Sinceramente, l'avanzamento e la conclusione del campionato italiano di calcio di Serie A è una delle mie ultime priorità. Non sono un tifoso, ma sono italiano e per questo motivo, insieme ad una certa competenza che mi viene dalla professione che svolgo, ho provato un misto tra vergogna e rabbia nel leggere le parole affidate alla stampa dal nostro cavaliere senza macchia e senza paura.

Abbiamo appreso, nell'ordine:

- che il rischio di contagio è attivo a seconda di quanto scritto nelle misure cautelative decise dalla ragione: quindi domenica sera rischio, lunedì sera non rischio perché le determinazioni scadono alla mezzanotte della domenica e con esse (come sappiamo) anche il rischio di contagio; quindi il vero problema non è se qualcuno rischia di ammalarsi oppure no, bensì che non ci siano restrizioni di tipo, diciamo così, burocratico.

- conseguente al punto precedente, lui che vende il prodotto calcio sarebbe riuscito a spostare la partita Juve - Milan da mercoledì a giovedì, con buona pace dei diritti della RAI a trasmettere le due semifinali in due giorni diversi (con conseguente danno per la RAI e - probabilmente - anche per il prodotto che lui dovrebbe vendere al meglio);

- sempre perché il suo ruolo è quello di vendere al meglio, decide di programmare le partite rinviate (perché, oltre a Juve - Inter ne vengono rinviate delle altre, sempre per il motivo che è brutto trasmettere partite con stadi vuoti) alla metà di maggio, anche se il rischio che a quel punto Juve - Inter non conti nulla è molto elevato, con conseguente decadimento dell'appetibilità del prodotto in giro per il mondo (senza contare quanto interesse potrebbe avere un Udinese - Fiorentina o qualunque altra delle partite che verranno giocate in quella data).


Mi permetto, seppur umilmente, di scrivere che la mia esperienza di gestione delle risorse umane è sufficientemente lunga da affermare che se "il nostro" si occupasse di vendita di un prodotto così importante in una qualunque azienda privata, questa mattina avrebbe ricevuto una lettera di licenziamento corredata da una nota di richiamo morale per il tentativo di aggirare furbescamente delle misure prese dalle istituzioni senza preoccuparsi minimamente della salute pubblica.

Infine, ma non da ultimo, ci voglio mettere un pizzico di "pepe complottista".

La Juve e l'Inter sono impegnate su più fronti; magari questa realtà si modificherà presto con l'uscita di queste squadre dalle varie manifestazioni ma, al contrario, potrebbe anche accadere che entrambe vadano fino in fondo, avendo comunque qualche problema di organizzazione dei carichi di lavoro da gestire.
C'è una squadra che questo problema già non lo vive e che le sue partite le ha giocate regolarmente. "Il nostro", guarda caso, viene da quella casata; la seconda squadra coinvolta è di proprietà di una potente famiglia italiana e chiede principalmente di non dover rinunciare ad un incasso (non credo che la Juve abbia sportivamente paura della partita con l'Inter in qualunque momento si giochi: poi, per carità, potrà anche perderla ma a priori è difficile ipotizzare che il risultato sportivo faccia la differenza nella valutazione del presidente); la terza società coinvolta è di proprietà cinese... a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca (senza contare che, da quanto leggo, si è apparecchiata la situazione per fare in modo che lo scontro sembri essere tra Juve ed Inter ed i tifosi di queste due squadre, in realtà entrambe - in qualche modo - "vittime del convitato di pietra").

Alla chiusura di questa brutta faccenda (da qualunque parte la si guardi), purtroppo la morale da trarre non è nuova per chi in qualche modo dovrebbe gestire degli interessi comuni: totale incompetenza e superficialità (oltre al disprezzo solito per l'interesse del popolo).