberare potenza.

Spazio che a Parma, come dicevamo, sta trovando sulla corsia destra nel 4-4-2 o nel 4-3-3, dove, oltre ad assicurare conduzione, ricezione e profondità, si sta dimostrando anche estremamente disciplinato tatticamente sopperendo i mancati rientri in fase di transizione difensiva di Gervinho. In fase offensiva, invece, Kulusevski è uno che punta al sodo, non è fatto per i ricami (questo potrebbe essere un problema nel contesto tattico sarrista): porta tanto palla, va spesso in uno contro uno ed è anche bravo, considerando il 64% di dribbling riusciti su quelli tentati.

La sua dote maggiore però è la visione di gioco, la sua sensibilità di giocare precisamente la palla in avanti in velocità: tecnica in velocità è roba da pochi. Lo svedese in questo campionato detiene il 73% di passaggi riusciti e spicca tra i migliori in assoluto per passaggi chiave (gli assist). Passiamo ai difetti. La freccia conclude poco in porta, 4 gol ma una media quasi inferiore di un tiro nei 90 minuti. E, soprattutto, in chiave Juve, decontestualizzandolo dal sistema Parma, il suo inserimento nel complesso meccanismo sarrista, come dicevamo, restituisce una proiezione enigmatica.

In maglia gialloblù, infatti, la freccia di Stoccolma ha goduto, dagli inizi, di una fiducia estrema, di grosse responsabilità sul piano della resa in campo ma, nel contempo, di pochi obblighi. Il calcio di D'Aversa non nasce da una struttura posizionale e quindi non richiede ai singoli un’associazione del pensiero individuale a quello collettivo, ovvero Kulusevski può fare il buono e il cattivo tempo senza far collassare il sistema di gioco e facendo prevalere l’istinto al ragionamento.

In ogni caso, la sua struttura e il suo essere, lo rende perfetto per un contesto che gli permetta di esprimersi liberamente e giocare in verticale. Dunque, oggi, alla domanda “ma chi è davvero Kulusevski?” possiamo rispondere un talento dei nostri tempi, forte, veloce, verticale, esterno ma anche trequartista. Poi ci sarà tempo per assistere alla sua realizzazione e al suo inserimento in un calcio di pensiero e posizione.