Era il 2001 quando Zamparini decise di comprare il Palermo; il suo primo pittoresco esonero fu alla prima giornata di campionato quando un incredulo Glerean sperimentò il carattere piuttosto fumantino di un vulcanico presidente. 

Zampaman! Così i tifosi palermitani, gente semplice appassionata di calcio, veri uomini del sud capaci di incendiare uno stadio intero, fragili e commossi al solo pensiero di poter vedere dei veri campioni nel proprio stadio dopo 31 anni di calcio tra B e C. 

Si sa che l'appetito vien mangiando, e Zamparini nel menu mette gente di livello, scopre dei veri talenti soprattutto in Argentina e fa letteralmente godere una città che si abitua a vedere la parte sinistra della classifica con delle apparizioni in Europa. 

Qual è la fine più classica di un matrimonio? Il tradimento. Succede che la vena imprenditoriale del presidente si spenga con un centro commerciale per il quale litiga con una città intera e con l'ultimo suo gioiello, il giovane Dybala... E poi? Il nulla, il tutto, l'inaspettato e il prevedibile, in una sola parola, Zamparini, vera croce e delizia, si rivela per un uomo molto piccolo capace di avere debiti nonostante plusvalenze che farebbero impallidire top club europei, un uomo del nord con il vizietto della caciara da buon terrone.

E così torniamo indietro ai tempi di quella serie B giocata tanto per fare qualcosa, giocatori sconosciuti, sopravvalutati, proclami, bandiere, promesse.

Eppure, non so perché, ma a 33 anni devo dire grazie a Zamparini perché ho conosciuto la serie A negli ultimi anni in cui ho pututo guardare le partite con mio padre, ma quando sarà Zamparini a dire grazie a noi?