Stadio Marcantonio Bentegodi di Verona. 20 maggio 2017. Roma e Chievo si giocano una di quelle classiche partite da fine stagione tra spettacolo e ritmi a tratti balneari. I giallorossi in verità stanno ancora lottando per l'accesso diretto in Champions League, mentre per i clivensi l'obiettivo salvezza è già in cascina. A bordocampo si intravedono due sagome in particolare che svolgono gli esercizi di riscaldamento. Fisici molto diversi, come la forza mentale e la fatica necessaria per impiegare ogni singolo gesto. Sono Francesco Totti ed Emanuel Vignato. Il primo va per i 41 anni ed è alla sua penultima presenza in carriera, il secondo di anni non ne ha nemmeno 17, e ancora attende il primo gettone nella massima serie nonostante una manciata di convocazioni. I due si incrociano, Totti scherza con questo ragazzino che potrebbe serenamente essere suo figlio e gli chiede il nome, lui risponde tra l'ammaliato e l'estasiato. L'immagine fa il giro di giornali e televisioni, qualcuno ci vede, esagerando, un passaggio di consegne. Sì perchè Vignato, che quel giorno effettivamente viene gettato nella mischia e fa il suo esordio, è considerato un talento purissimo, forse il più brillante mai visto nel settore giovanile clivense.

Le cose però fino ad ora, per l'attaccante italo-brasiliano, sono andate un po' diversamente. L'anno successivo non mette a referto neanche un minuto, mentre nel 2018/2019, complice la situazione di classifica disastrata e la condanna matematica, Mimmo Di Carlo gli concede maggiore continuità. Le presenze sono 10, tutte nel girone di ritorno e ben 9 nelle ultime 9 partite. Il tutto condito da un assist e soprattutto da un gol, il primo in assoluto, ironia della sorte in una vittoria contro la Lazio. Con la retrocessione in Serie B per un Vignato poco più che 19enne c'è la possibilità di una crescita più lenta e stabile, ed effettivamente così avviene. Il giovane chiude il campionato 19/20 con 32 presenze, 5 gol e 3 assist, attirando già a gennaio l'attenzione del Bologna, che lo acquista per poi lasciarlo in prestito in Veneto fino a fine stagione. 

A questo punto Vignato è una promessa importante per il nostro calcio, è nel giro della nazionale Under 20 e su di lui iniziano a soffermarsi le luci dei riflettori. Con i felsinei però la scintilla non scocca mai. In due stagioni e mezzo il giovane segna un solo gol. Mihajlovic lo utilizza ad intermittenza, non riuscendo a incastonarlo nel suo sistema di gioco, e anche con Thiago Motta le cose non si smuovono. Il suo è un ruolo delicato, un'ala/trequartista piccola e veloce, cui piace dribblare e mettere palloni in mezzo per i compagni, ma anche toccare spesso la sfera per creare gioco trovando una posizione intermedia tra terzino e mezzala avversaria. L'allenatore serbo ha tentato, soprattutto quando lo ha inserito a partita in corso, di trasformarlo in un intermedio di centrocampo con licenza di impostare e progredire palla al piede. Esperimento che non ha dato particolari risultati, complici anche la fisicità non eccelsa del ragazzo e la sua non perfetta attitudine in fase difensiva. Anche quando impiegato da quinto sulla fascia destra le cose non sono andate meglio, ma per certi versi per i motivi opposti. Giocare con i piedi sulla fascia laterale infatti sicuramente risalta le qualità di Vignato nel dribbling, ma allo stesso tempo ne limita fortemente il raggio e le possibilità d'azione. Il suo destino appare segnato, con una storia in maglia rossoblu che ricorda sinistramente quella dell'ex-compagno Andreas Skov Olsen.

Nell'ultima sessione di mercato Vignato passa quindi in prestito all'Empoli, occupando la casella liberata da Bajrami. Una scelta strana, in quanto la compagine di Zanetti è una delle poche in Serie A a non utilizzare né esterni d'attacco né laterali. Vignato si trova quindi a doversi adattare ad una posizione ibrida, che può essere quella della seconda punta mobile come del trequartista. Una condizione che tra l'altro condivide con il coetaneo e connazionale Nicolò Cambiaghi. Non il massimo per chi è partito alla ricerca di stabilità, dopo anni a lottare con ruoli non definiti e feeling mai sbocciati con gli allenatori. La realtà però ci dice che alla prima presenza Vignato ha già timbrato il cartellino, pareggiando in pochi giri di lancette il suo score in terra emiliana. Un gol tra l'altro pesantissimo, poichè decisivo per il pareggio in uno scontro diretto al 95'. La sicurezza con cui Vignato ha scagliato il suo destro al volo, regalo di un rimpallo in area di rigore, alle spalle di Dragowski è un segnale di speranza per tutto il calcio italiano. La coordinazione e la pulizia del gesto sono il promemoria che il talento non è un'allucinazione collettiva, e per questo va difeso e se necessario aspettato.

In terra toscana il ragazzo potrebbe aver trovato una situazione ambientale molto favorevole, e partire con il piede giusto in questo senso non fa che aumentare le sensazioni positive. A Empoli la crescita dei giovani è parte integrante dell'identità societaria. Zanetti ha a disposizione molti ragazzi italiani di grande potenziale, dal già citato Cambiaghi a Tommaso Baldanzi, trequartista classe 2003 nonchè capocannoniere della squadra. Poi Roberto Piccoli, arrivato anche lui nel mercato di gennaio per rilanciarsi dopo qualche infortunio e difficoltà di troppo. Infine i più noti, e probabilmente pronti al grande salto, Vicario e Parisi. Davanti la competizione è aggueritissima, ma per chi è in rampa di lancio questo non è necessariamente un male. Tutto sta nel saper indirizzare e accompagnare i ragazzi nel modo giusto, mettendoli nelle condizioni di esprimersi al meglio e testare i propri limiti. 

Come detto, per Vignato questa è una grande occasione per ripartire e trovare la chiave di volta per la propria carriera, puntando forse ai fasti che per lui si prospettavano qualche anno fa. Ritrovare fiducia in se stesso è imperativo, ma allo stesso tempo lo è sistemare ciò che non ha funzionato a Bologna. L'applicazione difensiva, la presenza in zona gol, la rapidità e l'intelligenza delle scelte. Il nativo di Negrar possiede doti di cui il nostro calcio ha disperatamente bisogno, che sono coraggio e tanta fantasia. Sarebbe un peccato non poterne usufruire domenica dopo domenica per tanto tempo ancora. Per il suo e il nostro bene. Per la bellezza del gioco che tanto amiamo.