Inter, stavolta mi hai spiazzato.

Chi l'avrebbe mai detto che, proprio tu, la storica profetessa del catenaccio italico, dopo un'annata a lunghi tratti più noiosa della parete bianca di un ambulatorio della mutua proprio alla fine contro l'Empoli avresti tenuto tifosi e non tifosi incollati allo schermo?
E' proprio vero che sei pazza, il figlio un po' genialoide e arruffone della Milano calcistica laddove il Milan pare invece essere quello più volenteroso e pratico forse per colmare la mancanza di un talento attuale non eccelso.

Che partita contro l'Empoli: un rigore sbagliato, una traversa subita, i gol che avresti preso senza un portiere monumentale, i contropiedi falliti dai tuoi attaccanti, il gol liberatorio di uno dei tuoi giocatori più indecifrabili, il goal annullato a porta vuota, la rete e l'esplosione di gioia del tuo panchinaro meno atteso, la sua inopinata espulsione che poteva compromettere tutto.
I tuoi incredibili minuti finali quando dal consueto 4-3-3 sei passata a un pazzesco 9-1-0 tenacemente arroccata in area, completamente allo sbando sotto l'infuriore degli attacchi empolesi, con i terzini in stato confusionale costretti a rinviare il più lontano possiibile, le incredibili mischie in area da calcio in costume fiorentino, le palle gettate in touche come si giocasse a rugby. Poteva finire in dramma, ma alla fine ce l'hai fatta scapigliata e caotica Inter.

Il dramma però, un piccolo dramma c'è stato Inter: si è chiuso il sipario su Mauro Icardi, per lunghi anni la tua portaerei, il tuo giocatore simbolo, l'astro più luminoso del tuo cielo anche se invero più saturo di meteore che di stelle durante gli ultimi campionati; ma del resto si sa che nel calcio come nella vita a volte in mancanza di meglio anche l'argento pare oro. Dunque è finita così con un rigore sbagliato e una prestazione insignificante l'avventura nerazzurra.

Caro Mauro a tuttoggi non si conoscono i motivi dei tuoi dissidi col resto della squadra allenatore compreso, ma io quando vedo una dinamica da uno contro tutti sono naturalmente portato a solidarizzare con l'uno che spesso è solo un capro espiatorio.
O magari no, non lo so. Non mi interessa ora la causa del precipitare nell'indce di gradimento della società, potresti avere torto o ragione, non importa. Il tuo volto impassibile e impenetrabile, i tuoi gol, la tua immobilità un po' statuaria, le tue movenze quanto più sornione tanto più pericolose per l'avversario, i tuoi stacchi imperiosi, le tue fulminee conclusioni a rete sono state qualcosa di bello e sono per sempre come un piccolo e grazioso oggetto di valore.
Inter, ieri assieme all'immenso Empoli, ci hai ricordato che il calcio è emozione, viscere, passione, caos, impeto e trasporto. In una parola vita.
Contro quelli che vorrebbero burocratizzarlo, sterilizzarlo, ridurlo a una narcosi dove è vietato esplodere di gioia, levarsi la maglia dopo un goal decisivo, arrabbiarsi per un'occasione fallita, esultare scompostamente per una vittoria, ironizzare non contro ma con gli avversari, inquadrare tifose avvenenti sugli spalti.
Speriamo non succeda mai perchè un calcio anestetizzato finirebbe col morire.