Gigio Donnarumma ieri per la prima volta da quando ha lasciato il Milan è tornato a San Siro, quello stadio, quella casa "abitata" dai tifosi di quella squadra che gli ha permesso di diventare ciò che è oggi. 
Lo sapevamo tutti e lo sapeva anche lui come sarebbe andata appena avrebbe messo piede nel rettangolo verde: fischi a non finire. 

Io tifo la Roma e di "tradimenti" ne ho visti tanti: Da Manolas al Napoli a Pjanic alla Juve, da Mexes al Milan fino ad arrivare a Pedro alla Lazio e i fischi (com'è giusto che sia) sono arrivati anche per loro, perché quando vedi un giocatore che hai tanto amato, e nel vostro caso cresciuto, andarsene, anche se ha tutte le ragioni del mondo, fa male

Ieri però Gigio non era un giocatore del PSG, era un giocatore della nazionale campione d'Europa che tre mesi fa ci ha fatto piangere, abbracciare, soffrire e poi gioire, festeggiare fino a notte fonda. 
Gigio era il portiere che ha parato i rigori di Sancho e Saka, facendoci vincere contro l'Inghilterra quando dopo l'errore di Jorginho tutti pensavamo che era finita. 
Gigio era il portiere che contro la Spagna para il rigore a Morata e ci porta in finale. 

Ieri Gigio con il Milan e con il vostro dolore non c'entrava nulla e fischiandolo avete mancato di rispetto ad una squadra che magari con il tifo a favore avrebbe potuto farcela, ad un popolo che aveva voglia di sognare ancora e ad un ragazzo di 20 anni che giocava per tutti noi. 
Avete riempito Milanello di striscioni, ecco... questo potevate continuare a farlo, nessuno vi avrebbe detto nulla.