Luciano Castellini (Milano, 12 dicembre 1945), cresciuto nelle file del Monza, dove militò per 5 stagioni, nel 1970 passò al Torino come erede di Lido Vieri e fu subito titolare. Coi granata rimase 8 stagioni, collezionando 264 presenze (201 in Serie A, 42 in Coppa Italia, 21 in Europa), vincendo lo scudetto nel 1975-76 e la Coppa Italia nel 1971.
Ha detenuto per 42 anni (dalla stagione 1976-1977) il record di minuti (517), senza subire reti per un portiere del Torino; il primato è stato battuto il 3 marzo 2019 da Salvatore Sirigu.
Molti ricorderanno la commozione profonda di Luciano dopo la partita dello Scudetto, contro il Cesena, consolato da tutti i compagni di squadra e da Mr, Radice. Fu un’emozione cosi vera, così intima che Il Giaguaro, tempo dopo, in un intervista disse: "Quello scudetto (del 1975-76) è una parte di noi, è la nostra vita. Quando vinci uno scudetto con la maglia del Toro, tutto ciò che hai fatto prima e quello che farai dopo non conta più nulla". Luciano Castellini, l’ultimo eroe romantico a guardia della porta del Toro..

Castellini era un portiere eccezionale: quando la palla volava verso l'incrocio dei pali, lui spiccava un balzo verso il cielo e noi non osavamo fiatare, finchè, quando Castellini bloccava il pallone, ci sembrava di essere stati con lui lassù.
Faceva comprendere che una parata valeva spesso più di un gol e che in un mondo in cui quasi tutti sognavano di diventare attaccanti, faceva venire voglia di giocare in porta, di essere un po' tutti Giaguaro, anche se il primo a sognare di essere un attaccante era proprio lui, che spesso si allenava come tale e desiderava, prima di lasciare il Torino, per una volta giocare una partita schierato in attacco dal primo minuto.
Anche Luciano, come Pulici, ebbe il suo battesimo granata con Ferrini. Nel corso di una partita di allenamento, arriva un pallone verso la porta. Castellini chiama la palla e si proietta a pugno chiuso in avanti con tutto lo slancio possibile; invece di prendere la palla colpisce in pieno volto Ferrini, che cade a terra tramortito.  A terra Ferrini scuote la teta, poi si rianima, si alza in piedi e va verso Castellini, tutti temono il finimondo, invece Giorgio Ferrini, da un bel pizzicotto al viso di Castellini e gli dice:” Bravo! Adesso sei anche tu del Toro!”
Ricorda il Giaguaro: ”Nel Torino si stava bene e si era accettati se si dimostrava di essere un atleta robusto e deciso. Quelli molli non resistevano, venivano emarginati e chiedevano di andarsene”.
I tifosi granata ringraziano ancora quel Giaguaro, praticamente imbattibile, così come gli sono riconoscenti per le uscite spericolate, quando letteralmente andava a strappare il pallone dai piedi dell’avversario. Le uscite di Castellini avvenivano a valanga, acrobatiche al massimo, con un coraggio quasi folle, rischiando ogni volta testa e gambe subendo spesso duri scontri, senza mai diventare più prudente. In un derby Castellini aveva appena effettuato una parata a terra e stava trattenendo una palla in area piccola, quado arrivò Romeo Benetti, che cercando di togliergli la palla, lo colpì su una gamba con il piede a martello. Castellini si fece molto male e per quel fallaccio perse parecchie domeniche per infortunio.
Lo chiamavano il Giaguaro per quel suo modo di saltare da un palo all’altro della porta con scatto felino e riflessi davvero impressionanti. Molto appariscente nelle uscite e nelle prese al volo, era il padrone indiscusso dell’area piccola e capace di muovere la difesa come pochi altri al mondo.
Il "Giaguaro", è stato un ottimo portiere. Temerario nelle uscite, forte tra i pali, abile sui rigori.
Con la Lazio, era stato assegnato un penalty, che è stato tirato tre volte: Luciano aveva parato il primo, deviato il secondo, ripetuto per estranei in campo, ed al terzo tentativo, la palla era andata alta.
Ha giocato in Nazionale A una volta, e 6 in B, sempre con la maglia del Torino, squadra con la quale vince il campionato nel 1975 - 76, giocando sempre da protagonista, suscitando delle fortissime emozioni in se stesso e sugli spalti.

Un portiere di grande valore. Ho annotato alcuni giudizi sintetici, sul Castellini portiere, dati da autorevoli giornalisti di quel periodo.
Gianni Brera dice: "Il nostro caro Fanfulla Castellini, ha offerto un saggio della sua straordinaria bravura";
Antonio Scotti, del "Roma": " E' stato bravo, sempre, il "Giaguaro". Si era presentato in campo, con un febbrone appena smaltito, e qualche linea di febbre ancora residua, ma nel clima dell'incontro, Castellini é stato sempre presente a se stesso: molto tranquillo disinvolto, rigorosamente attento, senza nulla concedere alla platea" (Torino-Napoli 0-0).
Lo stesso "Giaguaro", racconta: "Dopo Torino capii che solo Napoli poteva darmi qualcosa, e su consiglio di Zoff, accettai Napoli, anche perché a Torino sentivo soffiare il venticello della battuta: "Ormai è vecchio", e si parlava di rinnovamento. Fu una giornata segnata. Momenti lieti, ne ho avuti tanti: Zoff è stata la persona con la quale ho legato di più.
Tutti ricorderanno quell’uscita in terra di Germania, abbattendo l’ala del Borussia che si era involata sulla fascia destra in perfetto contropiede ed in vantaggio numerico: Castellini uscì dall’area aggredendo il poveretto rimediando un’espulsione immediata che pagò amaramente, ma che diede la possibilità a Graziani di mettersi in mostra anche come portiere, guadagnandosi il tifo del pubblico locale. Quell’uscita in Germania, “Gigiradix” gliela fece pagare, assieme forse a chissà cos’altro, visto i dissapori che c’erano fra i due e da quel momento andò in porta Terraneo.
Con tutto il rispetto per Terraneo, ma come si fa Gigi? Come si fa?......
Nelle interviste è ermetico e introverso, difficile da far parlare. Lui parla solo con la sua Paola che decise di sposare. E’ un uomo romantico, un uomo vero. In un certo senso, come Vieri, era un poeta che scriveva sul campo le sue poesie: i suoi versi erano i suoi splendidi voli.
Pativa molto le vigilie, spesso non dormiva, ma sul campo era una rosa e svelava sempre tutto il suo repertorio senza difficoltà. E’ proprio il tormento che fa di Castellini un portiere straordinario, se solo fosse stato leggermente più logico, più diplomatico… Però sarebbe stato meno da Toro.

Luciano era anche un buon tempone. Se la notte non riusciva a dormire, talvolta faceva scherzi al telefono. Uno di quelli meglio riusciti fu di telefonare a Giagnoni a notte inoltrata, prima del derby, per dirgli con voce camuffata “Forza Juve”. Il giorno dopo Giagnoni raccontò la cosa pensando che gli autori fossero juventini dicendo “Sono della Juve, ma se li pesco….!”. Solo 30 anni dopo, racconta Luciano, osò narrare lo scherzo a Giagnoni che a quel punto... si fece una bella risata.
Otto stagioni del Toro con uno scudetto unico e solo dopo Superga, gli garantiscono un ottimo giudizio, e la sua dotazione tecnica lo annovera tra la stretta cerchia dei fuoriclasse.
Nel 1978 il Torino, dopo aver acquistato, l'anno precedente, Giuliano Terraneo, cedette Castellini al Napoli.
Castellini detiene il record di imbattibilità interna nella storia del campionato di Serie A (1188 minuti), conseguito con la maglia napoletana. Il 27 febbraio 1983 subì, al San Paolo, una rete, da Alessandro Altobelli; da allora la sua porta rimase inviolata per quasi un anno (12 partite intere più 2 spezzoni): Il 29 gennaio 1984 Castellini si arrese a Michel Platini, dopo 1188 minuti d'imbattibilità (Napoli-Juventus 1-1).
Con i partenopei giocò 7 stagioni, ritirandosi nel 1985.
Ma anche se era del Napoli, si faceva lo stesso il tifo per lui, lo si metteva a confronto di altri e teneva il paragone solo Vieri, dallo stile differente, ma molto efficace, e molto del Toro. Quando venne a Torino per la prima volta (Torino – Napoli: 0 – 0) il pubblico granata gli tributò un applauso di 10 minuti: era un applauso di stima e gratitudine.
Ricordo due aneddoti, entrambi del Giaguaro, lui come Vieri, durante i derby erano imprevedibili:
Vieri, alla fine di un derby vinto dal Toro, si sollevò sopra la traversa e, rivolto verso la Maratona, sfogò con un urlo tutta la sua rabbia repressa, finalmente lasciata libera di manifestarsi.
Castellini, sempre in un derby, con il Toro in vantaggio a pochi minuti dalla fine, agguantato un pallone senza pretese, in piedi quasi sulla linea, fece un cambio di mano col pallone dietro la schiena provocando un brivido a tutti, ma la sfera non gli sfuggi e tutta la squadra prese sicurezza da quel gesto, portando a casa la vittoria.
Giaguaro era così, come diceva suo padre, in senso buono e orgoglioso di lui “Mio figlio è un poco matto”, ma attenzione, lo disse bonariamente del suo figliolo….

FVCG
“Maroso”