L'augurio dalla Serie B a scendere è quello che la stagione finisca presto, in particolar modo in Serie C. Ogni anno la Lega Pro è costretta a macchiarsi di punti di penalizzazione e movimenti strani, culminati con sconfitte a tavolino, bancarotte e fallimenti, alcuni di essi ancora a campionato in corso. E pensare che a gran voce si gridò illo tempore che non ci sarebbero più stati dei casi Parma. Chiedete all'ex presidente FIGC, Carlo Tavecchio, come sia stato impossibile arginare la faglia che ha colpito e colpirà ancora la terza serie, l'ultima professionistica su scala piramidale, quando fummo costretti a vivere la vergogna di Modena.

Eppure non c'è mai limite al peggio, c'è chi ha osato ed ha pensato bene di scavare ulteriormente il fondo e far ripiombare la Lega Pro nell'ennesima brutta figura da cui riprendersi per il bene di tutto il sistema. La Lega Italiana Calcio Professionistico ha bloccato in tempo il fischio d'inizio di Pro Piacenza-Alessandria, gara valida per la 21^ giornata del Girone A di Serie C, su disposizione del presidente FIGC Gabriele Gravina, il quale evidentemente conosce a fondo i problemi che attanagliano l'ambiente da cui proviene. Neanche a dirsi, la scelta è da ritenersi giusta e ampiamente condivisibile.

La vicenda è grossolana, evidenzia il lato oscuro del calcio sempre ricco di nuove sfumature; più che rappresentare un contorno, rischiano di diventare l'essenza negativa di un movimento fatto letteralmente a pezzi quando ne andrebbe preservato ciò che ancora rimane di buono. Sull'orlo del baratro, con il prospetto di una radiazione a un passo a seguito di tre sconfitte 0-3 a tavolino consecutive, la società emiliana ha sfidato le regole e si è presentata all'appuntamento con dodici calciatori totali: quattro juniores e sei d'età compresa tra 17 e 20, privi di esperienza nella terza serie.
Ma c'è dell'altro. Questi ultimi non solo non avevano mai giocato neanche un minuto insieme, ma addirittura sono stati tesserati a poche ore dalla giornata di campionato in questione, tramite un iter complesso, non ancora completato, con contratti di addestramento accademico.

Un progetto scellerato, sconclusionato, nel pieno di una trama farsesca. I valori dello sport vengono così offesi pur di evitare l'esclusione dal campionato, permettendo tuttavia di portare il Pro Piacenza all'interno di un calderone di pura furbizia senza calcoli che sfocia nell'illecito e in una radiazione inevitabile. Verrà disposto lo 0-3 a tavolino e per il club emiliano sarà la fine dei giochi. Ma l'autore di quel progetto va smascherato e allontanato per sempre dal mondo del calcio.

I guai del Pro Piacenza partono da lontano. Tutto comincia dall'esposto in procura da parte dell'ex direttore generale Londrosi contro il presidente Pannella, quindi la sentenza del Tribunale Federale Nazionale che impone la sostituzione della fidejussione Finworld. Da qui, prima lo sciopero dei giocatori e la prima sconfitta a tavolino contro la Pro Vercelli, poi le successive contro Juventus U23 e Siena. Come se non bastasse, la richiesta della messa in mora presentata dal Piacenza in seguito al Caso Garilli, ovvero il mancato pagamento dell'affitto dello stadio. L'apice si era raggiunto alla minaccia di un tedioso -18 per la somma di varie infrazione non ancora applicato (fino ad oggi). Infine, il capitolo odierno che ha rischiato di scrivere sul campo - altrove è già nero su bianco - l'ennesima vergognosa pagina del calcio.

A questo punto, sorge spontanea e doverosa una domanda: se da anni alcune squadre vengono radiate a metà stagione e altre subiscono sentenze e punti di penalizzazione, in alcuni casi a ridosso dell'ultima giornata di campionato, cosa aspettano in seno alla Lega Pro e alla FIGC a riformare la Serie C, credendo invece di evitare una figuraccia già fatta?

 

Andrea Cardinale