Non mi resta altro che arrendermi e alzare bandiera bianca.
Ho cercato in tutti i modi di "gridare" al popolo rossonero i limiti di Rangnich, bravissimo dirigente, ma con una carriera da allenatore fatta di licenziamenti e dimissioni. Ho elencato la sua breve carriera, evidenziandone i limiti, cercando di trovare consensi alla mia "crociata", che visto i risultati è stata meno appariscente di quanto proposto da Don Chisciotte della Mancia e dal suo fido scudiero, Sancio Panza, quando sfidò i mulini a vento, paragonandoli a draghi minacciosi.
Ho sperato che all'interno della Società ci fossero persone in grado di fermare la scelta di Gazidis, ma come visto, il licenziamento di Boban e il ridimensionamento dell'incarico di Maldini, sono già segnali chiari sul futuro immediato.
Ho creduto che Arnault potesse anticipare l'acquisto, se mai verrà realmente fatto, poichè impegnarsi in un programma triennale dai costi non certamente contenuti e specialmente con una "visione societaria", totalmente opposta a quella di persone come Braida e Allegri, abbinati al nome del magnate del lusso, rallentano tutte le speranze di poter attuare un percorso, uguale o similare, a quello che sta concretizzando l'Inter. Ma anche questa tenue speranza, specialmente senza accelerate sulle autorizzazioni comunali per la costruzione di stadio e area attigua, sembra destinata a fallire.
Mi sono aggrappato ai risultati sportivi, nella speranza di risalire la classifica e che la serietà e l'impegno di Mister Pioli potessero venire premiati con la riconferma. Ma anche augurandomi che potesse accettare le direttive del "Messia tedesco", è di oggi la conferma che Rangnich avrà un collaboratore per la panchina, logicamente tedesco.
Non ho trovato un blogger, uno youtubber o un opinionista, milanista o non, che abbia segnalato che il 62 enne Ralf Rangnich è difficile classificarlo come un allenatore, basta evidenziare che negli ultimi otto anni ha allenato solo due stagioni e una in B tedesca e quando è stato alla guida di qualche squadra il suo rapporto si è regolarmente concluso, nel giro di un anno, o con il licenziamento o con le dimissioni.
Allora mi aggrappo all'ultimo tentativo chiedendo a Cristiano Ruiu di dar voce alla mia protesta. Lui, con il suo sorriso che "sfonda" il televisore e con la sua notorietà, oltretutto da piccolo azionista del Milan, potrebbe evidenziare quanto rischiosa sia la scelta di questo allenatore. Da dopo Silvio e Galliani, non ha mai risparmiato le critiche, quasi sempre con motivazioni giuste e anche con Maldini e Boban, non è mai stato tenero, perchè non prendere posizione anche ora?

Caro Ruiu, potresti segnalare che non è sufficiente la teoria, ma serve anche la pratica? Il campionato italiano non è quello tedesco, qui si gioca in spazi stretti, le sue tanto famose ripartenze, diventano difficili quando l'avversario si chiude o specialmente si affida al fallo sistematico, come fanno tutte le squadre provinciali. In Italia la cosa più difficile, oltre alla tattica è la lettura della partita, del singolo momento e per quanto si possano costruire a Milanello apparecchiature per allenare i giocatori e velocizzarne il gioco, serve anche chi sappia guidarli nel modo migliore. Un dato per tutti, al Lipsia nell'ultima stagione che ha allenato, 2018/19, la squadra che due anni prima aveva portato alla promozione, forgiata e costruita da lui, è arrivata terza, che equivale ad arrivare quinti in Italia. Sui 34 incontri disputati lo scoare segna, 6 sconfitte, 9 pareggi e 19 vittorie. La Lazio e l'Inter del campionato attuale hanno collezionato, tre sconfitte, l'Atalanta cinque. Inzaghi, Conte e Gasperini i nomi, italianissimi, di queste tre formazioni.
L'ultima e unica speranza a cui resto aggrappato è che si riesca a costruire una squadra talmente forte che la bravura dell'allenatore sia ininfluente. La strada ormai è tracciata, giocatori giovani, poco costosi, prestanti fisicamente, che possano correre molto, poi sarà il Maestro di Backnang a trasformarli in campioni, o alla peggio, in bravissimi giocatori di play-station, dove il dribbling e il tiro al volo, riesce sempre perfettamente.
Fra pochi giorni compio 63 anni, se ripercorro i nomi di tutti gli allenatori che ho visto al Milan quelli stranieri non sono molti, penso a Liedholm, a Oscar Washington Tabarez, che mi piaceva moltissimo e venne licenziato, come Fathim Terim o il grandissimo Mihailovic a cui Silvio preferì Brocchi, ma le vittorie, le più gloriose sono state conquistate con allenatori Italiani, quelli che le squadre estere cercano per vincere la Coppa dalle grandi orecchie.
Allora caro Ruiu mi pongo la stessa domanda che è stata un tuo piacevole ritornello per molto tempo: ma chi ce l'ha portato? Serve proprio un "non allenatore" straniero, per tornare a vincere? Fino a quando non si potrà tornare allo stadio sarà difficile capire anche lo stato d'animo della tifoseria organizzata, il tutto mentre l'altra squadra di Milano, la meno famosa, acquista giocatori fortissimi e ha aspirazioni ben superiori alle nostre. FORZA MILAN