I fine settimana, talvolta, aprono spazi meditativi inediti e inconsueti. Forse perché svincolati, in qualche modo, dalle angosce e dalle ambasce della routinarietà degli altri giorni della settimana. La lettura dei giornali, tanto per dirne una, è meno frettolosa, meno ansiogena. Apparteniamo a una generazione  che, pur destreggiandosi dignitosamente, tra podcast, new media e social, non rinuncia al piacere tattile della pagina di carta tra  le dita. Il cui fruscio, per dirla con Proust, è una madeleine che consente al passato di diventare presente, ne spezza la dicotomia, diciamo meglio, è il tempo diventa uno solo. Bene, stamattina, sulle prime pagine dei giornali tengono ‘banco’ due eventi che, decisamente, sono destinati a determinare delle svolte importanti al nostro futuro. Ma, forse, è più esatto dire al futuro delle generazioni più giovani della nostra che, per tanti motivi, è ormai adagiata sulla sabbia di una clessidra. Gli eventi che dominano le prime pagine sono i ritardi negli impegni del PNRR ( Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che è parte integrante del Next GenerationEU varato dall’Europa per dare ai paesi una leva finanziaria per emergere dalla pandemia. Ma,soprattutto, è l’occasione unica per trasformare le nostre economie e le nostre società, per realizzare un’Europa che funzioni per tutti. L’altro grande argomento, dibattuto con  grande risalto, è lo stop intimato, dalla nostra Authority per la Privacy, a OpenAI, l’azienda che ha sviluppato ChatGpt, il software di Intelligenza Artificiale che è specializzato nella conversazione con utenti umani. L’Italia,dunque, è l’unica nazione democratica ad aver adottato una misura così severa. Gli altri paesi che hanno bandito ChatGpt sono Russia, Cina, Iran e Corea del Nord. Il Garante italiano ha agito dopo che lo scorso 20 marzo si è appreso che la società aveva subito una perdita di dati sensibili, ovvero le conversazioni tra gli utenti e le  informazioni relative al pagamento degli abbonati.

CHAT GPT E PNRR, C’E’ UN LEGAME?

Dicevamo prima degli spazi meditativi che si aprono in determinati giorni. Dopo la lettura ci siamo detti: ma c’è un fil rouge tra i due eventi di questo fine settimana? Andiamo a vedere cosa dice il preambolo che NextGenerationEU riserva al capitolo della transizione digitale del PNRR.

La tecnologia guiderà il futuro: per questo i prossimi 10 anni saranno il decennio digitale d'Europa! Con NextGenerationEU:

potrai connetterti con la rete 5G e a banda larga ultraveloce in tutta l'UE

riceverai un'identità digitale (e-ID), che renderà più semplice il tuo accesso ai servizi pubblici online e ti conferirà un maggiore controllo sui tuoi dati personali

le nostre città diventeranno più intelligenti ed efficienti

gli acquisti online saranno più sicuri

l'intelligenza artificiale ci aiuterà a combattere i cambiamenti climatici e a migliorare l'assistenza sanitaria, i trasporti e l'istruzione.

Ora, quanto esposto, potrebbe palesare una contraddizione piuttosto marcata tra quello che il piano europeo auspica e la severa decisione assunta da uno stato membro. Non sempre però le cose sono come appaiono. Cos’era successo qualche giorno prima che il nostro Garante per la Privacy deliberasse lo stop a OpenAI?

 LETTERA APERTA DI FUTUROLOGI E TECNOLOGI

OpenAI, c’è posta per te. Una lettera aperta che reca le firme di quasi mille nomi noti, nel campo delle tecnologie, tra cui Elon Musk e Steve Wozniak ( uno dei fondatori di Apple) che chiedono di sospendere per sei mesi gli ulteriori sviluppi dei sistemi di intelligenza artificiale (IA) basati su “large language models, per definirne le regole e le condizioni.Come avrete intuito la lettera non reca le firme di una comunità di Amish o di Mormoni, ma si tratta di personaggi che hanno investito in un futuro tecnologico, come la stessa Europa auspica e promette. Cosa sostengono i firmatari della lettera? Lo sviluppo dei modelli di IA – hanno scritto - è fuori controllo e dunque pericoloso; altri invece vedono queste preoccupazioni come paranoia, come il risultato di una mentalità conservatrice o come un tentativo di fermare la concorrenza da parte di chi è rimasto indietro. Su Digital360, il più grande network in Italia di testate e portali B2B, dedicati ai temi della trasformazione digitale, leggiamo una riflessione che merita la nostra attenzione.”Abbiamo una certezza: è perlomeno urgente una discussione pubblica e collettiva di questo problema, tale da generare successivamente azioni ai massimi livelli politici e industriali. Esistono effettivamente alcuni aspetti dell’intelligenza artificiale il cui futuro sviluppo è ignoto e imprevedibile; possiamo discutere all’infinito se la capacità di questi sistemi di sviluppare quello che sembra un pensiero indipendente sia reale o finta, sia comparabile a quella umana o ne sia soltanto una brutta presa in giro, ma resta il fatto che un sistema del genere, se collegato ad apparati con capacità di agire e persino offendere nel mondo reale, potrebbe compiere azioni pericolose o comunque inaccettabili”.

UNO SCENARIO DIROMPENTE

Gli anglosassoni dicono, forse con un termine più appropriato di dirompente, disruptive che comprende anche il significato di perturbatore o, meglio ancora, disturbante. Parliamoci chiaramente, quanto ci prospetta l’AI è indubbiamente affascinante. Ma, non conosciamo bene come si declineranno queste prospettive. Ci sono aspetti inquietanti che già oggi conosciamo e a cui guardiamo con qualche timore e apprensione. Sappiamo dell’esistenza di Robot, ad esempio, in ambito militare. Sistemi d’arma molto sofisticati che decidono autonomamente quando sparare e a chi. Ma, anche in altri ambiti della nostra vita quotidiana  ci  sono procedure informatiche  che decidono la concessione di un prestito o no. Dell’assunzione in un’azienda, di un trattamento sanitario oppure no. Ipotizziamo, per un attimo, che tutte queste decisioni, governate da algoritmi o sistemi informatici, vengano trasferite a una struttura di AI  senza l’adozione di particolari controlli e precauzioni cosa accadrà? Quali risultati drammatici, da scenario orwelliano,  scaturiranno? Ci sia consentita, a questo punto, una notazione umanistica. Noi umani ci muoviamo, nell’ambito delle nostre azioni e comportamenti, ispirati da idee astratte. Alludiamo a pietà, simpatia, empatia, e naturalmente, etica. L’AI che ci viene proposta oggi non indulge né in pietà e né in etica. Decide sulla base di logiche matematiche e reitera azioni assunte nel passato, anche se queste fossero immorali e indifferenti. Un comportamento  inquietante che Digital360 ci descrive senza perifrasi. Una AI “cresciuta” in una società razzista sarà razzista; più sottilmente, una AI cresciuta in una società in cui le donne a parità di mansione guadagnano meno degli uomini continuerà a riprodurre quella caratteristica, assegnando regolarmente alle donne uno stipendio più basso. Non disponiamo attualmente di metodi chiari e provati per far evolvere una IA, spiegandole che certe cose che ha imparato vanno disimparate e sostituite con altre; rischiamo dunque di propagare all’infinito le mancanze della società da cui veniamo”.

AFFIDABILITA’ DELLA TECNOLOGIA

Se, come ci viene sempre ricordato, la tecnologia digitale  è  destinata ad avere un ruolo rilevante nel nostro futuro e a diventare una parte sempre più centrale di tutti gli aspetti della vita delle persone, occorrerà fare in modo che di questa tecnologia ci si possa fidare. L’AI, non nascondiamocelo, comporta una serie di rischi potenziali. Meccanismi decisionali oscuri, discriminazioni di genere, intrusioni nelle nostre vite private per non parlare degli utilizzi per finalità criminali. L’affidabilità è il solo pre-requisito che ci convincerà ad utilizzarla.  L’AI è un mix di tecnologie che organizza dati,algoritmi e potenza di calcolo. Dati e calcolo, sostanzialmente, costituiscono i fattori determinanti per il suo sviluppo. L’Europa ha eccellenze sia in ambito industriale che tecnologico che possono integrarsi con un’infrastruttura digitale di grande qualità. Tutto inserito, però, in un contesto normativo che tragga ispirazione dai suoi valori fondamentali. Su questa base l'Europa può sviluppare un ecosistema di IA che consenta alla sua società e alla sua economia nel loro complesso di godere dei benefici apportati dalla tecnologia.