Una meteora è un frammento di cometa o di asteroide che, entrando all'interno dell'atmosfera terrestre, si incendia a causa dell'attrito; in molti la conoscono col nome di stella cadente. Vanno a una velocità di decine di chilometri al secondo e lasciano spettacolari scie luminose. Un fenomeno di straordinaria intensità, ma di brevissima durata. Che non di rado si manifesta anche nello spietato mondo del calcio.
Numerosi sono stati i casi di giocatori che, gravati dalle eccessive aspettative altrui, si sono improvvisamente spenti - proprio come una meteora - lasciando un po' più buio il cielo della Serie A.
Uno dei casi più recenti è quello di Marcelo Alejandro Larrondo. Classe 1988, è cresciuto calcisticamente nel suo paese - nel 2007 vive la sua prima esperienza con l'amato River Plate -, prima di venire notato dagli osservatori del Siena. Il talento di questo lungagnone argentino di un metro e novanta è evidente, ragion per cui i toscani non se lo lasciano sfuggire, anticipando una folta concorrenza. Inizialmente impiegato nella formazione primavera, con cui arriva a disputare la finale di categoria, Larrondo esordisce in serie A nel novembre 2009: le sue prime reti in Italia non sono però sufficienti a salvare il club senese, che retrocede in Serie B. Dove tuttavia il club senese ci rimane per un solo anno e - grazie anche al contributo realizzativo dell'argentino, autore di 9 reti in 27 gare - torna immediatamente in massima serie.
Ed è proprio ora che inizia l'incubo del ragazzo, la cui carriera verrà mestamente falcidiata dagli infortuni. Debilitato nel fisico e nella mente, cerca il pronto riscatto in maglia viola, con il trasferimento in prestito alla Fiorentina nel gennaio 2013. Subito un'altra peripezia sembra funestare il suo cammino: deferito dalla Giustizia Sportiva per illecito sportivo, lo costringono all'ennesimo stop forzato. Firenze è una piazza che non ti perdona niente. Due sole reti in sei mesi, e la posizione tutt'altro che facile di "vice-Toni", non gli valgono la riconferma viola.
Iniziata male, la sua avventura italiana finisce peggio. Si trasferisce a Torino, sponda granata, questa volta in comproprietà. La sua nuova avventura termina però già a settembre, per un gravissimo infortunio al piede: stagione finita e carriera di nuovo a serio rischio. Ristabilitosi, decide di fare ritorno a casa. Temprato nell'animo dalle vicissitudini passate e migliorato grazie alla competitività del calcio italiano, Larrondo si rilancia a suon di gol, ribellandosi a quel destino che sembrava avergli tracciato un'esistenza funesta. Va al Tigre in prestito, poi al mitico Rosario Central, che lo acquista a titolo definitivo. È proprio qui che il calciatore sembra trovare la sua dimensione, diventando bomber implacabile proprio come aveva sempre sognato da bambino. L'altro desiderio - mai nascosto - del riccioluto attaccante era quello di tornare a vestire un giorno quella divisa bianca - impreziosita da una banda trasversale di colore rosso - di cui il fato aveva deciso di spogliarlo. Il River Plate è ammaliato dai miglioramenti di Larrondo e decide di riabbracciare la propria creatura. Il figliol prodigo però non ha evidentemente saldato il conto con il destino, che gli riserba un altro, gravissimo infortunio. Anzi due, prima il ginocchio destro e poi quello sinistro. Un gancio destro che avrebbe messo a tappetto chiunque, ma non l'ormai ventinovenne ex Siena: "Sono tornato al River per vincere, non per passare tutto il tempo sopra una barella chiuso in infermeria!"
La sua seconda esperienza nei Millonarios lo ha visto collezionare due sole reti in 14 presenze, in un biennio flagellato da infortuni e sfortuna nera. "Io non mollo! La mia carriera inizia ora - sono le parole di sfida di Larrondo che riecheggiano nella sala stampa - gli infortuni mi hanno rallentato, ma sono ancora giovane.
Posso dare il mio contributo per aiutare il River a conquistare nuovi trofei." La tempesta sembra essere ormai alle spalle, visto che Larrondo prenderà regolarmente parte agli allenamenti con i compagni, in preparazione della nuova stagione di Primera. Una tempesta impetuosa che ha affondato la nave del marinaio; il quale, naufrago in mezzo al mare, intravede a poche bracciate quel lembo di terra che sarà la sua salvezza.
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