"La Roma non è un supermercato" riecheggia ancora nell'aria questa ormai celebre espressione del Direttore giallorosso Monchi di circa un anno fa; viene da pensare che se la Roma non è un supermercato sembra essere invece un cantiere aperto ed anche piuttosto indietro coi lavori. Si dice che la variabilità tattica nel calcio moderno sia uno dei più grandi vantaggi (guardare in casa bianconera) ma quella della Roma è una confusione tattica, più che una variabilità, di cui Di Francesco è semplicemente complice e non il colpevole principale, ruolo da attribuire al quotatissimo Monchi che ripete l'errore Shick (giocatore completamente fuori dallo scacchiere tattico della squadra e pagato troppo per essere una riserva) e va a prendere Pastore. L'argentino, come si è visto nella partita col Torino e in parte anche con Milan e Atalanta, nel sistema dell'ex allenatore del  Sassuolo è un pesce fuor d'acqua e che rischia di far snaturare la Roma, nata e cresciuta per sfruttare gli esterni veloci e gli inserimenti dei centrocampisti di gamba (vedi le sofferenze e il ridotto minutaggio di Under,Kluivert, Cristante e Pellegrini), solamente per trovargli una collocazione ideale. Se in tutta questa confusione ci si aggiungono la vendita di Strootman, unico equilibratore del centrocampo e giocatore poliedrico in mediana, e l'acquisto di Nzonzi, poco più che una riserva di De Rossi, la frittata è fatta.

Forse più che un supermercato, era meglio dire un Discount.