Una delle notizie più dibattute degli ultimi giorni è quella relativa al «piano cashback» lanciato dallo Stato italiano. Una manovra che ha come obiettivo quello di stimolare i consumi, tragicamente depressi a causa dell'emergenza sanitaria, e che nello stesso tempo mira a rendere più convenienti gli acquisti per i consumatori.

Senza entrare nello specifico dell'operazione lanciata qualche giorno fa, il meccanismo del cashback è molto interessante per sua natura. Uno strumento adottato già da qualche anno da diverse realtà aziendali, il quale prevede la possibilità per chi utilizza il servizio di accedere ad un rimborso previsto in percentuale su un volume di acquisti realizzati.
Esempio pratico: Tizio spende 100,00 € in un punto vendita. Dopo un determinato periodo, gli verrà restituito il 10% di quanto speso. In pratica, si ritroverà 10,00 € sul conto derivanti dalla spesa fatta in precedenza. I vantaggi finanziari di questo sistema sono abbastanza intuitivi: le vendite dovrebbero subire un potenziale incremento e, di contro, i consumatori avranno un incentivo in più nel procedere all'acquisto.
Detto questo, cosa c'entra questa premessa con Antonio Conte e l'Inter?
Analizziamo quanto appena scritto. L'acquirente si ritrova a dover pagare dei prodotti (ovviamente) sopportando un sacrificio, ovvero l'uscita di denaro. Il beneficio che ne ottiene sarà un rimborso a tempo debito, che ripagherà in parte quello sforzo compiuto.

Ora, dopo quello che è accaduto ieri 9 dicembre 2020 (tra l'altro nel giorno di San Siro), la situazione del sostenitore interista (compreso il sottoscritto) è pesante. Uno sforzo non indifferente, tanto quello di assistere senza possibilità di replica agli sberleffi avversari (ci rendiamo conto che siamo l'unica squadra italiana del lotto a non aver passato il girone, Europa League inclusa?), quanto, soprattutto, quello di prendere consapevolezza che siamo fuori da ogni competizione internazionale. Insomma, stiamo pagando un caro prezzo. Questa spesa, dopo quanto accaduto ieri, potrà essere compensata adeguatamente solo in un modo.
In caso contrario... non riceveremo indietro un bel niente.

«Cashback Inter 2020/2021: Scudettati o (non) rimborsati!»

  • Vittoria dello Scudetto – Differentemente dai piani cashback aziendali o statali, non è sempre previsto un premio per i consumatori di fede interista. Già, perché dopo ieri, non ci sono più alibi: solo vincere il tricolore può risollevare le sorti di questa stagione e del progetto intero.

    Chi scrive è sempre stato un grandissimo sostenitore del lavoro di Antonio Conte. Non rinnego nulla. Non mi pento di aver difeso a spada tratta la scelta della società di volerlo sulla panchina e di proseguire con lui il percorso dopo il burrascoso finale della scorsa stagione. No, signori, non farò alcuna retromarcia. Non mi accoderò mai alla schiera di (pseudo) interisti che non aspettavano altro che questo epilogo continentale per poter tirare fuori il loro hashtag preferito e ribadire quanto non sia giusto il tecnico salentino per la causa nerazzurra. No, mi spiace, non mi avranno mai e continuo a credere che anche dopo ieri sera sia assolutamente necessario continuare senza stravolgimenti che porterebbero solo ulteriori criticità.
    Quanto detto, non impedisce di muovere le sacrosante critiche e, stavolta, non ci andrò leggero, caro Antonio.

    Ciò che è accaduto ieri è qualcosa di intollerabile.
    Non si può vivere coi paraocchi. L'Inter ha fallito per la terza volta consecutiva il passaggio della prima fase della Champions League. Attenzione, io non sono uno di quelli che avrebbe fatto una tragedia per il mancato accesso al turno successivo e l'ho scritto a più riprese. Quello che paradossalmente mi ha fatto perdere le staffe è non aver centrato neanche la qualificazione in Europa League. Realisticamente, l'obiettivo della ex Coppa UEFA era molto più percorribile per l'attuale dimensione della squadra, e lo abbiamo dimostrato proprio l'anno scorso (tra l'altro quest'anno non ci sarebbe stato neanche il Siviglia...). Infatti, avrei gradito vincere e uscire a causa del pareggio tra le altre due contendenti. Sì, lo avrei preferito, perché in un percorso di crescita sarebbe stato importante continuare a misurarsi con i palcoscenici europei, anche se minori.
    Questa eliminazione fa malissimo, perché davvero è inaccettabile chiudere il girone con una sola gara vinta. E qui entrano in gioco i diversi gradi di responsabilità.

  1. Conte – Un conto è portare avanti una precisa idea di gioco, un altro è intestardirsi su alcuni dettami senza mai e dico mai azzardare. Antò, parliamoci chiaro, la difesa a 3 per te è sacra e va bene. Schierare tre mediani a centrocampo senza trequartista va bene. Però, quando ci giochiamo tutto, puoi lasciare da parte per qualche istante il tuo credo e provare a scombinare le carte? Sorprendici ogni tanto. E sorprenditi.
    Poi, sulla diatriba Eriksen si dovrebbe aprire un blog a parte.
    Allora, chiariamoci: un calciatore, se chiamato in causa, deve entrare anche se mancano trenta secondi alla fine di un incontro, ma a livello umano trattare il danese in questo modo non è accettabile. Sai come sarebbe potuto passare in sordina questo comportamento? Se ieri avessimo vinto. Se fossimo riusciti a sbloccare il match, tutti avrebbero celebrato il miracolo di Conte e tanti saluti al caso Eriksen, alla difesa a tre e ai cambi tardivi. A proposito, Antò, ma 'sti cambi... e su, fai il bravo! Te lo sto dicendo in tutti i modi, vedi che devi fare per mollare 'sto vizio!
    Poi, per carità, a volte bastano singoli dettagli: se l'anno scorso avessimo vinto l'Europa League avresti avuto un credito maggiore. Se ieri la traversa di Lautaro che si è sentita fino a Melegnano non si fosse opposta alla botta dell'argentino a inizio gara, probabilmente avremmo visto un altro film. Se Real e Borussia avessero pareggiato non staremmo a fare tante recriminazioni.
    Peccato per un piccolo particolare: il «se».

  2. I calciatori – Se Conte ci ha messo del suo, non si può dire che i calciatori, però, siano esenti da colpe. Ho letto con molta attenzione l'articolo di Filippo Tramontana su calciomercato.com e sono completamente d'accordo con lui: Gagliardini in luogo di Eriksen è masochismo puro. Sarà sempre così. C'è da dire però una cosa, Filippo: contro lo Shakhtar, cascasse il mondo, dobbiamo vincere con chiunque della nostra attuale rosa in campo. Non ci sono scuse. Le scelte di formazione e quelle tattiche hanno lasciato a desiderare, ma in campo ci sono i calciatori e se il miglior attacco della Serie A non riesce a segnare una che sia una rete nei novanta minuti, qualche colpa i protagonisti se la devono pur prendere.

  3. L'eccessiva sicurezza – La questione che mi ha maggiormente infastidito della settimana precedente al fatidico incontro è stato il continuo parlare del «biscotto». Questo pensiero fisso, le varie combinazioni, addirittura la teoria spettacolare: «All'Inter non conviene andare in vantaggio subito. Conviene aspettare fino a pochi minuti dalla fine e poi segnare. Così, il Real non può attendere e se la deve per forza giocare». Chiunque potrebbe notare la risibilità di quanto appena riportato. Come diavolo si può decidere autonomamente quando segnare? Come si fa a credere che squadre professionistiche possano fare pensieri di questo genere nella competizione più in vista del pianeta? Come si può credere che il Real Madrid, la società più importante della storia di questo sport, possa accontentarsi del secondo posto? Dai, su. E la cosa peggiore, ribadisco, è che è stato dato per scontato un fatto: l'Inter avrebbe certamente vinto. Non c'erano dubbi, erano tutti già sicuri del successo, ma su quali basi? Il campo, infatti, ha mostrato i limiti della squadra, ancora troppo lontana da poter ambire ad essere tra le migliori del continente.
    Le parole di capitan Handanovic mi hanno stretto il cuore: uno dei portieri più forti della sua generazione che non è mai riuscito a superare i gironi. Questo è assolutamente ingiusto e mi auguro un cambio di rotta nel prossimo futuro soprattutto per gratificare la sua professionalità.

    Torniamo però al cashback: insomma, dopo l'amaro di ieri sera, non ci sono altre soluzioni. Solo la conquista dell'eventuale diciannovesimo scudetto potrà considerarsi il giusto premio per quanto stiamo patendo.

  • Coppa Italia – Sarò onesto. A me, quest'anno, interessa vincere. Ovvio, il campionato, pur riconoscendo la superiorità della Juventus, deve essere l'obiettivo principale. Sarà l'unica vera forma di riconoscimento. Se, però, per svariati motivi, tale traguardo non dovesse essere concretizzato, solo la vittoria della Coppa Nazionale potrebbe garantire quel minimo di soddisfazione. Già, nel 2021 saranno dieci anni dagli ultimi trofei alzati al cielo. Pertanto, se falliremo il colpo grosso, l'unico paracadute possibile potrà essere la perennemente bistrattata Coppa Italia.

  • Non rimborsati Purtroppo sì. Un rischio che si corre nell'iscrizione al «Cashback Inter» è quello di non avere possibilità di vantaggio. In realtà, questo è un rischio che tutti gli interisti vivono da sempre. Scegliere di sostenere questi colori significa passione, colore, luce, ombra, sogno, incubo, stupore, delusione, gioia incontenibile. In questa squadra c'è tutto dal principio, dalle sue origini.

    Detto ciò, non vincere nulla sarebbe un epilogo difficile da digerire. Certo, poi dipende dai casi specifici: se si perde un campionato come nel 2002 (non sia mai, facciamo tutti gli scongiuri possibili e immaginabili) è un conto; se non si lotta fino alla fine, è un altro. Idem vale per la Coppa: un conto è perdere una finale ai rigori, un altro è uscire agli ottavi.

    Antò, mi rivolgo a te, che sei il testimonial per eccellenza di questo piano.
    Io ti sono sempre stato vicino, e come me molti altri, te lo assicuro. No, lascia perdere quello che leggi sui social. La rabbia e la maleducazione fanno sempre più rumore. La maggior parte di noi è sempre stata con te e tutto sommato ancora lo è. Non ti illudere, non perché sei tu, ma perché quel simbolo che porti sul petto noi lo amiamo da sempre. E io voglio che tu rimanga in sella perché so che sei l'unico che può portarci fino alle stelle. Però vedi di darti una regolata.

    Non ci sono più alibi, Antò.
    Devi vincere questo benedetto scudetto.
    Non possiamo più aspettare altro, dopo il tonfo di ieri sera. Io ti sarò ancora più vicino, ti sosterrò ancora più forte, ma adesso sappi che la tolleranza è finita anche per i più pazienti.
    A maggio tireremo le somme e vedremo questo piano come andrà a finire.
    Se vinceremo il titolo, ci dimenticheremo di questo periodo e magari ci faremo tutti una risata pensando: «Ma vi ricordate quando avevamo fatto quel teatrino dopo che siamo usciti dalla Champions League?».
    Se vinceremo la Coppa Italia, affronterai le critiche, ma io sarò al tuo fianco, perché saresti comunque il primo in un decennio a portare qualcosa in bacheca.
    Se però non dovessimo vincere un tubo, te lo dico da subito: non potrò essere clemente.
    Un click sull'applicazione, tasto disattivazione e tanti ringraziamenti.
    Con affetto, Antò.

    Un interista innamorato​
    Indaco32