Dire no all’Inter è stato abbastanza naturale. A qualche trofeo ho preferito la dignità e l’amore dei tifosi juventini”

Queste le parole della “Furia Ceca” Pavel Nedved immediatamente dopo essersi ritirato dal calcio e aver lasciato la Juventus alla veneranda età di trentasette anni: dopo tanti trofei conquistati, due scudetti revocati, un pallone d’oro, 327 presenze e 65 gol in maglia bianconera. Inutile discutere sul grande giocatore che è stato in campo: grinta, tecnica sopraffina, spirito di sacrificio e soprattutto leadership indiscussa oltre ad essere uno dei pochi “uomini” che è rimasto alla Juventus nonostante tutto, nonostante la serie B, nonostante l’umiliazione subita nel periodo pre e post calciopoli in cui la squadra bianconera è stata rasa letteralmente al suolo da un sistema calcio “malato” e “corrotto”che ancora oggi fa acqua da tutte le parti. Come ben sappiamo, oggi Pavel fa il dirigente ed è il vicepresidente della Juventus oltre ad essere uno degli uomini di fiducia del presidente Andrea Agnelli e nessuno potrà mai dimenticare il fatto che è anche stato uno degli ultimi veri grandi “leader” della Juventus , dopo Del Piero ovviamente, e che comunque ha preferito, quando ancora ne aveva l’occasione, rifiutare proprio un’importante offerta dell’Inter di Mourinho nell’anno in cui la squadra nerazzurra conquisterà lo storico triplete, vincendo tutto quello c’era da vincere nel lontano ma non lontanissimo 2010. Nonostante tutto si fa presto a dimenticare nel calcio quello che Pavel Nedved è stato per la Juventus, bastano un paio di stagioni disastrose, bastano delle “semplici” scelte sbagliate e tutto viene improvvisamente gettato nel dimenticatoio perché nel calcio la riconoscenza non esiste è inutile nasconderlo. Detto questo sembrano passati dei secoli da quel grande rifiuto eppure stiamo parlando soltanto di un decennio ma quanti giocatori oggi avrebbero fatto questo tipo di scelta? Quanti giocatori oggi avrebbero rinunciato, a quell’età, ad andare in un top club con uno dei migliori allenatori al mondo e con un ottimo monte ingaggi, rinunciando a tutto ciò “solo” per il grande amore verso la maglia e soprattutto per il popolo juventino? Sicuramente nessuno perché se oggi apprendiamo la notizia di un Paulo Dybala che sarebbe vicinissimo a vestire la maglia nerazzurra le parole di Nedved rimangono come un artefatto storico inciso sulla roccia, come una specie di reperto raro che si può osservare soltanto nei musei in cui occorre pagare il biglietto all’ingresso per scoprire cosa c’è dentro. Ma tornando all’attualità e quindi collegandoci direttamente al giocatore argentino ex stella della Juventus si discute se il suo ipotetico passaggio in nerazzurro non lo si possa interpretare come un vero e proprio tradimento nei confronti della sua ex squadra ma soprattutto nei confronti di quel popolo juventino che gli ha sempre mostrato un grande affetto, che lo ha sempre sostenuto nei momenti difficili e che fino all’ultimo giorno, fino all’ultimo minuto con la maglia bianconera indosso lo ha sempre osannato soprattutto nella notte in cui ha mostrato quelle lacrime d’addio commuovendo l’intero Stadium e anche chi non è affatto un tifoso della Juventus.

Ma se Paulo amava così tanto la Juventus allora come si è arrivati a questa definitiva rottura quando tutto faceva presagire ad un lungo matrimonio tra le parti? In realtà del famoso rinnovo di contratto di Dybala se ne parlava già dall’inizio del 2020, dando tutti per scontato all’interno dell’ambiente bianconero che sarebbe stato soltanto una mera formalità soprattutto nel momento in cui, nell’estate del 2019 è stato davvero ad un passo dal vestire la maglia dei Red Devils del Manchester United, in uno scambio alla pari con Romelu Lukaku. Un trasferimento che come ben si saprà in seguito dalle parole dell’ex Direttore sportivo Fabio Paratici fu lo stesso fantasista argentino a far saltare pur di rimanere alla Juventus e dimostrare oltre al suo valore di essere uno dei futuri leader della squadra bianconera. Ma nel corso del tempo i rapporti tra la Juventus e Dybala andranno a deteriorarsi, soprattutto nell’anno della pandemia dopo la pausa forzata che ha rischiato di far andare il mondo del calcio, e non solo, letteralmente al collasso; la squadra bianconera è stata costretta a fare delle valutazioni anche di tipo economico – finanziario per capire come poter ripartire soprattutto dopo le enormi perdite subite a causa della pandemia da coronavirus e con la mancanza degli introiti dei biglietti derivanti dall'Allianz Stadium. Ovviamente il rinnovo contrattuale di Paulo Dybala rientrava tra questo tipo di valutazione, considerando già che comunque l’argentino percepiva un ingaggio da top player, circa 7.5 milioni di euro l’anno ma il punto non è questo perché anche la Juventus pensava che si sarebbe arrivati ad una chiusura in tempi molto rapidi già alla fine del 2020 pur non considerandolo, dopo l’esonero di Sarri e l’arrivo di Andrea Pirlo una vera e propria priorità. Dybala, non è un mistero alla sua età cercava e cerca un ultimo grande contratto, migliore rispetto a quello precedente se possibile, per sposare un progetto tecnico che possa portarlo fino alla fine della sua carriera, si è parlato nel corso di questi due anni di richieste da parte sua e del suo entourage di 10 -12 milioni di euro l'anno, lo stesso Paulo proprio qualche giorno dopo la cocente eliminazione contro il Lione che costerà la panchina a Sarri dichiarerà di sperare nel rinnovo con la Juventus forse anche lui sapeva perfettamente dentro di sé che non aveva fatto abbastanza per chiedere quell' aumento. Ma dopotutto non saranno le uniche dichiarazioni infatti nel corso del tempo più e più volte, ribadirà di essere felice di rimanere alla Juventus e che il suo procuratore non ha mai ricevuto una vera offerta di rinnovo, tra la fine del 2020 e l’estate del 2021, oltre a ribadire semmai che saranno “altri” a non volere la sua permanenza in bianconero. Infatti l’esultanza di quest’anno per il gol segnato in casa contro l’Udinese la dice lunga sul suo nervosismo quando si rivolgerà con uno sguardo polemico proprio verso la tribuna “d’onore” della dirigenza bianconera salvo poi smentire categoricamente a chi glielo farà notare. Anche certi comportamenti non proprio esemplari fuori dal campo, come la festa proibita fatta a casa di Meckennie insieme ad Arthur che violarono le norme anti assembramento per covid dopo essere stato scelto come testimonial per la regione Piemonte per le mascherine, non sono stati presi per niente bene dalla società tanto da costargli una tribuna nel derby contro il Torino dell’anno scorso, aumentando ancora di più i dubbi su di lui e sul suo ruolo da leader nella Juventus. Parole e atteggiamenti che ovviamente non sono state prese affatto bene neanche da parte di Andrea Agnelli che nel corso del tempo ricorda, pubblicamente, come all’argentino la Juventus abbia comunque offerto sul tavolo un rinnovo contrattuale da primi venti giocatori del mondo e che per arrivare a percepirne uno da primi cinque la strada era lunga e che lui sapeva perfettamente di non essere, in quel momento, tra i cinque giocatori più forti del mondo. Fatto sta che dopo l’esonero di Pirlo, l’addio di Ronaldo e l’arrivo di Allegri, Dybala sembrava essere ritornato nuovamente al centro del progetto tecnico della Juventus tant’è che ad Ottobre dell’anno scorso, la nuova, società bianconera avrebbe trovato un accordo per il rinnovo e che ormai fosse dunque cosa fatta con una base di circa 8 milioni di euro più due di bonus per cinque anni. Ma la firma di fatto non arriverà perché Antun, il procuratore di Dybala, a causa di qualche cavillo burocratico riguardo la sua posizione di procuratore della fifa in quel momento non poteva esercitare facendo slittare di fatto la fumata bianca per il rinnovo. Questo tipo di atteggiamento, ritenuto poco professionale, farà letteralmente imbestialire la Juventus e soprattutto il presidente Andrea Agnelli e i dirigenti bianconeri, che infatti oltre a virare decisamente, a Gennaio di quest’anno, verso l’acquisto di Dusan Vlahovic probabilmente avevano già deciso di voler offrire un contratto a cifre e di durata inferiori rispetto a quello precedente, circa sei milioni di euro per tre anni, che faranno irritare il giocatore ovviamente molto deluso per il comportamento riservatogli dalla società dopo la precedente offerta. Ed è così che si giunge all’ultimo atto ovvero quell’incontro di Marzo di quest’anno in cui la Juventus comunicherà, a Jorge Antun, di non voler più continuare il rapporto con il suo assistito e che di fatto sarebbe stato libero di accasarsi in un'altra squadra. In realtà non sapremo mai in fin dei conti se sia andata veramente in questa maniera ma ciò che è sicuro come dichiarerà in seguito l’Ad Maurizio Arrivabene è che la Juventus ha fatto le sue valutazioni, non tanto dal punto di vista economico ma soprattutto da quello dell’integrità fisica, visti i tantissimi infortuni che l’hanno condizionato nel corso degli ultimi tre anni soprattutto nei momenti decisivi della stagione ed è anche per questo che la società ha deciso di puntare forte su Dusan Vlahovic come futuro leader dell’attacco bianconero.

Dunque Dybala è un traditore o è stato tradito?
Ovviamente alla notizia di un Paulo Dybala vicino all’Inter tutto il popolo bianconero si è letteralmente scatenato, riempiendo i social con insulti ad indirizzo dell’ex numero dieci della Juventus. Vedete la questione non è tanto se Dybala sarà o meno un traditore, la questione è che oggi il calcio è questo. Duole fare queste affermazioni, perché se oggi il calcio è diventato così allora non esisterebbero nemmeno le rivalità storiche tra certe tifoserie che eppure esistono e sono davanti agli occhi di tutti; il problema è che oggi si vuole far finta di essere tutti dei buonisti, scambiando il gioco del calcio come se si ci trovasse nella “realtà” di quella quotidianità che viene vissuta da tutta quella gente “normale” che va a svolgere un lavoro per dovere, senza divertimento ma solo perché “costretti” dalla difficoltà dei tempi “accontentandosi” di fare a volte anche quello che non si vuole fare per il famoso “pezzo” di pane. In realtà non è così, non regge più la scusa dell’essere dei professionisti perché ripeto il calcio non è soltanto un mestiere ma è anche un gioco in cui prima di diventare una “professione” è uno sport in cui ci si diverte e se esistono dunque delle rivalità, credo che debbano essere rispettate e sono convinto che certi confini non possano essere in fondo superati. Quindi se Dybala ha vissuto sette anni alla Juventus saprà perfettamente che i tifosi non potranno mai perdonargli il suo, ancora non ufficiale, passaggio agli “odiati” rivali nerazzurri e che la sua storia alla Juventus verrebbe macchiata, cancellata e spazzata via oltre al grande rischio di vedersi letteralmente distrutti gli ultimi anni della sua carriera se le cose in nerazzurro non dovessero andare per il verso giusto anche se nella storia non è e non sarà di certo l’ultimo a farlo e ad averlo fatto. Può sembrare un appello affinchè l’argentino non vesta il nerazzurro ma in realtà non lo è affatto perché lui sa in cuor suo cosa sarà meglio per il suo futuro però dovrà anche sapere ed essere ben consapevole che i tifosi bianconeri lo considereranno per sempre un traditore anche se lui si sentirà tradito allo stesso tempo dalla società bianconera rea di non avergli dato fiducia, non ritenendolo più all’altezza di poter indossare la maglia bianconera. Però credo al di là del tifo, al di là dei soldi e di tutto il resto che una dignità in questo calcio senza bandiere, ogni calciatore dovrà pure avercela e forse per qualcuno sarà anche in vendita chi può saperlo. Però a questo punto Pavel Nedved aveva ragione su una cosa, per lui la dignità e l’amore del popolo juventino non avevano prezzo: e allora io mi chiedo per Paulo Dybala, arrivati a questo punto, quale sarà il prezzo della sua dignità dopo aver versato quelle lacrime allo Stadium?
Chissà magari sarà Marotta a dircelo fra qualche giorno ufficializzando il suo acquisto in nerazzurro.

 

CIccio