Chi scrive è un tifoso dell'Inter che trova tutto quello che è successo molto, molto triste. Non perché Icardi sia andato via, ma per come sia finito il rapporto tra lui, l'Inter ed i tifosi. 
Icardi è un po' come Vasco Rossi, nel senso che è riuscito nel tempo a creare due fazioni: chi lo ama, al punto da non voler vedere le cose negative sul suo conto, e chi lo odia, al punto da rinnegare quelle positive. Come Vasco, appunto, che ha un numero incredibile di fans che amano qualsiasi cosa faccia a livello artistico, qualsiasi sua scelta, ed un numero altrettanto vasto di chi invece lo odia, lo sminuisce "perché non è Rock" e non rende merito all'artista di Zocca per i suoi tanti capolavori che ha regalato alla musica italiana. I fans di Vasco non apprezzeranno l'accostamento, lui da buon interista invece capirebbe il mio discorso.

Fatta questa breve introduzione, voglio specificare perché mi sento triste. Non perché sia partito Icardi, assolutamente, negli anni ho imparato a non soffrire più per la partenza di qualsiasi calciatore. Ho vissuto l'arrivo di Ronaldo, e da quando lui indossò per la prima volta la maglia dell'Inter, successe qualcosa di magico.

Chi critica i tifosi del Napoli per l'amore morboso che ancora oggi provano per Maradona, non può capire. Io invece sì, lo capisco, perché Ronaldo per noi interisti, fin da subito, fu quello che Maradona era stato per i napoletani.

Acquistare il più grande calciatore del mondo, ancora giovanissimo (arrivò quando non aveva ancora compiuto 21 anni) è un qualcosa di inspiegabile. Ho amato alla follia Ronaldo, e come me tutti gli interisti e piansi disperatamente la sera dell'infortunio contro la Lazio in Coppa Italia. Piansi perché vedevo la sua carriera finire, e con lei quel sogno, quell'orgoglio di avere il più grande di tutti. Poi sappiamo bene com'è finita la sua storia con l'Inter, che lo aveva rimesso in piedi per permettergli di giocare il mondiale (che poi vinse, da capocannoniere e grazie al quale portò a casa il suo secondo Pallone d'oro). Moratti gli voleva bene come un figlio, ma dopo quel Mondiale, Ronaldo scappò quasi come un ladro, nel cuore della notte. Una ferita pazzesca, che divenne totale quando firmò con il Milan. Il gol nel derby, a quel punto, non contava niente, Ronaldo per me non esisteva più, il suo gol non mi fece male più di un qualsiasi altro gol subito in un derby, perché semplicemente avevo perso qualsiasi tipo di sentimento verso di lui. Non c'era più l'amore, non c'era più il dolore, non c'era nemmeno odio. Solo indifferenza.

Da quella volta, non mi sono mai più affezionato ad un giocatore in modo morboso, né ho mai sofferto emotivamente per una partenza. Mi è dispiaciuto quando Baggio è andato via perché lo adoravo, e vederlo con la maglia dell'Inter è stato un sogno. Nessun tipo di dispiacere quando partì Ibra perché, anche se nessuno mi crederà ma chi mi conosce di persona lo sa, la sera stessa dell'eliminazione contro il Manchester United nel 2009, dissi "se l'Inter vuole vincere questa benedetta Champions, deve vendere Ibra". Perché Ibra è un accentratore, uno che, pur essendo un gran professionista, si sente al di sopra della sua squadra e dei suoi compagni. Al Barcellona non funzionò per questo motivo. In quell'orchestra, Ibra non aveva ragione d'esistere.

Mi sono affezionato a Zanetti, com'è ovvio, così come nutro sentimenti fortissimi per tutti gli eroi del Triplete (vabbè, non proprio tutti, magari i Balotelli, Arnautovic e Quaresma anche no dai), e quando si sono ritirati, o sono andati via, autentiche bandiere come Zanetti, Cambiasso, Stankovic, giusto per citarne tre, ho provato di sicuro tanta tristezza. Oggi ne provo una simile. Non sto di certo mettendo Icardi su quel livello, ci mancherebbe, ma sono triste perché la sua poteva essere una bellissima storia da raccontare, poteva essere ciò che invece non è stato. Icardi arrivò all'Inter dopo un anno di serie A, in una sessione di mercato in cui tutti consideravano Belfodil il grande acquisto, quello davvero forte. Corteggiato anche da Juve e Napoli che in quel momento erano nettamente più avanti dell'Inter in tutto, Icardi scelse l'Inter. All'Inter è diventato uno dei più grandi bomber del mondo, un centravanti "vecchia maniera" di quelli che oggi nessuno ama più, perché c'è la mania del "centravanti moderno". Tutti hanno sempre parlato di Icardi come di un professionista esemplare, attaccatissimo all'Inter, non dimentichiamo che il giorno in cui diventò padre per la prima volta, il pomeriggio andò ad allenarsi nonostante avesse il permesso per vivere quel momento di gioia a pieno, com'è giusto che sia.

Poi è successo che Icardi, ad un certo punto, ha deciso di mischiare la sua vita privata col suo lavoro, scegliendo sua moglie come suo agente. Totalmente e palesemente impreparata nel gestire un calciatore del livello che Icardi stava pian piano raggiungendo, Wanda Nara è stata, per me, la causa primaria di "tutti i mali". Inutile star qui a ripetere gli innumerevoli atteggiamenti e dichiarazioni di cui si è resa protagonista. Col passare del tempo, quell'amore che Icardi ha sempre detto di provare per l'Inter, si è tramutato in realtà nell'amore per lo status che lui aveva raggiunto nell'Inter. Anche lui ad un certo punto si è ritenuto al di sopra dell'Inter. Dichiarazioni come "se schiocca le dita manda via chi vuole" o "l'Inter dovrebbe pensare a comprare giocatori in grado di passargli cinque palloni a partita", sono di una gravità assoluta, e lui da capitano aveva il dovere di prendere posizione davanti alla squadra di cui, in teoria, era la guida. Poi il finto infortunio, i dispettucci via social come un dodicenne qualsiasi, fino alla causa. La storia di Icardi all'Inter è finita quando, nel momento più delicato della scorsa stagione con la squadra in crisi e falcidiata da infortuni e squalifiche in attacco, con un ritorno di Europa League ed un derby da giocare in pochi giorni, si è chiamato fuori. Lì ha dimostrato di non essere degno tanto di quella fascia quanto, anzi, soprattutto, di quella maglia. Allora dov'è la tristezza? Perché? Semplicemente, perché in un calcio in cui le bandiere non esistono più, ripeto, Icardi poteva essere una storia bellissima da raccontare. Quella del giovane che arriva in punta di piedi, si conquista pian piano una maglia a cui lega tutta la sua carriera diventando un campione con essa addosso, come una seconda pelle. Icardi aveva tutto, ad esempio, per diventare il più grande cannoniere della storia dell'Inter, o comunque finire sul podio, parlando di numero di gol ovviamente. 124 gol a 26 anni, giocando in Inter che spesso non producevano più di una/due palle gol a partita, sono numeri eccezionali. Ed io ci credevo, perché fino a quella scelta scellerata, Icardi era stato impeccabile sotto tutti i punti di vista, e sembrava davvero innamorato dell'Inter e grato all'Inter per avergli dato la possibilità di indossare quella maglia. Mi sono battuto per lui anche dopo le prime bizzarre azioni del suo "nuovo team", perché poi tanta gente si lasciava offuscare da questo per sminuirne le qualità da calciatore.
Per me l'Icardi calciatore non si discute, l'Icardi uomo mi ha deluso e mi lascia solo tanta tristezza per quello che poteva essere, ma non è stato. E sì Mauro, ti scrivo per dirti che per me è solo colpa tua, hai sbagliato a scegliere chi ti ha consigliato male nelle scelte che dovevi prendere e negli atteggiamenti che dovevi avere, hai sbagliato nel farti inculcare nella testa che tu fossi al di sopra dell'Inter. E se anche ora provo profonda tristezza perché in te vedevo, potenzialmente, quella bellissima e romantica storia da raccontare, ricordati bene che tu vai, dopo di te andranno altri così come prima di te sono andati via calciatori immortali, ma quello che resta e resterà sempre è l'Inter. Siamo noi, che ci siamo sempre. Per la maglia, Mauro.

In bocca al lupo, non ho dubbi che a Parigi farai valanghe di gol e verrai riscattato, spero solo che questa esperienza ti sia d'aiuto per farti capire che nessuno è al di sopra di un sentimento, di un amore, o, smettendola di fare i sentimentali, di un gruppo, di una squadra.

Fanne tesoro Mauro, lontano da quella maglia di cui hai dimostrato di non essere degno.

Ingannando e deludendo tante persone. Come me.