Sono le 23.00 del 27 agosto.
A Old Trafford il Tottenham sta banchettando su quelli che sono i resti del Manchester United. 3 a 0 Spurs e tanti saluti.
I pochi tifosi Red Devils rimasti allo stadio applaudono Josè Mourinho, ma l'impressione è che ormai il timoniere portoghese abbia perso il controllo della sua nave, inabissata verso un lento e inesorabile tracollo.
Siamo solo a fine Agosto ok, ma lo United ha già perso 2 partite di Premier sulle 3 giocate e si vocifera che lo spogliatoio non voglia più seguire gli ordini del sergente Mou. La classica crisi del "terzo anno" delle squadre del tecnico portoghese verrebbe da dire, di quello che non sembra più essere il perfetto motivatore che nei momenti di difficoltà esalta i suoi guerrieri, pronti a morire (calcisticamente parlando) per lui. 

Mourinho due anni fa si accomodava sulla bollente panchina del Man United, con il difficile compito di risollevare le sorti di un club che con Sir Alex dominava in Inghilterra e in Europa e che dopo il suo addio registrava le brutte figure dei suoi successori, incapaci di ereditare la gloriosa cattedra lasciata libera dal manager scozzese. Tuttavia fra Mourinho e Red Devils l'amore non è mai totalmente sbocciato. Il primo anno è filato tutto liscio con la vittoria di 3 trofei, seppur di minore importanza, come Community Shield, Carling Cup e Europa League, ma dalla scorsa stagione qualcosa è scricchiolato nell'ambiente di Manchester.
Tanti incidenti di percorso, fra acquisti sbagliati, (particolarmente in difesa), mancanza di un vero leader carismatico in campo e giocatori non all'altezza di un top team che vuole vincere Premier League o Champions. A tutto questo si deve aggiungere l'immobilismo di un allenatore che è stato surclassato dal suo alter ego del City, quel Guardiola che ha dominato lo scorso campionato inglese. Mou ha scelto il suo classico modus operandi: attirarsi tutte le pressioni dell'ambiente, polemizzare con avversari, società e stampa, in modo da sviare fuori dal rettangolo di gioco tutti i problemi del campo. Tutto ciò non è bastato; in campo la sua squadra pare essere disorientata e sempre mal posizionata tatticamente. Movimenti difensivi errati, poca creatività offensiva e un football unicamente aggrappato alla fisicità. Il calcio è cambiato rispetto a 10 anni fa, ma il tecnico di Setubal imposta ogni partita con la stessa impronta tattica che dava all'Inter del triplete, vale a dire squadra che lascia il pallino in mano agli avversari per poi ripartire in contropiede; gli interpreti non sono però adatti, Lindelof e Smalling non sanno dirigere una linea arretrata, Lukaku nei momenti decisivi non lascia mai il segno e Rashford non pare mostrare il desiderato salto di qualità. Il tempo a disposizione per capovolgere l'andamento della stagione non manca, però in seguito alla disfatta di ieri sarà difficilissimo per lo Special One trasformare un gruppo in totale apnea. E anche lo stesso Mou non ha più le redini della situazione in mano, come confermato dall'alterco nel post partita di ieri con un giornalista.

Il solito Mourinho quindi, che se abbandonerà la nave, lo farò col suo stile, a testa alta e petto in fuori, orgoglioso di quello che è stato, ma che ora forse non è più; un allenatore che solamente 8 anni fa conquistava l'Europa con la beneamata nerazzurra e che adesso non è in grado di gestire un ambiente ostico come lo United del post Ferguson.