PSICOLOGIA DEL TIFOSO ROSSONERO

Desmond Morris, negli anni ’80, scrisse il suo bellissimo saggio – La tribù del calcio – un classico della sociologia, ma anche una puntigliosa analisi delle varie sfaccettature dell’universo del pallone. L’antropologo inglese  sostiene che  i riti e le mitologie del calcio sono, in  qualche modo, contigui ai riti tribali.  Morris, inoltre, evidenzia  come  i calciatori , oggi, siano  i nuovi gladiatori e, in questa veste, interferiscono, con le loro gesta, sulla sfera emotiva di chi partecipa al rito dagli spalti dello stadio dove trovano posto tutte le figure dell’inconscio collettivo.

EPIFENOMENO DEL TIFO MILANISTA 

Se lo studioso britannico  esaminasse oggi il  baratro del dissesto societario e di gioco, della squadra, in cui è precipitata l’entità Milan rileverebbe – come epifenomeno -anche la forte crisi d’identità della tifoseria rossonera. Per alcuni studiosi di psicologia, sostenitori della teoria somatica dell’emozione, la coscienza appunto di un’emozione, quando questa si rivela piacevole o dolorosa, non ne costituisce l’essenza, bensì il mutamento fisiologico da cui emerge l’epifenomenismo.La lunga crisi – ormai più di un decennio – ha provocato, nella psiche  di una buona parte della tifoseria, un fenomeno di rigetto verso i protagonisti reali dell’evento-partita,  ovvero i gladiatori –calciatori. Non sono più le loro gesta, in  campo, a innescare le emozioni di chi vive l’evento-partita dalle gradinate dello Stadio. Le delusioni, stratificatesi, nell’animo e nella mente,  nel corso di un decennio, hanno portato una parte della tifoseria a riconoscersi nelle ‘gesta’ dei dirigenti a cominciare da Gazidis, un cerbero che, a differenza del personaggio mitologico, posto a guardia degli inferi, sorveglia banalmente l’andamento dei conti di  Casa Milan, con la  puntigliosa determinazione di un Ebenezer Scrooge, l’avarissimo protagonista di A Chistmas Carol di Charles Dickens. Questa nuova e anomala – lasciatemelo dire – tendenza della tifoseria rossonera non si è accontentata di erigere a mito Gazidis,ma ha dedicato un incredibile ditirambo a Paolo Scaroni, ex grand commis dello Stato ( ovvero un boiardo di Stato) che si ritrova a fare il presidente del Milan e nessuno si è mai chiesto perché? Per la cronaca, Paolo Scaroni, fa parte dell’entourage berlusconiano da lunga pezza. C’è una razionale spiegazione a questo, oppure siamo in presenza di una straordinaria coincidenza? Ah…saperlo!

GEGENPRESSING

Significa, più o meno, riaggressione concetto-chiave della teoria calcistica o, meglio, del verbo calcistico, predicato dal maestro ( un altro?)  Ralf Rangnick . Se, abbiamo capito bene consiste nel riconquistare la palla quando la si perde attaccando e deve avvenire in 8 secondi. Come ben sapete i tedeschi hanno, storicamente, una forte propensione alle azioni rapide che indicano poi con sintetiche denominazioni.  Ecco, mi viene in mente  blitzkrieg…si lo so porta un po’ sfiga…ma speriamo bene. A proposito di Herr Rangnick c’è ancora da dire che non ama i giocatori ingombranti, quindi credo proprio che con Ibra non si intenderanno tanto. Ma, da quel che leggo, magari è solo gossip, anche Rebic avrebbe qualche problema con il professore. Il ‘goleador ‘ rossonero infatti ha giocato nel Lipsia, quando il DS era Herr Rangnick, e il rapporto non è stato tutto rose e fiori. Rebic potrebbe quindi chiedere di rientrare a Francoforte, con un anno di anticipo. Il prestito è biennale. La mia sensazione è che se Maldini, a giugno , dovesse andar via, credo che anche  Hernandez lo imiterebbe. A Milano è venuto perché Maldini è stato sempre un suo mito.  Intanto, i tifosi rossoneri, in fuga dalla realtà attendono che il Messia Ralf, il profeta del nuovo Milan, detti la sua lista a Gazidis., al telefono, per ovvie ragioni sanitarie e qualcuno già sogna. Infatti ho letto ,da qualche parte sul blog, il nome di Neymar ( mi viene da ridere) ma poi approfondendo ho capito che si trattava di un delirio da tastiera, pestata in un momento difficile come quello che stiamo attraversando. :L’isolamento produce di questi effetti. Colpi dai 50 milioni in su scordateveli e .comunque, quando finirà questo incubo, che ci sta ammorbando la vita e la salute ,niente sarà come prima. Bisognerà ricostruire sulle macerie, altro che Neymar.

EUROPEI, ARRIVEDERCI AL 2021

E’ stata dura, ma alla fine gli ‘zucconi’ dell’Uefa hanno ceduto alle argomentazioni dei 55 rappresentanti delle Federazioni affiliate. Un rinvio che, almeno in teoria, dovrebbe consentire la conclusione dei campionati nazionali e le coppe per club. La nostra Lega Calcio Serie A – la Confindustria del pallone – conta di riprendere a giocare da inizio maggio, anzi loro sperano dal 25 aprile ( hanno scelto una data simbolica evidentemente ) pubblico presente o, quantomeno, a porte chiuse. Ma, ovviamente, tutto dipende dall’avanzata del contagio. Se non si attenua bisognerà annullare il campionato. Ma, secondo voi, ammesso che il contagio allenti la sua presa, le autorità sanitarie consentiranno stadi affollati? Questo virus non è stato svelato interamente, non c’è un vaccino e per le cure si brancola nel buio. Certo, l’ansia dei presidenti delle società di calcio è comprensibile. C’è il rischio di un serio default economico.

SERIE A, PASSIVO DA INCUBO

Bambole non c’è una lira. Non c’era neanche prima del Coronavirus. Il bilancio 2018/2019 ,infatti, si è chiuso con un passivo pesante: da 65 a 274 milioni. Il rischio ora è che , a causa del contagio, il passivo da buco diventi una voragine: quasi 700 milioni. Un quotidiano ha scritto che il nostro amato campionato di calcio, croce e delizia delle tribù del tifo, perde 750 mila euro al giorno, quasi come l’Alitalia. Solo che, a differenza della costosa compagnia di volo nazionale, lo Stato non può intervenire a colmare le falle. Anche perché, cari amici, oltre a pagare canoni, biglietti e abbonamenti, non è ipotizzabile scaricare sul contribuente italiano le nefandezze contabili delle varie società. Ci sono anche altri aspetti legati a questa crisi. Le plusvalenze, tanto amate, dal  Fondo speculativo che guida i destini del Milan, rischiano di  non essere realizzate  perché le quotazioni dei calciatori scendono precipitosamente. Concludo, rivelandovi, un cattivo pensiero. Mi immagino Singer, seduto in poltrona, davanti alla sua immensa e costosa scrivania, con decine di telefoni che squillano, schermi che rimandano le cifre del tonfo delle Borse mondiali. Squilla un telefono speciale risponde e qualcuno gli sussurra qualcosa. Singer, irritato, urla: “ Ivan non ho tempo per pensare al Milan, vedi di sbrigartela da solo e non mi seccare.”

 

 


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