22 aprile 2013, giorno magico per i tifosi del Manchester United che, grazie alla vittoria per 3-0 contro l’Aston Villa propiziata da una tripletta di Robin Van Persie, stavano festeggiando il 20esimo scudetto, record per il massimo campionato inglese, ma non sapevano che quello sarebbe stato l’inizio di un lungo e tumultuoso percorso di ricambio generazionale, con gli addii di Scholes e in particolare di Ferguson. Infatti da quel giorno i Diavoli Rossi di Manchester non vinceranno più la Premier League e vedranno uno spiraglio di miglioramento soltanto nella stagione 2016-2017, con Josè Mourinho che li guida alla vittoria dell’Europa League, fino a quel momento l’unico trofeo mancante nella bacheca dello United, della EFL Cup e del Community Shield, ma poi ancora delusioni da parte di una proprietà che spende senza una logica ben definita, allenatori non all’altezza e un gruppo dal quale veniva fuori sempre qualche grana difficile da risolvere.
Tutto ciò almeno fino ad oggi, perché con la super vittoria di domenica contro il Liverpool in FA Cup e il primo posto a 2 punti di vantaggio sul Leicester e sui cugini del City, nonostante gli Sky Blues abbiano una gara in meno, stanno riportando la giusta serenità che serve ad un gruppo giovane e potenzialmente esplosivo per riuscire a rendere al meglio delle sue capacità. In ogni caso, non è di questa stagione o di questa squadra che voglio parlarvi, bensì voglio tornare un po’ indietro nel tempo andando a prendere i protagonisti del 20esimo titolo e andando a vedere cosa fanno oggigiorno.

Portieri
In porta il titolare di quella stagione è ancora presente in rosa, si tratta di David De Gea, che chiuse quel campionato con 28 partite e 11 clean sheets, mentre a completare il numero totale delle gare ci ha pensato il suo vice Anders Lindegaard, che attualmente gioca per gli svedesi dell’Helsingborg, con 10 gare e altri 2 clean sheets e un totale di 43 goal subiti, forse un po’ troppi, ma per loro fortuna gli attaccanti hanno compensato con la finalizzazione di 86 reti. A chiudere il cerchio dei portieri c’erano l’attuale titolare del West Bromwich Albion, Sam Johnstone e Ben Amos, ora al Charlton.

Difensori
Come terzino sinistro era inamovibile Patrice Evra, grande stagione quella per lui, che ora è nel mondo della moda, dopo aver lanciato una sua linea di abbigliamento e dopo aver dichiarato di voler fare l’allenatore una volta smesso col calcio giocato. La sua riserva era Alexander Buttner, riserva nell’Apollon Limassol. Sull’out di destra si alternavano Rafael, che dopo 5 anni all’Olympique Lione si è trasferito all’Istanbul Basaksehir e il miglior difensore assist-man della stagione, Antonio Valencia che è finito al Queretaro in Messico. I difensori centrali erano Rio Ferdinand, oggi opinionista televisivo e Nemanja Vidic, anch’esso commentatore, ma col sogno di allenare il Manchester United. Le loro alternative corrispondevano all’attuale baluardo difensivo della Roma Chris Smalling, alla giovane promessa del calcio inglese ancora sotto contratto con i Red Devil Phil Jones e soprattutto con l’ennesimo prodotto delle giovanili Jonny Evans, per il giocatore oggi al Leicester quella stagione portò fortuna anche sul piano realizzativo, infatti mise a segno 4 marcature a cui si aggiungono anche 2 assist.

Centrocampisti
I centrocampisti puri erano due bandiere assolute della squadra, Silent Hero Paul Scholes, tecnico del Salford City e Michael Carrick, che oggi fa ancora parte del team seppur sieda in panchina, infatti Solkjaer lo ha nominato suo collaboratore tecnico. Dietro di loro nelle gerarchie c’erano l’attuale centrocampista del Watford Tom Cleverly ed Anderson Luis de Abreu Oliveira, che è finito a fare il vice allenatore di una squadra militante nella seconda serie turca e Darren Fletcher, anche lui come Carrick fa parte dello staff di Ole Gunnar Solkjaer. A livello di trequartisti presenziavano un giovanissimo Nick Powell, che oggi trova fortuna in Championship con la casacca dello Stoke City e uno dei due colpi di mercato Shinji Kagawa, arrivato dal Borussia Dortmund, squadra nella quale farà successivamente ritorno, per la cifra di 17 milioni e mezzo di euro, attualmente si trova svincolato dopo un anno nel complesso positivo in Segunda Division con la maglia della Real Saragozza. Sugli esterni correvano da una parte Ashley Young, oggi pedina importante nello scacchiere tattico di Antonio Conte all’Inter e dall’altra, forse non più con la freschezza di un tempo, ma chi non si ricorda che “Ryan Giggs, Ryan Giggs, running down the wing”, a distanza di 23 anni dall’esordio con la maglia con cui ha fatto la storia, era ancora li e il suo apporto non mancava mai, 5 goal e 6 assist quella stagione per l’attuale manager del Galles O.BE. Ryan Joseph Wilson.

Attaccanti
Il comparto offensivo era molto numeroso, oltre ai titolari c’erano molte scommesse poco o mai usate sulle quali non mi dilungherò ma farò solamente i nomi, Wilfried Zaha, Joshua King, Adnan Januzai e Federico Macheda, oggi più o meno protagonisti con altre maglie ai quali si aggiunge l’indimenticabile Dimitar Berbatov. Come ala sinistra giocava Nani, oggi trascinatore dell’Orlando City in MLS mentre come alternativa alle punte titolari c’era un talento inglese che si è un po’ perso col tempo, ossia Danny Welbeck, oggi militante in Premier League col Brighton & Hove Albion. Le punte titolari erano tre giocatori capaci di svolgere i compiti del centravanti, della seconda punta e all’occorrenza anche del trequartista o dell’ala, si tratta del messicano Chicarito Hernandez, 18 goal e 8 assist nel 2012-2013 e oggi anche lui come Nani gioca in MLS ma con i Los Angeles Galaxy, dell’attuale tecnico del Derby Country e miglior marcatore della storia del Manchester United Wayne Rooney, 16 reti e 14 assist quell’anno e infine del super acquisto arrivato in estate dall’Arsenal per poco meno di 31 milioni di euro, un attaccante che mi è sempre piaciuto moltissimo, Robin Van Persie, recordman di presenze (38-48), di goal (26-30) e di assist (15) sia in Premier League, sia in totale tra tutte le competizioni a cui i Red Devil parteciparono quella stagione, oggi è un collaboratore tecnico nello staff di Dick Advocaat sulla panchina della squadra della sua città, che lo ha cresciuto e si sono amati reciprocamente, il Feyenoord.

Menzione doverosa anche per Malcom Glazer, presidente del club dal 2005 e morto un anno dopo, ma la cui famiglia siede ancora ai piani alti della dirigenza del Manchester United e, soprattutto, per Sir Alex Ferguson, inutile ripetere ancora i numeri, i trofei vinti e l’impatto anche sociale che il mister scozzese ha avuto e continua ad avere a Manchester, sia per la sua storia che non verrà mai dimenticata sia per il ruolo che ricopre attualmente all’interno del club che l’ha consegnato per sempre al firmamento calcistico.