La quarta fiaba che chiude la trilogia di Beppe Grimm ( se qualcuno chiede il bis, chi sono io per negarlo? Paganini ? )

CENERENTOLA

Once upon a time there were ….kings ? No? Why? There were what ?....There were ....Rats ”

Nell’antro regale del re Carrorum ( da carrus-i, n., m., gen, pl. , II declinazione) viveva, in mezzo ai vari nipoti, cani, gatti e pesci rossi, anche la sua vedova Mo mures (da mus-muris, s., m., pl., III declinazione - Mo ratti in italiano ) con la figliastra “ In mezzo a “ ( traduzione in italiano dal latino " inter ") e la sua unica bella figliola “Giuventina” ( anche traduzione dal latino ). Essendo lei vedova, se ne deduce che lui fosse ormai defunto. La matrigna era dura e fredda e bestemmiava continuamente contro tutto e contro tutti, senza che ve ne fosse ragione alcuna, e tutti la odiavano, ma le sorridevano per convenienza. Lei era sempre arrabbiata ed invidiosa della giovane Giuventina, dolce e brava, con tanti scudetti, coppe, targhe, campanelli, battenti ed accessori in riconoscimento della sua bravura. Queste sue qualità facevano apparire, per contrasto, la sua figlia Inmezzoa ( in latino " inter " )ancora più brutta e meschina. La sorellastra andava in giro con tanti “ pilae coriaceae lusores “ riccamente pagati. La matrigna spendeva soldi in gran quantità senza curarsi di altre cose più importanti. La povera Giuventina invece cominciò ad essere trattata male, con il solo vestitino bianco nero che le aveva regalato il nonno quando era ancora in vita. Doveva alzarsi prima dell’alba, andare a Vinovo per prendere l’acqua, a correre sia col bello che con cattivo tempo, saltare e sudare. La sera doveva poi accudire al fuoco ed alla legna del camino, sporcandosi di cenere, che trasformarono il bel vestitino bianco nero in una brutta ed informe casacca grigia, che i maligni chiamavano acciaio. A malapena si distingueva una piccola striscia di bianco e nero. Per questo tutti la chiamarono Cenerentola.  Ma la vecchia matrigna non era soddisfatta e cercava il modo di far esaltare la propria figlia a danno della figliastra. Dicendo parolacce come era suo uso, e maledicendo anche gli dei dell’Olimpus, della Canon, della Minolta e della Nikon, la matrigna chiamò attorno a sé alcuni personaggi di pochi scrupoli e tanto meno dignità ed organizzò un piano contro l’ indifesa Cenerentola. Si tenne le stanze più belle per sé e la figlia Inmezzoa e mandò Cenerentola a passare le giornate, ben 42, in una B aracca, dove lei non era mai stata e dove vivevano Crotoni, Rimini, Lecci, Leffi Albini e cromatici. La sua cattiveria arrivò addirittura a cercare di farla finire nel C aminetto, ma, fortunatamente, non vi riuscì. Nonostante tutto questo, Cenerentola rimase cortese e gentile e fece amicizia con tutte le creature che popolavano la sua realtà del momento. Una volta andò anche a Pescara, prendendo dei bei punti che guizzavano nella sua bella nuova classifica. Fece tutto serenamente, sicura che un giorno la felicità sarebbe arrivata. Lei era buona con tutti e dava aiuto a chi ne aveva bisogno. Un punto a Rimini, tre a Mantova, tre a Brescia e tutti la amavano. Un giorno re Carrorum convocò il consiglio e diede ordine di iniziare il gran ballo della coppa Italia. Tutte le donne che facevano squadra erano invitate, anche le più piccine. Subito furono spediti gli inviti ed il regale biglietto fu portato anche alla casa di Cenerentola. “ Una coppa, una coppa, andremo al gran ballo della coppa Italia..” gridarono la matrigna e la figlia. “ Anch’io sono invitata “ disse Cenerentola . Le due megere sorrisero all’idea di Cenerentola che andava al ballo indossando vestiti a Birindelli e Balzaretti. Ma la matrigna, imprecando e insultandola, le disse che sarebbe potuta andare al massimo fino a Napoli, dopo aver battuto Martina e Cesena, due brave ragazze che si davano da fare nei meandri dei sobborghi. Ritornata da Napoli delusa, Cenerentola fu occupata, come al solito, a destreggiarsi nei lavori di Frosinone e Albinoleffe, Modena ed Arezzo…

Ma il tempo passò e finalmente venne il giorno in cui anche Cenerentola potè partecipare ai grandi balli che ogni anno il Granduca Abies borisii-regis ( abete bulgaro, per coloro che non sono addentro la botanica ) , che era succeduto al re Carrarorum, dava in onore della matrigna che era intanto arrivata ai traguardi inseguiti da decenni. Come era d’uso, la figlia Inmezzoa riceveva favori da quasi tutti i sudditi del granduca Abies, principalmente da coloro che abitavano sulla bassa montagna di Viareggio e si sentiva la regina del mondo. In men che non si dica, Cenerentola vestì il suo nuovo abito più bello e corse insieme a Inmezzoa , a nero rossastra, a violetta e tante altre ragazze per guadagnarsi un buon posto al ballo dell’anno. Ma i sudditi della piccola montagna le fecero ancora tanti piccoli dispetti, rovinandole il bel vestitino nuovo che il sarto Ranieri le aveva confezionato a Ferrara, mentre cantava “ rose rosse per te “. Essendo Ferrara vicina al fiume Po, fu messa su una Zatterona per farle attraversare la corrente, ma nel fiume cozzò contro un Melo che non dava frutti ed un Del pero ormai rinsecchito dagli anni. Furono ancora tempi Amauri per la giovinetta. Disperata Cenerentola singhiozzò “ E’ proprio inutile, non c’è niente da fare. Non conquisterò mai le grandi orecchie…” e piangeva, piangeva…Ma in quel momento, da una nuvola di stelle, uscì un maghetto dalla faccia tonda e dal sorriso gentile , avvolto in un mantello di euro, che le disse con voce dolce “ Sciocchezze figliola, asciuga le tue lacrime, non vorrai andare al prossimo ballo in questo stato.. “ Cenerentola smise di piangere e chiese : “ Chi siete ? “ “ Sono l' Agnello tuo padrino e mi chiamo Andrea “ rispose lo strano personaggio uscito dal nulla . “ Penso che per prima cosa tu abbia bisogno di una caciotta…mmm… Marotta…scusa…” Cenerentola non capì il motivo. Lei era solita avere a che fare con un ramo Secco e bottiglie di vino Blanc. Il maghetto Andrea agitò la sua bacchetta magica e cantò “ mencica bula, salagaderi, salica bula, mencica deri …” ed apparve come d’incanto Luigi Delneri. “ Adesso abbiamo bisogno di un bravo attaccante.” Alcuni piccoli amici di Cenerentola si presentarono di corsa e ancora una volta la fata cantò le parole magiche “ mencica bula, salagazini, salica bula, mencica zini “ e si materialilzzò Giampaolo Pazzini. Alla fine il vestito vecchio e strappato ( anche meniscato, stiramentato, fratturato…) divenne uno splendido vestito di seta e da sotto i calzettoni spuntarono bellissime scarpette di pelle di ... ( dlin dlon ...pubblicità ) .  Finite tutte le trasformazioni, maghetto Andrea disse a Cenerentola “ Adesso tocca a te mia cara, ma, mi raccomando, non restare al ballo dopo la mezzanotte ( i balli dovevano sempre finire prima causa diritti TV ) “. Cenerentola promise e partì felice verso il palazzo.  Fine parte prima - La seconda parte seguirà……….