Caro Antonio, adesso che sono passati alcuni giorni dalla finale e che sono finalmente riuscito a sbollire la rabbia, non tanto per la mancata vittoria di una coppa che, come ci tenevano a precisare i tifosi juventini prima della finale, non è certo la Champions League, ma piuttosto per il modo in cui è stata buttata via una partita ampiamente alla nostra portata.

Quindi inizio con una tua citazione, “This is not football”, che tu hai usato anni fa al termine di un Galatasaray-Juventus che ti fece uscire proprio da quell’Europa League che anche quest’anno hai voluto buttare via, sì perché sono pienamente convinto che quello che la tua squadra ha espresso venerdì sera e per tutta la stagione appena terminata, non sia calcio. E’ troppo facile risultare belli e imbattibili contro squadre modeste o comunque molto meno organizzate (vedi un 5-0 anche troppo severo contro uno Shakhtar che comunque fino al gol di D’Ambrosio era rimasto in partita ed aveva seriamente rischiato di pareggiare i conti, per poi crollare psicologicamente dopo il 2-0 e lasciare l’Inter dilagare) per poi sistematicamente sfigurare sul piano del gioco e spesso anche del risultato contro ogni avversario di un livello un po’ più elevato.

Innanzitutto continuo a dire che l’intransigenza con cui hai proposto sempre e solo un modulo, a prescindere dall’avversario e dai giocatori a disposizione, sia il tuo limite più grande. Nello specifico, contro il Siviglia, mettersi con una difesa a tre di fronte a un tridente con due esterni rapidi voleva dire abbassare sistematicamente gli esterni, perdendo un uomo in fase di impostazione e soprattutto abbassando la pressione sul loro “terzino” destro Jesus Navas, giocatore di grande esperienza e classe, ma difensivamente parlando il loro punto debole in quanto adattato al ruolo. Così facendo Navas da possibile debolezza è diventato uno dei loro principali punti di forza, perché, libero di salire data l’assenza di uomini da marcare, era in costante supporto a Suso, mettendo Young e Bastoni in continua difficoltà; non è un caso che il primo gol di De Jong nasca da un’azione insistita proprio su quella fascia.

In secondo luogo, giocare con 8 uomini nella propria metà campo, con il centrocampo e l’attacco distanti 20-30 metri, voleva dire verticalizzare il gioco con palle alte quasi ogni volta, rendendo la manovra scontata e poco efficace, nonostante Lukaku abbia messo in difficoltà la retroguardia del Siviglia per tutta la partita con la propria stazza. Sarebbe servito un trequartista, un uomo tra le linee a fare da raccordo tra i reparti, e magari in grado di trovare verticalizzazioni illuminanti senza necessariamente dover alzare il pallone. Avrebbe fatto comodo un giocatore come Eriksen, averlo avuto in rosa… Già, ce l’avevamo. Non per nulla l’unico periodo in cui l’Inter ha giocato veramente bene è stato quello iniziale, in cui Sensi faceva da raccordo tra centrocampo e attacco, aggiungendo fantasia e imprevedibilità a una manovra fin troppo leggibile. Dopodichè, tanti lanci lunghi e tante “sportellate” di quei due là davanti.

Infine, non si può ogni volta aspettare l’80esimo per iniziare a fare i cambi, anche perché in quella fase la partita, soprattutto se sei in svantaggio, diventerà sempre più spezzettata e ingiocabile, facendo innervosire i giocatori e rendendo vani i tentativi di quelli appena entrati. Anche perché nel tuo calcio fatto di quantità e corsa non sono contemplati calciatori di qualità, quelli che saltano l’uomo creando la superiorità numerica o che inventano qualcosa, quindi per arrivare in porta è richiesta sempre una manovra corale a cui devono partecipare tutti, e alla fine della partita, con la stanchezza e gli avversari che si chiudono nella propria area, perdono tempo e sparano palloni in tribuna, costruire un’azione di quel tipo diventa assai complicato.

Evito di commentare la tua ancora una volta straordinaria intervista, inopportuna quanto scontata, dato che dopo ogni sconfitta hai dato spettacolo.

Mi auguro vivamente che domani, nel confronto con Zhang, troviate un accordo, un accordo su come concludere quest’avventura, nella speranza che Allegri stia realmente aspettando l’Inter come dicono.