Brasile. Patria di grandi calciatori. Grandi nomi in ogni epoca. Pelè, Socrates, Falcao, Romario, Roberto Carlos, Ronaldo... si potrebbe continuare all’infinito. I brasiliani hanno il loro stile un po' matto, particolare, svogliato, folkloristico. Oltre che talentuoso. Il che li rende unici e originali da tutto il resto del globo.

Oggi volevo parlare di un brasiliano che racchiude un po' tutte quelle caratteristiche in un’unica persona: Edmundo.
Solo dal suo soprannome, ti incuriosisce nel conoscere la sua storia: O’Animal. Di primo acchito, qualsiasi lettore che non conosce questo calciatore, ma ne legge il suo nomignolo, beh può immaginarselo come una “belva”. In un certo senso l’interpretazione sarebbe anche corretta.
Ma dietro tale soprannome ci sono vari significati. Vediamo di esplorarli.

Come la maggior parte dei brasiliani, il nostro personaggio in questione, nasce nelle misere baraccopoli situate nella periferia delle grandi città, ovvero nelle favelas. Genitori poveri e sopravvivenza ridotta ai minimi termini. E come tutti i bambini compatrioti, la prima cosa che imparano è giocare a calcio. La loro scuola calcio si chiama strada, in mezzo alla polvere. Piedi scalzi e tanta passione. Talmente tanta, che una società tra le più importanti della nazione, lo nota e se lo accaparra: Il Vasco da Gama. Sembra quindi che la sua storia stia per prendere un buon inizio.
Ma il carattere particolare del nostro eroe, comincia ad emergere poco dopo i vent’anni. Siamo nel 1993. Edmundo ha ventidue anni. Viene acquistato da un’altra grande squadra per storia e tradizione: il Palmeiras. In due anni colleziona tanti gol e...tante discussioni e risse con compagni di squadra e allenatore. Il suo soprannome nasce in questo periodo. Un telecronista glielo affibbia perché è spesso l’hombre del partido con le sue prestazioni. Un animale da gol. E’ un periodo “caldo” perché accade di tutto. In campo e, purtroppo, anche fuori. Sul rettangolo verde accadono due episodi chiave. Il tecnico di quella squadra, Luxemburgo, decide di schierarlo per un match, ma che probabilmente a partita in corso potrebbe essere sostituito. L’attaccante, non contando fino a tre, sbotta: “Se devi togliermi è meglio che tu non mi metta nemmeno in campo.”
Episodio “animalesco” n.2: Partita di Coppa Libertadores (l’equivalente della Champions League). Durante l’incontro c'è un calcio di rigore. Si incarica della battuta Edmundo. Purtroppo non segna. La rabbia è tanta e al momento riesce a trattenerla. Ma a volte, le persone si trovano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Il telecronista, accorso per intervistarlo dopo la gara, non fa neanche in tempo a porre la domanda che il bomber sferra un gancio tale da spaccare la telecamera. Si narra che, sia il cameramen che l’intervistatore, dopo lo shock, abbiano cambiato mestiere.
Nel frattempo Edmundo mantiene sempre una buona media realizzativa. Si avvicinano i Mondiali di USA 94. Il calciatore cresciuto nella favela è tra i papabili convocati. C'è un però. Deve limare il suo carattere e soprattutto essere meno egoista in campo. Purtroppo tutto ciò non avviene, e in quel Brasile, che proprio in quel Mondiale trionferà contro l’Italia di Roby Baggio, il suo nome non compare.
Ha 23 anni. La vita però, non è solo in un campo da calcio. Nel 1995, si rende protagonista in negativo di un terribile incidente stradale. A causa dell’alta velocità con cui conduceva il suo fuoristrada, provoca la morte di tre persone. La ragazza che era con lui, e la coppia che ha fatto il frontale. Avrebbe dovuto scontare 4 anni e mezzo di carcere, ma il suo continuo presentare corsi e ricorsi, al momento in gattabuia non ci ha ancora messo piede. La velocità con cui dribblava e segnava vanno quasi di pari passo con i suoi punti della patente (persi). Ben 219! Beh, se dopo il drammatico episodio dell’incidente, pensavate che la sua vita si fosse data una regolata, vi sbagliate di grosso.
Compleanno del figlio. Dicevamo, i brasiliani sono originali, no? Edmundo vuole regalare un feliz aniversàrio al suo erede. Circo affittato illegalmente a domicilio, e scimmietta che funge da cavia nel trangugiare birra e whisky. Una gogliardata, ha pensato. Peccato che le associazioni animalista, dopo questo episodio, entrarono in tackle peggio di tutti i suoi avversari che ha trovato in carriera.
Il giocatore brasiliano più forte in quel periodo è Ronaldo, il Fenomeno. Lo acquista l’Inter nell’estate del 1997. Edmundo soffre particolarmente la rivalità con il “dio del calcio” di quel momento. E siccome è uno che ama le sfide, accetta di buon grado l’offerta della Fiorentina nel Gennaio 1998.
L’allenatore Malesani lo fa partire subito titolare, ma poi il feeling comincia a incrinarsi. Basta una sola panchina due mesi dopo, per farlo andare su tutte le furie. E cosa c'è di meglio che sbollire la propria rabbia distraendosi al Carnevale di Rio de Janeiro? Edmundo prende l’aereo e ritorna in patria per i festeggiamenti. Mentre i compagni sudano, lui si rinfresca con delle caipirinhe. Al rientro, il rapporto con Malesani non migliora. A fine stagione, il presidente Cecchi Gori decide che il prossimo sarà sicuramente l’anno di Edmundo e che con Batistuta davanti, non ce ne sarà per nessuno. Se poi hai un allenatore come Trapattoni, che di scudetti se ne intende, beh sognare è lecito. Infatti, la squadra viola parte a razzo. Conclude il girone d’andata al primo posto, laureandosi campione d’inverno. La coppia sudamericana Batistuta-Edmundo, con il supporto di Rui Costa, incanta. Firenze pullula di gioia.
Ma i tifosi fiorentini annusano qualcosa nell’aria. Quella strana sensazione di inquietudine, di chi non è troppo abituato a vincere. Arriva febbraio. Durante il bigmatch Fiorentina-Milan del 7 Febbraio 1999, il capitano e bomber argentino Batistuta, verso fine partita, si infortuna da solo mentre si dirige verso la porta avversaria. I tifosi gigliati sugli spalti, scomodano santi e madonne. Perdita grave, gravissima. In un momento cruciale del campionato.
Ma il peggio deve ancora arrivare. I supporters viola sanno che senza il loro capocannoniere sarà durissima. Ma confidano a occhi chiusi nel suo compagno di reparto, il brasiliano Edmundo, che tanto bene sta facendo fino a questo momento. L’avversario più pericoloso per il funambolo sudamericano però, in quel momento esatto della stagione, non sono i difensori di Lazio e Milan. Ma il richiamo del Carnevale di Rio. L’attaccante ha una clausola nel contratto: essere lasciato libero di parteciparvi. Il sentore malaugurante dei tifosi fiorentini sta per avverarsi. Mister Trapattoni, tifosi e giocatori, fanno di tutto per far capire a Edi che abbandonarli in quel momento, soprattutto con Batistuta k.o. significherebbe dire addio ad uno scudetto che si era incamminato per la strada di Firenze. Il brasiliano ci pensa, ma purtroppo la voglia di Samba e ballerine seminude, prevale.
Inutile dire che la Fiorentina non vincerà mai quello scudetto e che tra l’attaccante e l’ambiente viola è finita per sempre. Rientra cosi in patria, nella squadra che lo aveva lanciato e si conferma ancora un goleador implacabile. Per assurdo, la saudade, tipica nostalgia dei brasiliani verso la patria si trasforma in italianade nel Gennaio 2001 per Edmundo. Incredibile ma vero. Dopo tutte le bizze fatte nel Belpaese, “O’Animal” rientra. Ma non in Toscana. Bensì in Campania, nel Napoli. Un personaggio del suo calibro, in una piazza passionale come quella partenopea, ci sta a pennello. Solo che non sono più i tempi d’oro di Maradona. Questo Napoli è una barca che sta affondando e infatti le sue 4 reti in 17 presenze non serviranno a salvarlo dalla serie B. L’ultimo gol, quasi a voler chiudere un cerchio, lo segna proprio alla “sua” Fiorentina.
Gli ultimi sette anni di carriera, lo vedono protagonista nella sua terra, con una parentesi in Giappone.
Le vicende extracalcistiche fanno parte della vita di questo ragazzo. Anche nella sfera affettiva. Nel 2002 viene assassinato il fratello, per un probabile regolamento di conti tra bande criminali. I suoi genitori, a causa del duro colpo, moriranno pochi anni dopo. Dopo questi due drammatici episodi disse:“Scambierei i miei soldi, la mia carriera, la mia fama per averli qui con me. Posso solo far finta di essere felice.”

Ah, dimenticavo un aggettivo che non ho citato all’inizio. E’ anche umano.