La finestra invernale di mercato è cominciata con le dichiarazioni di Monchi che, alle domande sui possibili innesti, rispondeva: “qualcosa si farà, ma non molto perché chi cambia molto a gennaio è perché ha sbagliato molto a giugno”.

In effetti, all’inizio di questa finestra di mercato, coincidente con la sosta invernale del campionato, la Roma appariva in netto miglioramento, reduce da una serie di risultati positivi, continuata alla ripresa col Torino e con l’Entella in coppa.

Diversi acquisti dell’era Monchi cominciavano a mostrare progressi: da Schick finalmente in gol e con la giusta attitudine in campo, a Karsdorp che faceva finalmente intravedere le sue qualità di spinta sulla fascia, per finire col centrocampo giovane ed italiano sempre più convincente, Zaniolo in primis.
Tuttavia, anche in quel frangente di illusoria positività, appariva chiaro a tutti, quindi anche a Monchi, che occorresse intervenire in due specifici ruoli.
Prioritario l’acquisto di un difensore centrale veloce e di qualità da affiancare a Manolas, viste le deludenti, seriali prestazioni di Fazio e Marcano ed a maggior ragione dopo l’infortunio occorso a Juan Jesus. Inoltre, le condizioni del ginocchio di Daniele De Rossi suggerivano un innesto nel ruolo di mediano, considerata l’evidente scarsità di centrocampisti in rosa idonei a giocare da schermo davanti alla difesa (di fatto il solo Nzonzi ed, in parte, gli adattabili  Cristante e Pellegrini).

Dalle cronache di calciomercato si apprende come Monchi abbia in effetti trattato diversi difensori centrali: l’occasione Kabak finito allo Stoccarda, il giovane talento Balerdi approdato al Dortmund, Mancini e Nastasic rimasti, rispettivamente, all’Atalanta ed allo Shalke, per finire con Vida, per ora destinato a restare in Turchia.
Quanto al mediano, i nomi circolati sono stati diversi, dagli inarrivabili Barella e Tonali, passando per Thiago Maia e Mendes e, da ultimo, Barrios, trattato a lungo ma alla fine approdato allo Zenit.
Al dunque nulla di fatto. Le recenti dichiarazioni di Monchi confermano lo zero nella casella degli acquisti, mentre pare che in uscita sia imminente l’approdo di Luca Pellegrini in prestito al Cagliari, operazione che, peraltro, creerebbe un vuoto nel ruolo di vice Kolarov.

Nel frattempo la Roma in campo è crollata.
Dopo l’incredibile rimonta subita a Bergamo, contraddistinta dai soliti errori della difesa e da un centrocampo in balia della superiorità atletica degli avversari, la Caporetto di Firenze.
A fronte di ciò restiamo con le ultime dichiarazioni del ds Spagnolo, il quale ha chiarito di aver cercato qualcuno in grado di migliorare la rosa ma di non averlo trovato. Sorge a tal proposito spontanea una domanda: in che senso?

Ora, delle due una, o Monchi crede che questa rosa vada bene così, ed in tal caso saremmo di fronte ad un marchiano errore di valutazione del “capitale umano” a disposizione del povero Eusebio, oppure l’ex mago di Siviglia non è stato in grado di trovare e portare a Trigoria nessuno di idoneo, ed in tal caso si tratterebbe di una grave lacuna nelle capacità di scouting e di negoziazione.

E quel “qualcosa faremo”? Forse che le recenti, brillanti prestazioni della squadra hanno tolto ogni dubbio allo spagnolo circa l’adeguatezza della rosa? 
Ed infine, perché sono rimasti a Trigoria giocatori come Pastore, Marcano e Coric? Visto che i primi due sono con tutta evidenza inutili e dannosi, anche solo un prestito avrebbe alleggerito il monte stipendi, liberando risorse per il mercato, ed inoltre avrebbe consentito loro di mettersi in evidenza in vista del mercato estivo.
Quanto al giovane talentino croato, questo viene con tutta evidenza giudicato ancora acerbo da Difrancesco, sicché un prestito formativo appariva ed appare una conseguenza logica.

Resta la domanda iniziale per il nostro ds: davvero la Roma va bene così?