L'intrigo di mezza estate è quello che ha caratterizzato le vicende di una Nazionale che non riesce a trovare pace.  Oramai si festeggia più per una qualificazione che per altro, altro che al momento, tolto il fumo dell'Europeo, è una visione degna del miglior romanziere amante di fantacalcio. Ragione da vendere ne ha Mancini che si è visto sfiduciato con una rivisitazione dello staff imposto dall'alto. Ragione ha la federazione a dirsi sconcertata dalle dimissioni alla vigilia di Ferragosto da Mancini, ragione ha il presidentissimo del Napoli a pretendere il pagamento della clausola per far scivolare Spalletti alla Nazionale. I patti, sono patti, altrimenti la parola non conta più niente. Tutto sacrosanto. Nel Paese dove ci perdiamo e dilettiamo a giostrare con le parole, però poi nella realtà, ripetiamo sempre gli stessi orrori ed errori. Con i grandi che trovano il modo di salvarsi, vedi il caso Juventus, l'ennesimo, e non sarà l'ultimo, ed i pesci piccoli che zitti, zitti rischiano di sparire dal calcio che conta come la Reggina, dopo aver sfiorato l'impresa della SerieA con Inzaghi. Ma a chi vuoi che interessi le sorti di una città del sud? La giustizia in Italia è quella che è. Non esiste. Il giustizialismo invece qui è di casa, ne siamo la patria. Nel tutti hanno ragione, alla fine, però delle cose vanno dette. Il super Mancini aveva l'occasione delle occasioni per dimettersi. Dopo la mancata qualifica dell'Italia ai Mondiali. Lì, Mancini, sarebbe dovuto andare via. Dire basta, ho fallito, non ci siamo, è stato bello, ma è giusto cambiare, grazie, arrivederci. La federazione avrebbe dovuto avviare una rivoluzione, invece ha preferito accomodarsi sull'esistente, come accaduto in modo allucinante con la Nazionale femminile, altro bel disastro, dopo il disastro degli europei.
Era tutto annunciato, ma a noi piace schiantarsi contro il muro. Poco da dire.

E a proposito di Spalletti, vero che la Nazionale non è un club, che lo stress è diverso, ma dopo tutta la teatralità vista con l'uscita dal Napoli, il filosofo del calcio italiano che ha regalato uno scudetto meritatissimo al Napoli avrebbe dovuto dire, no grazie. Nonostante nel mio piccolo sia stato uno dei sostenitori da tempo di Spalletti alla guida della Nazionale, ma la parola data va rispettata.Se pausa deve essere, se anno sabbatico deve essere, che lo sia. Altrimenti tutto sa di presa in giro.
Ed in tutto ciò mentre giocatori come Pafundi lanciati e forse bruciati da Mancini, che ha operato in buona fede, sia ben chiaro, si chiederanno che futuro avranno, dopo aver toccato le stelle dell'attenzione mediatica, gli italiani devono rassegnarsi ad anni di modestia e di una Nazionale destinata a far il ruolino della comparsa in un Paese che non riesce ad ammodernarsi, che ha stadi da medioevo, tolta qualche eccezione che non è la regola, con gli italiani sempre più impoveriti, ed un campionato con squadre come l'Inter arrivate in finale di Champions, senza soldi e costrette a fare un mercato da outlet.
Questo è...