Aspra e crudele come le battaglie sull'Isonzo di un secolo fa, la sfida alla Dacia Arena si decide all'ultimo istante. La decide Alessio Romagnoli, il Capitano, per la seconda volta in quattro giorni.
I rossoneri si presentano a Udine rimaneggiati (out Biglia, Bonaventura, Calhanoglu, Calabria e Caldara) e poco dopo la mezz'ora alla lista degli infortunati si aggiunge Gonzalo Higuain, costretto ad uscire a causa di una contusione al fianco, prende il suo posto Castillejo.
Fino a quel momento non è una grande partita per i ragazzi, paradossalmente l'uscita dell'argentino coincide con il cambio di passo che si svilupperà nel secondo tempo, l'Udinese però è sempre in partita.
Proprio nella ripresa l'occasione più ghiotta ce l'ha Suso che spara altissimo un rigore in movimento, al minuto 28 Borini rileva un non irresistibile Laxalt (altra prova poco convincente per l'uruguayano) e nelle fasi finali del match i crampi e la fatica contribuiscono ad abbassare i ritmi. Finale al cardiopalma: prima l'espulsione del neo-entrato Nuytinck per un intervento da dietro su Castillejo, poi una sanguinosa palla persa da Opoku che lancia il contropiede di Suso, scambio in area con Romagnoli, bolide sull'angolo lontano... Gol! Anzi no. La bandierina del guardalinee è alzata, momenti di caos totale, l'arbitro Di Bello indica il VAR: il gol è convalidato, finisce qua.

Era fondamentale restare agganciati al treno delle prime quattro, anche con una vittoria ottenuta fra mille sofferenze, poi è chiaro che il gap con Juve, Napoli e Inter inizia a farsi sentire soprattutto se si considera la solidità e la continuità che queste squadre hanno acquisito fra campionato e Champions.
Il Milan deve preservare con tutte le sue forze il quarto posto con le unghie e con i denti, nella speranza che il mese di gennaio sia portatore di buone notizie dal mercato e dall'infermeria. Nello stretto presente c'è il Betis e poi la Juventus, tappe fondamentali per crescere.