Il calcio si sa non è matematica, eppure non può prescindere da statistiche e numeri. Numeri che nella maggior parte dei casi vengono associati ad un ruolo o un calciatore e quasi lo identificano.
Facciamo un gioco, pensiamo ad un campo da calcio, pensiamo ad un pallone, un numero, il 10 per esempio, chi vi è venuto in mente? Molti risponderanno Diego Armando Maradona che per alcune generazioni e talvolta anche per chi non ha avuto la fortuna di goderselo, ma ne ha apprezzato le gesta tramite cassette o dvd, ha rappresentato l'essenza più pura di questo sport. Fatta questa doverosa e piccola premessa andiamo al nocciolo della questione. In questo articolo voglio parlare di un numero, il 9 che spesso e volentieri, Pippo Inzaghi permettendo, va sulle spalle del centravanti. Ruolo che se non è il più importante in una squadra, poco ci manca. Prestanza fisica, l'istinto del killer in area di rigore e magari pure tecnico e veloce. Sarebbe questo l'identikit perfetto del centravanti di mestiere. Difficile però trovarne di giocatori così e nonostante negli ultimi anni sia crescente questa moda orribile del "falso nueve" io ritengo il vero centravanti ancora un punto fermo ed indispensabile quantomeno per vincere competizioni a lungo termine. Giocare senza offrire punti di riferimento lì davanti è roba per pochi ed a memoria negli ultimi anni l' ho visto fare bene, per certi versi, solo al secondo Napoli di Sarri. Dimostrazione palese che bisogna avere dei meccanismi e degli ingranaggi ben oleati per poter rinunciare ad una figura così. Quindi oggi ho voluto divertirmi andando a spulciare tra le 20 rose di Serie A, provando a dare un giudizio alla stagione dei numeri 9, o in assenza presunti tali, presenti in rosa. 

MURIEL 9: aveva fatto intravedere buonissime cose a Lecce insieme all'altro colombiano Cuadrado. Poi dopo un lento girovagare tra Udine, Genova, Siviglia e Firenze sembra aver trovato la sua dimensione a Bergamo sotto la sapiente guida di Gasperini. È sicuramente meno centravanti del suo collega di reparto Duvan Zapata, ma ha giocate e numeri fuori dal comune che in certi frangenti ed ovviamente con le dovute proporzioni, in alcuni casi ricordano un altro numero 9, un certo FENOMENO. D' altronde i fuoriclasse non hanno posizioni e da soli valgono il prezzo del biglietto. Intanto sono balzate fuori già le prime voci di mercato e pare che ci stia pensando l' Inter. Se Luis si confermasse su questi livelli con Lukaku formerebbe una coppia pazzesca. FUNAMBOLICO.

LAPADULA 4,5: c'era una volta un centravanti capace di segnare 30 goal in Serie B. La discreta stagione a Lecce con tanto di raggiungimento della doppia cifra aveva fatto ben sperare. Ma chi di speranza vive, disperato muore e così il Benevento che ci aveva puntato ad occhi chiusi ha trovato davvero poca soddisfazione dal punto di vista realizzativo. Forse la Serie A non è il posto giusto per l' italo-peruviano che in quanto a spirito di sacrificio sicuramente non lascia a desiderare. Ma da un attaccante ci si aspetta molto di più in termini di marcature. Ed il rapporto presenze-goal gioca tutto a favore di chi è arrivato a metterne in discussione la titolarità. Il collega di reparto Gaich ha già messo la freccia per il sorpasso. ETERNO INCOMPIUTO.

SANTANDER 4: come le 4 presenze per El Ropero, l'unico attaccante della rosa di Mihajlovic che avrebbe le caratteristiche adatte per ricoprire questo ruolo, visto che Palacio e Barrow sono visti più da esterni come ribadito più volte dallo stesso Sinisa. Quest' anno è stato fermato da un brutto infortunio che lo ha tenuto e lo terrà lontano dal campo ancora per un pò. Nonostante questo non ha mai particolarmente brillato in  maglia rossoblù, risultando decisivo in pochissime occasioni. Arrivava con un buon bottino di goal dalla Danimarca ed una buona nomea in Paraguay. Ad oggi è rimasto solo quello. DESAPARECIDO.

SIMEONE 5: era arrivato a Cagliari con ben altre aspettative e dopo una prima stagione di alti e bassi condita comunque da un discreto numero di goal realizzati, in questo secondo anno non è riuscito a confermarsi, almeno per il momento. Anzi negli ultimi tempi sta soffrendo parecchio la concorrenza di Pavoletti e pure quella di Cerri. È uno di quegli attaccanti che lavorano moltissimo per la squadra e magari pagano lo scotto in fase realizzativa. Ha ancora, si fa per dire, 26 anni ed è nel meglio e nel pieno della carriera ma gli occorre trovare continuità prima che sia troppo tardi. TANTO FUMO E POCO ARROSTO.

SIMY (25) 8,5: lui è il primo ad entrare in questa rubrica "di fatto ma non di numero" visto che veste la maglia numero 25. Ma è un 9 a tutti gli effetti, uno che sa sempre farsi trovare pronto in mezzo all'area o che si inventa "una puntata" dai venti metri. Per emergere dalle difficoltà ci vogliono fortuna e talento. Lui con l'arrivo di Cosmi ha ritrovato fiducia e goal. Forse non basteranno per il miracolo, per ora gli tocca solo portare la croce. EROICO.

VLAHOVIC 8: c'è lui tra i più giovani rappresentanti del numero e soprattutto del ruolo. È un classe 2000 quindi ha tutta una carriera davanti per correggere qualche piccolo difetto a livello caratteriale e di continuità. Ma ha dalla sua tanti pregi: fisico importante, grande tecnica ed un piede sinistro che in pochi possono vantare. Eppure la sua stagione non era iniziata nel migliore dei modi con Iachini che lo aveva un pò relegato ai margini del progetto. Ma come solo i grandi campioni sanno fare ha saputo aspettare il suo momento. Momento che è coinciso con l'arrivo di Cesare Prandelli sulla panchina viola, da allora ha ingranato e non si è più fermato tanto che neppure il ritorno di Beppe Iachini pare metterne minimamente in discussione la titolarità. FUTURO DA TOP PLAYER.

SCAMACCA 6,5: altro giovanissimo che ha enormi potenzialità, era partito alla grande prendendosi i galloni da titolare con Maran, poi ha un pò sofferto la concorrenza ed il ritorno di Destro, che sta vivendo una delle sue migliori stagioni. Ma è un ragazzo che sa farsi valere anche quando chiamato a fare la differenza a partita in corso. Doti fisiche importanti e grande spirito di sacrificio ne hanno fatto un pilastro delle Nazionali giovanili italiane dove è entrato nel giro già dalla Under-15. Potrà avere un futuro importante ma deve migliorare in fase realizzativa visto che nel rapporto presenze/reti non ha certo numeri da grandisdimo bomber. Almeno per quel che concerne le squadre di club in cui ha militato. A 22 anni è il momento di decidere. COSA SI VUOL FARE DA GRANDE?

MORATA 6,5: quasi come il numero di goal segnati non in fuorigioco. Scherzi a parte non è facile emergere in una squadra che ha quel fuoriclasse di nome Ronaldo. Ed in più l'attenuante di non essere un vero nove, per lui che non lavora molto di fisico ma più sulla profondità. Prova a galleggiare sul filo del fuorigioco ma con i tempi che corrono bisogna fare i conti col Var. Ed oggi persino un maestro come Pippo Inzaghi, che come diceva Ferguson deve essere nato in fuorigioco, sarebbe in difficoltà nel confrontarsi continuamente con quelle linee tracciate rosse e blu. Per Alvaro tutto sommato un bilancio positivo tra marcature ed assist a maggior ragione considerando che non era la primissima e forse neppure la seconda scelta della Juve. RUOTA DI SCORTA.

IMMOBILE (17) 7,5: avrebbe meritato un voto più alto ma incide sulla sua valutazione un digiuno che va avanti ormai da 7 partite, compreso un rigore sbagliato. Sembra un pò scarico o forse sta pagando la flessione di una Lazio che sembra essere andata ben oltre i propri limiti nella passata stagione. Ciro ha 31 anni, che non sono nè troppi, nè troppo pochi per un calciatore. Ed io ancora non sono riuscito ad inquadrarlo. Non ho ancora capito se sia Ciro che abbia fatto più bene alla Lazio o se la Lazio abbia fatto più bene a Ciro. Mi spiego meglio, qual' è il vero Immobile, quello delle ultime 5 stagioni in maglia biancoceleste e della prima esperienza col Torino, o quello di Genova, Dortmund e Siviglia? Ha sicuramente grandi qualità che sono state esaltate in questi anni nella capitale dalle geometrie di Luis Alberto e Milinkovic Savic, ma chissà se sarà all'altezza di essere il "nove" della nostra Nazionale. O' SARRACIN

MANDZUKIC 5: il voto è da dividere con la dirigenza del Milan che ha deciso di puntare sulla sua esperienza senza fare i conti con la tenuta fisica del calciatore che era ormai ai margini del calcio che conta. Risultato: 4 presenze per 76 minuti giocati ed un infortunio che ne ha frenato enormemente la rincorsa per arrivare ad avere quantomeno una condizione accettabile. Non è mai stato un grandissimo bomber ma è sicuramente un combattente nato, anche se forse non era il caso di andare a sfidare la "maledizione di Inzaghi" prendendosi quel numero che dall' addio di Pippo non ha voluto altri padroni. Non tutto è perduto, mancano ancora nove giornate, c' è ancora tempo per poter rimediare e con il sogno scudetto ormai quasi svanito resta una qualificazione in Champions da difendere con le unghie e con i denti. In pieno stile Super Mario. SE CI SEI BATTI UN COLPO.

OSIMHEN 6: sufficienza di stima perchè il ragazzo ha qualità. Ma forse attorno al suo nome si erano create troppe aspettative in virtù del prezzo del cartellino. Un paio di inconvenienti di troppo non gli hanno permesso di avere continuità in una stagione di per sè già travagliata. Ottime doti fisiche e grandi strappi in velocità, forse non ancora proprio a suo agio nel ruolo di centravanti puro visto che è uno abituato ad attaccare gli spazi. Ma occhio ad esprimere giudizi affrettati come capitato con Lozano, purtroppo ci sono piazze esigenti che non possono permettersi di aspettare. Ma alla lunga il talento se c'è viene fuori e ripaga. È concessa una stagione di rodaggio. SCOMMESSA.

PELLÈ 5,5: il Parma visti i continui problemi accusati dal duo Cornelius/Inglese è dovuto volare in Cina per rispolverare questo robusto centravanti. Tuttavia una condizione fisica approssimativa non gli ha permesso di mettersi subito in carreggiata. Un solo bellissimo, ma inutile goal in appena quattro presenze. La squadra crociata ha bisogno di meno estetica e più presenza e sostanza. La salvezza ormai sta diventando una chimera, servono goal magari meno belli ma più pesanti. A livello personale è una delle sue ultime occasioni, per non essere ricordato in Italia solo per quell'inutile buffonata ai danni di Neuer durante gli Europei 2016. ULTIMA CHIAMATA.

DZEKO 5,5: insufficiente perchè era lecito aspettarsi molto di più dal centravanti bosniaco. Invece prima i rumors di mercato che lo volevano lontano da Roma e poi un rapporto con Fonseca che si è pesantemente incrinato lo hanno reso sempre meno protagonista in maglia giallorossa. Eppure il suo prezioso contributo lo ha sempre dato, magari non in termini realizzativi dove non sempre, soprattutto negli ultimi anni, è stato impeccabile, ma in quel ruolo di regista offensivo che ha saputo ritagliarsi su misura per valorizzare le sue enormi doti fisiche e tecniche. Nove giornate di campionato ed un quarto di finale di Europa League ancora da giocare, undici occasioni, o forse più per riconciliarsi, undici occasioni per riprendersi, almeno moralmente, la fascia. CAPITAN PERDUTO

TORREGROSSA 5,5: era partito col botto, goal all'esordio da subentrato. Poi qualche anonima presenza prima di un infortunio muscolare a metterlo fuori dai giochi per un pò. Un ruolo non semplice il suo, non è facile essere la riserva di un eterno Fabio Quagliarella. Ha a disposizione questo finale di stagione, dove sostanzialmente la Samp non ha più nulla da chiedere a questo campionato, per mettere in mostra le sue qualità. E magari trovare continuità per ritagliarsi un futuro da protagonista all'ombra della Lanterna. INTERMITTENTE.

CAPUTO 7,5: Nonostante qualche imprevisto di troppo in stagione il buon Ciccio ha raggiunto per il terzo anno consecutivo la doppia cifra. Niente male per un ragazzo che ha preso confidenza con la massima serie alla soglia dei 30 anni, dopo averla solo assaggiata nell'ormai lontano 2010. Una gavetta lunghissima, ma che ha saputo regalargli la soddisfazione di una convocazione in Nazionale. Lui è la prova vivente che con lavoro, serietà e costanza si possono conseguire traguardi apparentemente irraggiungibili. BOMBER.

GALABINOV 5: Se la stagione fosse durata appena due giornate, sarebbe stato da 10. Poi un infortunio lo ha fatto finire nel dimenticatoio, scalzato nelle gerarchie prima da Nzola e poi addirittura dal giovanissimo Piccoli. Ha un grande temperamento ma forse, anche per un pizzico di sfortuna, le sue qualità non sono bastate per farsi valere anche in Serie A. Ha a disposizione un' ultima parte di stagione per provare a migliorare il suo record di 5 reti segnate con la maglia del Genoa e magari concedersi un terzo tentativo nel massimo campionato. SFIGATO.

BELOTTI 7: lottatore nato che incarna alla perfezione quello che dovrebbe essere lo "stile Toro". Purtroppo sta un pò pagando la stagione non proprio esaltante vissuta da tutta la squadra che aveva iniziato il campionato con Giampaolo alla guida e probabilmente lo finirà con Davide Nicola. Due stili di gioco completamente agli antipodi con una sola costante, il Gallo è sempre il primo a sacrificarsi e tra gli ultimi a mollare. GLADIATORE.

DEULOFEU 5,5: il più classico del falso nueve, nel vero senso della parola. Visto che ad Udine ha trovato il numero 7, che ha quasi sempre vestito in carriera, indossato dal collega di reparto Okaka. Calciatore imprevedibile, che forse avrebbe meritato ben altra carriera ma che non è mai riuscito a trovare continuità anche per via di numerosi infortuni. Ha provato a rilanciarlo l' Udinese, dopo l' ultimo stop, quello più grave. Una piazza che ha vinto numerose scommesse, ma i problemi permangono sempre gli stessi. ETERNA PROMESSA.

SALCEDO 5: il più giovane della categoria "numeri nove", anche se nel suo bagaglio tecnico presenta caratteristiche che poco hanno a che vedere con il ruolo di centravanti. Di lui se n' è sempre detto un gran bene nelle selezioni giovanili, tant' è che Juric lo fece esordire in Serie A non ancora sedicenne. È lo stesso allenatore che ha ritrovato a Verona è che stravede per le sue qualità. Ma per Eddie è il momento di decidere cosa voler fare da grande, non bastano solo le voci ad esaltarne le doti, sarebbe giunta l'ora di far parlare il campo, per non restare solo una meteora. TALENTO GREZZO.

LUKAKU 9+1: è lui in Italia il miglior interprete del ruolo e forse a ragion veduta anche tra i migliori al Mondo. Ha "solo" 27 anni e gran parte del merito per il possibile scudetto interista è soltanto suo che ha preso parte attiva in quasi la metà dei 68 goal segnati dalla squadra nerazzurra. Non è un caso che Antonio Conte non lo toglierebbe dal campo neppure sotto tortura. Fisico imponente ma anche tecnico e veloce, devastante in progressione. Uno di quelli che fanno reparto da soli. Un fuoriclasse, un bomber di razza. Un CENTRAVANTI DI MESTIERE.

E voglio lasciarvi proprio così, con il testo della canzone di Povia che mi ha dato l'ispirazione per concedermi questo itinerante viaggio tra le casacche, quasi tutte, numero 9 della nostra Serie A. Un testo che spiega l' essenza di questo affascinante quanto decisivo ruolo del mondo del pallone:  

"Sono un centravanti di mestiere oggi bisogna vincere.  Da tre giornate non segno perché mi si è ristretta la porta.  Succede a tutti e succede sempre, quando non gira, non gira niente.  Sono un centravanti di mestiere.  È la mezz'ora e non ho visto una palla decente.  Ma non mi arrendo perché non sto giocando per i soldi e per la stampa.  Ma per la maglia e per la curva che ancora canta e non si stanca.  Sono un centravanti di mestiere.  La difesa avversaria mira alle caviglie,  quando sei un pericolo ti prende le misure e raddoppia le marcature.  Perché quando vuoi far bene ci si mettono in tanti a non farti andare avanti.  E sono un centravanti di mestiere.  Fine primo tempo nello spogliatoio,  il mister è sul filo del rasoio.  La panchina è a rischio, ci dice:  dobbiamo lottare tutti insieme, i problemi non si risolvono da soli.  Ma lo so che a me sta chiedendo la differenza,  perché soltanto il gol vale la mia presenza.  E sono un centravanti di mestiere.  È la ripresa e non si sfonda, spalle girate, gioco di sponda.  Come la vita: non l'ho ancora capita, ma sono entrato in partita.  Ho provato a spostarmi a destra e non cambia niente,  a sinistra è uguale, allora gioco sul filo del fuori gioco.  C'è una voce nella testa che mi dice: Alla prima buttati.  Cazzo, ammonito, simulazione, adesso l'arbitro non mi crede più.  Tensione, andiamo in difficoltà perché per questa mia furbata ci rimettiamo tutti quanti.  Allora torno a centrocampo a prendermi i palloni,  do una mano alla difesa, in tribuna iniziano a fischiare.  Che cazzo ne sanno loro che mi dicono di andare a lavorare, a lavorare, a lavorare Andate a lavorare! E sono un centravanti di mestiere.  Siamo alla fine, ma l'orgoglio mi sorregge perché il mio spirito è di Dio, ma il mio culo è solo il mio. E sono un centravanti di mestiere. Novantunesimo, c'è una mischia, so già dove andare... Gol! Gol, gol, ma vieni! Gol! "