L’Inghilterra ha sempre esercitato su di me un fascino particolare, per la sua storia, la sua cultura e ovviamente per il suo calcio. Impossibile restare indifferenti dinanzi a quello spettacolo che viene messo in mostra ad ogni match, quasi con ostentazione, come se fossero consci di una superiorità data dall’insieme degli elementi che caratterizzano gli incontri di Premier League, ma anche delle categorie inferiori.
Gli stadi sempre pieni, i cori e le colonne sonore che accompagnano i giocatori prima, dopo e durante la gara, i tifosi a ridosso del campo. E poi l’intensità delle partite, capaci di trasformarsi in vere e proprie battaglie sportive, dove nessuno mai si tira indietro. Il tutto si traduce in uno show durante il quale ti riesce difficile annoiarti.

Per questo mi capita spesso di navigare in rete alla ricerca di letture che possono soddisfare la mia curiosità, come quella, ad esempio, sui diversi derby di Londra, o quella sulle maggiori rivalità tra i club d’oltremanica. O ancora quella sull’origine dei soprannomi dei diversi club britannici, anche questi capaci di suscitare un certo fascino.
Mentre leggo la mia attenzione si pone sul soprannome “The Forest”. Impossibile non associare “la foresta” a quella inglese di Sherwood, nota per la leggenda di Robin Hood e collocata nella contea di Nottinghamshire, contea in cui sorge la città di Nottingham, sede di due squadre da sempre rivali e che sono rispettivamente il primo e terzo club professionistico più antico del mondo: ovvero il Notts Country e il Nottingham Forest.
Leggo la storia di entrambe, scopro che i rispettivi stadi sorgono uno di fronte all’altro sulle rive del fiume Trent, a una distanza di appena 275 metri. Ma quanto compiuto dal Nottingham in una parentesi della sua storia può essere ascritto al libro delle favole, ponendolo in una posizione di rilievo rispetto ai rivali cittadini. Un libro in cui c’è un inizio e una fine e, in mezzo, l’apice.

Sebbene sia stato fondato nel 1865 e la sua attività agonistica inizi ufficialmente nel 1889, fino alla fine degli anni ’70 del ventesimo secolo i Reds (altro soprannome, così come Garibaldi Reds o Tricky Trees) vivono un’esistenza quasi anonima, vagando tra retrocessioni e promozioni attraverso le prime tre divisioni del football inglese.
Due sole affermazioni in oltre 100 anni di storia, le due coppe d’Inghilterra vinte nel 1898 e nel 1959. Il 1975 è l’anno che segna l’inizio di una nuova era, la più bella della storia del Nott’m (diminutivo di Nottingham, e non Notts, diminutivo di Nottinghamshire, come appunto i rivali del Notts Country). È l’anno in cui sulla panchina dei Forest si siede Brian Clough, il “football genius”, colui che guida i Reds per 18 anni vincendo praticamente tutto. Considerato uno dei più grandi allenatori di sempre, Clough prende il Nottingham in Seconda Divisione: nel giro di due anni arriva la promozione in Prima Divisione (allora ancora non si chiamava Premier League) e l’anno dopo, nel 1978, viene conquistato il primo e unico titolo di Campione d’Inghilterra. La vittoria rappresenta un record finora imbattuto: mai una squadra infatti, ha vinto lo scudetto da matricola. Sempre nel 1978 ecco il double: la squadra di Clough aggiunge alla sua bacheca anche la prima coppa di Lega inglese.

È l’inizio di un periodo d’oro: l’anno successivo, il 1979, arriva la conquista della Community Shield (la Supercoppa inglese), la seconda coppa di Lega e infine anche il primo trionfo in Coppa dei Campioni. Nella finale di Monaco, gli inglesi battono il Malmö 1-0. Nel 1980 c’è anche il bis, quando Clough e Co. battono sempre per 1-0 i tedeschi dell’Amburgo nella finale del Santiago Bernabeu di Madrid, aggiudicandosi la seconda e consecutiva attuale Champions League. E anche questo rappresenta un record, anch’esso imbattuto: il Nottingham è l’unica squadra del mondo ad aver vinto più Coppe dei Campioni che scudetti. Non manca inoltre la conquista dell’unica Supercoppa Europea (1979).

È probabilmente il punto più alto della storia dei Forest. Ma si sa che nel calcio, è facile che le cose si capovolgano, soprattutto in mancanza di una forte tradizione alle spalle. E la parabola, raggiunta l’apice, comincia la sua discesa, lenta. Nei 10 anni successivi, il Nottingham viaggia nelle posizioni medio-alte della classifica, centrando tre terzi posti. Non solo, riesce anche a vincere altre due coppe di Lega (1989 e 1990) e a disputare altrettanti finali, uscendo sconfitto da entrambe: la prima in FA Cup contro il Tottenham (1991) e la seconda in Coppa di Lega contro il Manchester United (1992). Il 1992 è anche l’anno della nascita della Premier League, che vede la retrocessione in Seconda Divisione del Nottingham e la fine della guida di Clough, che lascia dunque i Reds lì dove li aveva raccolti 18 anni prima. Da allora è ripreso il girovagare tra le diverse categorie inglesi: ora, da 10 anni, disputa il campionato di serie B, la Football League Championship.