Calatino... a Caltagirone.

Eccomi qua. Un panzerotto alla ricotta al bar Iudica e Trieste, in pieno centro storico (il primo consumato quest'estate era stato dedicato, quasi in rito, all'amico di blog 1942Pipporossonero, che conosce questa mia città, apprezzata in una sua visita che data un mucchietto di anni fa).
Un caffé con miscela della Brasilrecca di Catania, che bevo senza aggiungere zucchero, per dar modo alle mie papille gustative di saggiarlo divertendosi profondamente e restituendomi un che di benessere, ed eccomi pronto a dribblare ricordi e nostalgie, che sono venuto appositamente a rinvigorire, tornando nei posti dove sono nato e dove ho vissuto parte della mia adolescenza, ma che adesso mi distrarrebbero dal concentrarmi sul calcio, sul mercato estivo e sulla mia Inter e, quindi, uscito dal bar lancio solo una breve occhiata da innamorato alla scalinata che, pur bellissima, o addirittura ancora più bella, al tempo della mia quasi adolescenza mi faceva disperare quando il pallone usciva dai limiti del campetto, improvvisato sulla piazzetta davanti al sacrato della chiesa di Santa Maria del Monte (ex Matrice), e, di spigolo in spigolo, acquistava velocità e bisognava cercare di afferrarlo al volo prima che arrivasse nella piazza del Municipio, costringendoci poi a fare all'inverso i 142 gradini, con frontalini in ceramica, narranti secoli di storia con le loro immagini, ma totalmente ignorati da noi che di corsa volevamo riprendere il più in fretta possibile la gara appena interrotta.

Mi sono già stancato al solo narrare il ricordo di quegli eventi!

A dire il vero, a contrastare il nostro talento calcistico e, probabilmente, ad avere privato il mondo del calcio professionistico di veri fenomeni, che avrebbero – quasi certamente – segnato un'era di fasti pallonari, vi era anche il sacrestano, don Ciccio, enorme e cattivissimo, ai nostri occhi, che perdeva la bonarietà quasi sdolcinata che mostrava quando, con un enorme grappolo d'uva dorata e mezza forma di pane, si apprestava a consumare il suo pasto pubblico, sedendo all'ombra su un gradino.

A volte, durante una fase concitata e rumorosa dei nostri matches, sbucava dal nulla (che comprendeva tutto il mondo al di fuori della nostra tenzone) invadendo il nostro rettangolo di gioco (elegantemente posto ai piedi del bellissimo pannello in ceramica da dove i vincitori della lotta contro i saraceni, distraendosi temporaneamente dai loro ben più seri compiti, ci osservavano silenziosi e attenti, senz'altro apprezzando le nostre giocate), per tentare, con tutta la velocità che gli permetteva la sua mole, alleata per l'occasione alla sorpresa, di carpirci il pallone, scorrettamente utilizzando anche le mani, infischiandosene delle elementari regole che anche un match non proprio regolamentare comunque impone.

In quel momento, come d'incanto, le due squadre si fondevano in un nuovo singolo team che giocava la sua partita contro il minaccioso intruso e il possessore del pallone, in quel momento oggetto dell'attenzione del sacrestano, passava elegantemente palla al più vicino giocatore, magari fino ad un istante prima avversario inconciliabile e irriducibile, che tentava, direttamente, o attraverso altri eleganti cambi di gioco, di raggiungere il giocatore più lontano e con più probabilità di fuggire con l'amato oggetto. A pallone salvo, tutti correvamo via, infilandoci per gli stretti carruggi lì intorno e svanendo nel nulla, con il cuore in gola.

Altre volte, raramente rammento, l'imprecisione, dovuta al terrore imminente del portatore di palla, ci vedeva sconfitti. Il pallone veniva afferrato poco elegantemente da don Ciccio, cosa che avrebbe riconosciuto anche lui, che appoggiandolo al fianco, quasi a voler mostrare un mostro a due pance, estraeva il suo coltello, altrimenti utilizzato per affettare il pane, e faceva harakiri colpendo la sua pancia fittizia, con una smorfia di cattiva beatitudine (!?), e poi gettando con disprezzo l'inerte e sgonfio pallone di plastica, mentre noi, a prudente distanza, ne eravamo inorriditi.

A voler essere giusti, credo che parte del suo avversarci fosse dovuto al fatto che, per comodità, trovandosi incautamente all'estremità di uno dei lati corti del rettangolo, il portone della chiesa venisse utilizzato come porta e che, per uno strano scherzo del destino, delle due squadre, formate tirando a sorte tra i presenti, quella che avrebbe fatto bottino di punti centrando il portone (e perfino, per i più abili, tra cui anch'io, spesso, pure la porticina aperta per i fedeli) era immancabilmente la più abile e proficua.

Il prete, a cui il ritmare, neppure troppo accurato come tempo, musicalmente parlando, probabilmente non era gradito (forse in memoria di tante sconfitte a pallone, nella sua infanzia, o, più verosimilmente, per rispetto delle sue funzioni) ne era eccessivamente irritato (o, almeno, quanto bastava per scatenare il suo killer personale sulle nostre tracce).

 

§§§

Corso, Bonimba, Simeone, Pirlo, Seedorf... e Icardi?

Ok, mi sono distratto!
Torniamo al presente.

Anzi no, andiamo a rivisitare qualche altro evento del passato.

Mariolino Corso fu ceduto dall'Inter al Genoa nel 1973: il Mago (HH), tornato dopo la cessione dell'Inter, da Angelo Moratti a Fraizzoli, finalmente ottenne la sua testa, dopo anni e anni di tentativi andati a vuoto per colpa del suo presidente che gli negava quel piccolo piacere personale di poter condannare all'esilio quell'antipatico (a lui) talentuoso elemento.

Tutto per il bene dell'Inter, ovviamente. Mazzola, un po' in declino come attaccante, avrebbe trovato un destino diverso a centrocampo, allungandogli la carriera e, a quel punto, dal centrocampo bisognava tagliare un ingombrante Mariolino Corso. Dopo anni di dualismo mai risolto, il ritorno di Herrera faceva felici i mazzoliani a scapito di noi che adoravamo l'imprevedibilità e le “stranezze” mancine di Corso.

Giovanissimo, ci soffrii abbastanza e, l'anno successivo, dai gradoni in cemento di San Siro, non me la sentii di tifare contro il Genoa di Corso. Finì 0-0, risultato opportuno per non farmi troppo male, e me ne tornai a casa deluso dall'aver visto Mariolino con un'altra maglia.

Nel frattempo, la “soluzione” Mazzola non offriva palloni validi a Bobo Boninsegna, abituato alla precisione millimetrica di quelli di Corso, che smise di segnare a raffica e dal breriano nomignolo di “bonimba” fu rinominato “gatto di marmo”. Questo portò, tempo dopo, a scambiarlo, intravedendo un affarone d'oro, con lo juventino Anastasi, pensando di aver loro mollato una “sola”.

Boninsegna, interista costretto a vestire controvoglia la maglia bianconera, fece rivedere spesso in campo “bonimba”, mollando pure due pappine all'Inter al primo incontro da avversario. Altra mia sofferenza.

Anastasi, invece, fu d'ispirazione per il futuro programma di successo della RAI “Chi l'ha visto?”.

Questo per dire che non c'era mica bisogno di scomodare il bravo Peppino Marotta per fare proficui affaroni al contrario, mollando “sole” come Bonimba, Pirlo, Seedorf, Simeone, ed ora Icardi, agli avversari.

Lo so, lo so. Sono in minoranza tra i tifosi nerazzurri che stravedono all'idea che Icardi, scarso com'è e infetto di problemi, vada a indebolire le compagini avversarie favorendoci. Lui, “gatto di marmo” moderno, con i suoi limiti ammazzerà le velleità avversarie in un sol colpo, sapendo solo segnare. Due incompetenti che lo apprezzano, come e più di me, lo vorrebbero con loro, avendolo uno definito “il più forte attaccante d'area al mondo”, l'altro, semplificando il calcio, narrava che devi avere un portiere che para tutto (o quasi) e un attaccante che segna comunque, come Icardi, e hai già fatto metà del lavoro.

§§§

Marotta... e Ausilio

Devo delle scuse ad Ausilio.

Pensavo che fosse stato lui ad avere mandato l'incauto tweet della “decapitanizzazione” di Icardi attraverso la rete (tanto amata da Wanda Nara) per chissà quale giramento di scatole oppure per una mal digerita grandiosa trattativa, andata in malora per essersi Icardi messo di traverso.

Trattativa che avrebbe portato il Pipita a fare sfracelli per la parte nerazzurra di Milano, con in dote un bel po' di milioni, e quella palla al piede di Icardi a zavorrare le aspirazioni juventine, annientandoli in un sol colpo.

Invece, fu Leonardo a bearsi del colpaccio Higuain e a presentarlo trionfalmente con la maglia rossonera, gonfiando le aspettative dei cugini e ispirando loro vaghe sensazioni di trionfo. Ci credevano tanto (non i tifosi, i dirigenti) da prendersi in carico un prestito oneroso di 18 milioni di euro più i 9 milioni di paghetta annua.

La beatitudine finì in fretta e quella scelta travolse, alla lunga, il bravo Leonardo.

Questo avrebbe dovuto portare Ausilio ad accendere tanti ceri (a San Siro?) per aver mancato il colpo dell'anno a causa di quell'ingrato di Icardi. Invece, forse...

Così, pensavo che avesse ancora il dente tanto avvelenato da colpire di tweet e che l'esperto Marotta si fosse prodigato per riportare un po' di pace nell'ambiente (inesperto, ruspante e pazzo da sempre) con la sua saggezza.

Invece, sembra che sia stato proprio il buon Peppino ad avere dichiarato guerra, anche se poi un avvocato aveva portato un ramoscello d'ulivo in una mano (e un mitra nell'altra?) ed era stata firmata una tregua con il reprobo Icardi.

Sono tra quelli che ha visto di buon occhio l'arrivo di Marotta all'Inter e non ho ancora motivi di pentimento ma, quello che per tutto il tifo estremo, e gran parte di quello autentico, è un merito (l'allontanamento di Icardi) per me è una cavolata che mi ha mosso a tintinnio prematuramente il campanello di allarme, ricordandomi come in passato fossimo stati “grati” ad altri che poi ci avevano liberato di palle al piede come Simeone, Pagliuca, Baggio...

§§§

Icardi. Destinazione preferita... da me.

Non solo non ho motivi di rancore nei confronti di Icardi, come altri tifosi interisti, ma confesso perfino di apprezzarne le qualità.

Non solo non penso che sia scarso o che non sappia neppure stoppare un pallone (come qualche incauto e sciocco detrattore ha spesso affermato nei commenti agli articoli su questo sito) ma lo trovo tecnicamente bravissimo: letale come attaccante e preciso negli scambi nello stretto. Questo mi fa desiderare che non lasci l'Italia, facendoci perdere un talento, affermato e consolidato nel nostro campionato, nonostante i suoi 26 anni.

Stessa cosa pensai e scrissi a suo tempo di Cancelo, auspicando che restasse nel nostro campionato, domandandomi come mai la Juve non facesse un tentativo di prenderlo (cosa che poi fece).

Detto ciò, e affermando pure che la mia prima opzione sarebbe quella che restasse all'Inter, passo alle due opzioni di forzato ripiego:

Napoli. La mia preferita subito dopo la sua (impossibile?) permanenza all'Inter, in quanto squadra che ha spesso mosso le mie simpatie, raggiungendo il culmine, recentemente, con l'era Sarri. Divertendomi spesso, nella leggerezza del non tifo, per l'ariosità del gioco. Pur penalizzata dalla mancanza di ricambi all'altezza dei titolari ha spesso reso il campionato, per periodi più o meno lunghi, interessante.

Non è più la squadra di Sarri ma nel 442 di Ancelotti, affiancato a Milik, farebbe sognare i tifosi partenopei, diventandone un beniamino. Fossi in lui andrei...

Juventus. Sì, sono un tifoso avversario e non un nemico giurato dei colori bianconeri e, pur a malincuore, per farlo rimanere nel nostro campionato, lo vedrei anche con la loro maglia, tanto più con un allenatore che apprezzo molto. Maurito è veloce di pensiero e di gambe, come il vecchietto in formissima che parte dalla loro sinistra. Libera spazi o ne occupa intelligentemente. Tira o ti mette palloni da sfruttare. Chi pensa che non possa coesistere con Ronaldo non la pensa come me. Se anziché utilizzare il 433 Sarri volesse tornare al 4312, perfino con Dybala ad un passo dall'area avversaria, pronto a entrarci per sfruttare gli spazi centralmente duettando, o cantando in trio, sarebbe un bel vedere. Certo certo, l'ingrato, magari, ci punirebbe anziché boicottare la Juve con la sua scarsa attitudine al lavoro di squadra (come ha fatto quest'anno a non sfruttare la bellissima annata di Perisic che forniva vagonate di assist ad ogni discesa, è un mistero!), come fece l'altro limitatissimo attaccante d'area e interista fino al midollo, Boninsegna. Ce ne faremo una ragione e, magari, verrà fischiato dal popolo interista per un motivo valido.

Dovesse segnare, spero che esulti, anziché reprimere la gioia del goal per un non ricambiato affetto e perché è giusto così: il calcio dev'essere gioia. Spero, comunque, che non abbia motivo di esultare contro di noi semplicemente perché la nostra difesa saprà reggere il peso delle loro offensive.

Poi, scontri diretti a parte, gli auguro il meglio e lo seguirò con attenzione ovunque decida di andare.

§§§

Conte

Inutile nascondersi dietro un dito: se paghi un allenatore molto di più di quello che ha vinto gli ultimi 5 campionati ed ha portato la sua squadra a giocarsi due finali di champions, non lo fai per bontà d'animo, ne lui lo vorrebbe. Conte vorrà guadagnarsi la stima dei tifosi (non parlo di quel gruppetto che contesta chiunque a prescindere, se non va loro a genio o se non si genuflettono dinanzi a loro, raccattando motivi anche tra i rifiuti, pur di farlo, tanto da aver fatto piangere perfino il Cuchu, a suo tempo. Non li considero. Né le loro farneticazioni riguardanti Conte, per fortuna cancellate in fretta, avevano un che di sensato) e dei suoi nuovi datori di lavoro, mosso anche dall'orgoglio di poter diventare un grosso ostacolo sul percorso di una Juve ulteriormente rinforzatasi e che, per questo, parte da una distanza perfino superiore a quei 21 punti dell'ultimo campionato, nell'immaginario dei più.

Cosa farà per raggiungere questo obbiettivo, anche se sono certo che punterà più in alto, non so. Non dubito che si impegnerà allo spasimo (dei suoi giocatori). La società gli ha garantito i giganti che vuole come coppia d'attacco e un centrocampo rafforzato da innesti di qualità e intelligenza tattica, senza penalizzare il dinamismo. Ha anche in magazzino ferri dismessi che possono tornare buoni, se rimessi a posto, e so che lo farà. Non mi riferisco a Perisic che parte per un'ennesima stagione in cui gli si chiede continuità e spero che sia quella giusta. In passato non lo è mai stato e i goal di Maurito hanno sempre mascherato le carenze delle fasce nel dare un contributo determinante. La colpa che affibbio a Spalletti, ad esempio, è quella di non aver cercato, in alcune partite più ostiche, di dare più peso alle giocate centralmente, sfruttando una seconda punta come Martinez per aggiungere peso al lavoro di Icardi e posizionando dietro alle punte gente in grado di sfondare le linee (in mancanza del buon Naingollan, anche Vecino con il suo fisico).

Conte con il suo 352 potrebbe essere un buon motivo di interesse per vivacizzare un ulteriore campionato, altrimenti, assegnato già in partenza. Il Napoli con i suoi rinforzi (che spero comprendano Icardi) sarà un osso duro a cui contendere il 2° posto e con cui provare ad infastidire la Juve il più a lungo possibile: non sono gli scontri diretti a decidere le sorti del campionato (a meno che non sia equilibratissimo, cosa che non prevedo in un futuro molto prossimo) ma il numero di partite alla tua portata che fallisci e che ti fanno traboccare la bile.

§§§

Giampaolo e il Milan

Potrebbero essere i cugini la vera sorpresa positiva della prossima stagione, dando per scontato che l'Atalanta di Gasperini non meriti più di esserlo. Certo, dà uno vago senso di stranezza dover definire una squadra con un palmares come quello del Milan “sorpresa” ma non è ingiusto. Inter e Milan negli ultimi anni hanno latitato le posizioni che spetterebbero loro di diritto, perdendolo con il loro oziare tra campagne estive illusorie e campionati mediocri, o poco più.

Quest'anno, come altri prima di questo, sono ancora chiamati a tramutare i propositi in realtà. Il Milan, con meno carico di aspettative addosso, potrebbe stupire perfino i propri tifosi. Cosa che auguro loro, fermo restando che se ne stiano, comunque, dietro di noi.

Il gioco di Giampaolo è spesso piacevole e redditizio. Altre volte, però, semina punti per strada. Al Milan che aspira a riappropriarsi di stima e prestigio non sarà sufficiente il solo bel gioco, né potrà permettersi cali nella fase finale del campionato, quando testa e gambe a posto possono farti fare balzi insospettati nei confronti delle cicale che hanno già dato tutto. La mia sensazione, forse influenzata dalla simpatia, mi fa pensare ad una sua consacrazione, alla prima vera opportunità con una squadra dal peso storico imponente. Glielo auguro.

§§§

A parlare del prossimo campionato...

sento già formarsi l'acquolina in bocca per la voglia di partite.

Buona estate a tutti.