Caro Maurizio,

ero uno di quelli che dopo la partita contro l'Atletico ebbe il coraggio di definire Allegri per la prima - e, forse, ultima volta in vita sua - un genio a causa di quel paio di innesti che ci costarono la qualificazione ai quarti di finale di Champions League.

 

Caro Maurizio,

ero uno di quelli che, qualche settimana dopo quel maledetto successo, era mosso alle lacrime ogni volta che vedeva l'accostamento bianco-rosso degli aiaci guerrieri.

Me misero, ero uno di quelli che criticava Allegri a campionato vinto per la mancanza di idee della squadra.

 

Caro Maurizio,

ho gioito durante quella conferenza stampa di addio al tuo collega Massimiliano; ho atteso l'annuncio di Pep, seguendo con spasmodica attenzione dubbie fonti, insider, gole profonde, pagine Twitter, indizi. Tutto inutile.

 

Egregio Maurizio,

ho accettato con flebile gioia il tuo annuncio;

ogni volta che, durante la conferenza di presentazione citavi Napoli, "Il gruppo di ragazzi" che tanto ti sta a cuore, ti davo dal profondo della mia anima bianconera un'altra chance. E così:

"Si riscatterà sul campo".

"Cosa sarà mai il pre-campionato?".

"Il goal da centrocampo contro il Tottenham? Sciocchezze! Sono avanti nella preparazione".

"Che partita (60', in realtà) contro il Napoli!".

"Firenze, Lecce, in casa contro il Sassuolo, Roma? Può succedere... non si vince sempre".

"Serve tempo", spiegavo ai miei amici; "qui si vuole far attecchire una mentalità diversa", mi rassicuravo.

 

Dubbio Maurizio,

ma ora, dopo una Supercoppa persa, due meritate sconfitte contro una superiore Lazio, una difesa colabrodo, una mentalità inferiore, senza garra, la sconfitta contro il tuo Napoli e la terza meraviglia contro un meritorio Verona, che cavolo scrivi ancora sul tuo libello mentre tormenti quel filtrino di sigaretta?

 

 Maurizio,

ho capito perché i miei amici erano preoccupati; ho finalmente compreso perché quello scudetto ve lo scippammo in albergo, ho colto l'essenza della tua Europa League e degli screzi con Kepa: tu sei un allenatore da secondo posto, un allenatore da "Sì, però...", un non leader, uno che guarda solo i numeri perché non saprebbe fare altro. 

Sei un manager di provincia, uno dalla scusa facile. Sei un allenatore da Europa League, non sei da Juventus.

 

Mauri,

scusami, sei solo un Maifredi dallo sguardo meno presente.