CHAMPIONS CHE PASSIONE E QUANTI RICORDI!

Ci avviciniamo al mese di Febbraio e si ricomincia con la Champions League... tormentone di ogni anno, speranze e delusioni per tanti tifosi europei. Gloriosi club che hanno vinto il prestigioso trofeo, massima aspirazione di sogni in primavera inoltrata. La prossima sarà la 64a edizione.

Ne contiamo 36 quando questa manifestazione fu ideata per la prima volta con l'appellativo di Coppa dei Campionie nacque con la prima edizione nel 1955/1956 vinta dal Real Madrid. Poi successivamente dal 1992/1993 assunse l'appellativo di “Champions League” .
Ricordo tutte le edizioni di questa suggestiva manifestazione, le prime 5 furono tutte appannaggio del mitico Real Madrid dei Di Stefano, Puskas, Gento e altri non dimenticati campioni di Spagna.
Suddividendo le 63 edizioni vinte dai club appartenenti alle diverse nazioni europee, posso riassumere schematicamente le vittorie di questa competizione nel seguente elenco:


SPAGNA (18 edizioni vinte) Real Madrid 13 trofei e precisamente: 1955/56 – 56/57 – 57/58 – 58/59 – 59/60 – 65/66 – 97/98 – 99/2000 – 01/02 – 13/14 – 15/16 – 16/17 – 17/18

Barcellona 5 trofei e cioè: 1991/92 – 2005/06 – 2008/09 – 10/11 – 14/15

 

ITALIA (12 vinte) Milan 7 trofei e cioè: 62/63 – 68/69 – 88/89 – 89/90 – 93/94 – 2002/03 – 06/07

Internazionale 3 trofei e cioè: 1963/64 – 64/65 – 2009/10

Juventus 2 trofei e cioè: 1984/85 – 1995/96

 

INGHILTERRA (12 vinte) Liverpool 5 trofei e cioè: 1976/77 – 77/78 – 80/81 – 83/84 – 2004/05

Manchester United 3 trofei e cioè: 1967/78 – 98/99 – 2007/08

Nottingham Forrest 2 trofei e cioè: 1978/79 – 79/80

Aston Villa 1 trofeo nel 1981/82

Chelsea 1 trofeo nel 2011/12

 

GERMANIA (7 vinte) Bayern Monaco 5 trofei e cioè: 73/74 – 74/75 – 75/76 – 2000/01 – 12/13

Amburgo 1 trofeo nel 1982/83

Borussia Dortmund 1 trofeo nel 1996/97

 

OLANDA (6 vinte) Aiax 4 trofei e cioè: 70/71 – 71/72 – 72/73 – 96/97

Feyenoord 1 trofeo nel 1969/70

PSV Eindhoven 1 trofeo nel 1987/88

 

PORTOGALLO (4 vinte) Benfica 2 trofei e cioè: 1960/61 – 61/62

Porto 2 trofei e cioè:1986/87 – 2003/04

 

SCOZIA Celtic Glasgow 1966/67 ROMANIA Steaua Bucarest 1985/86

 

JUGOSLAVIA Stella Rossa Belgrado 1990/91 FRANCIA Olymp Marsiglia 1992/03

 

Personalmente ho il vanto di aver visto tutte le finali finora disputate, tranne la prima Coppa vinta dal Real Madrid poichè la televisione non era ancora entrata in tutte le nostre case in Italia. Ho seguito con ammirazione e stupore squadre fortissime che hanno dato spettacolo, mettendo in mostra campioni autentici dotati di tecnica sopraffina. Parecchie finali le ricordo ancora bene, ma la prima che mi infuse una gioia immensa fu la finale disputata dal mio Milan nel 1963 quando vinse la prima Coppa dei Campioni che poi fu la prima coppa per un club italiano. Ci fu allora tanta trepidazione per quella gara.
Il Milan affrontava i fortissimi portoghesi del Benfica, squadra favorita tantopiù che fu la prima a detronizzare i campioni del Real Madrid (vincitori delle prime 5 edizioni) e si presentava come detentrice delle 2 precedenti edizioni. Il club portoghese oltretutto vantava assi di collaudata esperienza internazionale come Eusebio, la pantera nera del calcio Europeo, Coluna, gran regista di centrocampo, Santana, Torres, Aguas, Simoes e altri bravi ed esperti giocatori che incutevano timore a chiunque dovesse affrontarli. Ma il Milan era ben conscio della sua forza e pur avendo rispetto di tutti non temeva in modo particolare alcuna squadra. L'indimenticato Cesare Maldini era il capitano della squadra che allora vantava campioni di indiscusso valore e schierava questa formazione: Ghezzi (grande portiere soprannominato “kamikaze” per le sue spericolate uscite), David e Trebbi (i due terzini), Benitez (arcigno difensore e mediano instancabile), Maldini (elegante stopper e regista difensivo), Trapattoni (ineguagliabile cursore di centrocampo), Mora (ala veloce ambidestra di indubbio valore tecnico), Dino Sani (coriaceo e intelligente regista brasiliano del centrocampo), Altafini (grande centravanti brasiliano dalle spiccate doti realizzative e dal fine palleggio), Rivera (raro gioiello del calcio italiano e intelligente rifinitore di gran pregio), Pivatelli (instancabile giocatore di raccordo tra centrocampo e difesa), ruolo quest'ultimo “inventato” da quel grande allenatore stratega che era Nereo Rocco, il paròn triestino che guidò il Milan a tanti successi italiani e successivamentea alla seconda Coppa Campioni nel 1969 e alla Coppa Intercontinentale sempre nello stesso anno.

Fu una grande finale in cui il Milan dimostrò tutto il suo carattere vincente, soprattutto ricordando che subì il goal del portoghese Eusebio già dopo i primi venti minuti. I primi 45 minuti furono molto combattuti, ma misero in evidenza una discreta supremazia da parte del club Lusitano, abile a chiudere gli spazi a centrocampo e a sorvegliare la situazione in difesa con discreta autorità. Autorità che poi si attenuò alla ripresa del gioco, quando il Milan scese in campo molto arrembante e deciso a colmare lo svantaggio. Tutti i giocatori rossoneri profusero al massimo le loro energie e lanciarono spesso l'ala rossonera Mora che si dimostrò una vera e propria spina nel fianco dello schieramento avversario. Rivera si fece già notare per le sue aperture e le sue precise triangolazioni con i compagni e in particolare col centravanti Altafini, costante pericolo per la difesa dei portoghesi. Infatti dopo le prime avvisaglie offensive rossonere, si capì che il goal del Milan era in procinto di realizzazione. Rivera si fece largo tra le maglie della difesa del Benfica sferrando un tiro forte e preciso che il portiere Costa Pereira non trattenne, sulla respinta piombò Altafini pronto a insaccare in rete. Grande fu l'esplosione di gioia mia e dei miei amici nel gustare il pareggio che riaprì le sorti della gara.
Il Milan a questo punto prese coraggio e si fece avanti per colpire ancora gli avversari allo scopo di vincere la contesa. Le azioni pericolose del Benfica diventarono sempre più sporadiche e meno incisive, in quanto Nereo Rocco ordinò a Trapattoni di effettuare una marcatura stretta e asfissiante su Eusebio, così il destino prese un decisivo indirizzo a favore dei rossoneri. Infatti circa alla mezz'ora di gioco, l'uscita momentanea per un infortunio di media rilevanza subito da Coluna, grande organizzatore del gioco portoghese, offrì al Milan l'opportunità di sfruttare la superiorità numerica in campo e pertanto avvenne che il dominio a centrocampo fu tutto rossonero. Si giunse così all'azione decisiva che si sviluppò dalla difesa; il pallone fu intercettato da Rivera a centrocampo, il quale dopo essersi liberato di un paio di avversari lanciò in profondità millimetricamente un prezioso pallone per Altafini. Scatto veloce, controllo eccellente e gran tiro in porta in due tempi che trafisse irrimediabilmente Costa Pereira. Il Milan passò in vantaggio fra l'entusiasmo sugli spalti dello stadio di Wembley e la gioia incontenibile dei sostenitori in Italia davanti ai teleschermi. L'emozione fu grande e crebbe in funzione del tempo finale rimanente, tanto da convincerci tutti che l'impresa era possibile.
L'enorme organizzazione difensiva, prerogativa unica del gioco all'italiana, ci suggerì di effettuare un gioco di contropiede, tanto efficace da farci sfiorare per poco il terzo goal. La partita terminò col punteggio di 2 – 1 e sancì l'assegnazione della Coppa dei Campioni al Milan. Un brivido interminabile percorse le nostre persone quando Cesare Maldini sollevò al cielo la Coppa dalle grandi orecchie e ci fece capire che, da quel momento anche noi italiani finalmente avremmo avuto la giusta considerazione calcistica in tutti i campi internazionali.

 

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