Avrei voluto parlarvi di calciomercato della Juventus. Mi sarebbe piaciuto provare a esaudire le gentili e affascinanti richieste di alcuni Colleghi Blogger che, con grande cortesia, mi hanno fornito importanti consigli nei commenti. Giuro. Sarebbe stato fantastico. Il pezzo era già praticamente pronto e spero che si creino le giuste premesse per proporlo più avanti. Ho provato a sforzarmi, ma il problema è troppo incombente e importante. Credo sia giusto, quindi, concentrarsi su questo. Per carità, è corretto che ognuno si occupi del suo ambito. Il giornalista sportivo tratta di quella disciplina. Chi è addetto alla cronaca si concentra su tale settore e via discorrendo.
Il covid-19, però, si sta sfortunatamente riprendendo il proscenio e questo è distruttivo per l’anima. Anche con la massima buona volontà, non riesco a trattare di altre tematiche perché, se l’epidemia tornasse devastante, avrebbe poco senso. Ammiro e ho enorme stima per chi è in grado di compiere una simile opera assolutamente necessaria. Non voglio ripresentare un Diario dell’Isolamento perché, grazie al cielo, non si vive una simile situazione. Siamo parecchio distanti dalla tragedia di marzo e aprile. Il numero di persone che perdono la vita per la malattia è di gran lunga inferiore. Le terapie intensive sono quasi vuote e i nosocomi reggono perfettamente l’urto del virus. La stragrande maggioranza degli individui che attualmente è colpita dal covid-19 è asintomatica e affronta l’isolamento domiciliare. Ciò accade anche perchè, al momento, il morbo colpisce soprattutto i più giovani. Molti di loro hanno un fisico in grado di rispondere meglio alla sollecitazione negativa. E’ un’ipotesi, ma siccome non sono un epidemiologo non voglio assolutamente sbilanciarmi in teorie che potrebbero essere smentite. Una situazione è certa. Serve la massima attenzione a ogni età. A meno di clamorose sciagure, anche stando ai molti esperti, il lockdown generale visto a cavallo tra inverno e primavera è scongiurato pure perché se dovesse essere necessario, significherebbe cadere nel dramma più totale. Economia e psicologia subirebbero un danno insanabile e, se l’alternativa è quella di una strage da SarsCoV2, ci si troverebbe davvero in un terribile doppio vincolo. Non è così e torno quindi a trattare di calcio.

Qual è il problema? Il dilemma è che, in questo settore, si sta riscontrando un elevato numero di positività anche tra gli atleti. Qualcuno si chiede come sia possibile che solo un mese fa non vi fossero praticamente contagi e ora si assista a una sorta di ecatombe. La risposta è molto semplice. Quando terminò il lungo periodo di dura quarantena, ci trovammo in una situazione piuttosto simile a oggi. Poi iniziarono allenamenti e competizioni e i dati calarono. Perché? In quei giorni i giocatori erano molto attenti, sottoposti a rigidi protocolli e non avevano praticamente possibilità di venire a contatto con il virus. Disputando un match ogni 3 giorni, trascorrevano la loro esistenza tra famiglia, allenamenti o gruppi ristretti di amici e comunque costantemente sul territorio. Tagliato il traguardo stagionale, invece, “apriti, oh cielo”. In parecchi sono partiti per le vacanze all’estero. Altri hanno passato le ferie in Italia, ma sono usciti dalla bolla protetta nella quale erano immersi. Così sono iniziati i problemi. E’ chiaro che gli elevati numeri fanno pensare a una soglia d’attenzione non propriamente perfetta dei calciatori e sicuramente deve partire una reprimenda perché era sconsigliata, per esempio, la gita oltreconfine, ma di certo non si può rimproverare chi è tornato a casa. Non si devono nemmeno colpevolizzare gli atleti se intorno a loro la situazione è piuttosto degenerata. La curva del contagio, infatti, ha ripreso la sua corsa verso l’alto ed è logico che ne risenta anche il pallone pur nell’ottica di un contagio soprattutto giovanile. Petagna è positivo. Lo stesso vale per Boga del Sassuolo come per Ceppitelli, Bradaric, Despodov e Cerri del Cagliari. In casa del Toro non va meglio con 2 giocatori colpiti. Guardando alla Roma si trova Mirante e, con vari raduni, si presume che i dati salgano in tutte le società.

Qual è la differenza nei numeri tra il calcio e molti altri settori? Beh, è scontato. Il pallone è ricco e si è sottoposto a un protocollo duro, ma efficace. Fortunatamente, tutti gli atleti positivi sono asintomatici. Questo significa che sono in buone condizioni. All’inizio pareva che il covid-19 potesse lasciare pesanti tracce della sua presenza. Sicuramente tale affermazione è l’esito di importanti studi, ma la stragrande maggioranza dei giocatori ha recuperato senza problemi. Penso ai casi di Dybala o Matuidi con l’argentino che aveva subito una forma pure abbastanza acuta del contagio. Per quanto possibile, si deve mantenere la serenità alzando sempre più la soglia di attenzione. In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, il professor Richeldi, membro del Cts, è illuminante e afferma che il mondo del pallone si deve comportare “come ha fatto nel periodo più critico. I protocolli decisi assieme alle Istituzioni mi sembra abbiano funzionato in tutti i settori, quindi anche nel calcio. Sono assolutamente convinto della bontà della teoria secondo cui il numero di persone che hanno il covid-19 sia molto superiore rispetto a quello noto. La Dea Bendata vuole che tali individui non ne mostrino i segni e non soffrano per esso. Se a tutti i mestieri fossero applicati i rigidi dettami dei professionisti, si assisterebbe a dati molto più elevati. Il calcio è un ambiente sicuro.

A rompere gli indugi, però, è Repubblica.it. Il quotidiano non è nuovo a “bombe” che riguardino soprattutto il rapporto tra l’emergenza e la vita di tutti i giorni. Riassumendo: la Lega Serie A dovrebbe presentare i calendari, in via telematica, il prossimo primo settembre, ma se il numero di contagiati tra i giocatori di serie A salisse, i vertici del pallone italico potrebbero pensare a un rinvio del campionato al 4 ottobre. Questa data era gradita, per esempio, al Presidente del Napoli De Laurentiis e la Figc non ha ancora ratificato la proposta della massima serie che contempla il 19 settembre come start del campionato. Se ne saprà di più con il completarsi dei raduni, ma credo che l’andamento negativo della situazione possa essere confermato. Ho la massima fiducia nella fonte che è stata poi ripresa anche da altri mezzi di comunicazione, ma mi pongo alcuni scomodi quesiti. Se si iniziasse 3 settimane più tardi del previsto, come sostenuto da Repubblica, si dovrebbe ricorrere a una nuova formula perché nell’estate 2021 sono in programma gli Europei. Anche riducendo a zero la sosta natalizia, non vi sarebbero i tempi tecnici per completare il torneo canonicamente. Quindi? Playoff e playout. Il Presidente della Figc Gravina ha sempre caldeggiato una simile ipotesi. Al contrario, la maggior parte dei club si è opposta. In effetti, i dubbi sono molteplici. Si pensi ai contratti relativi ai diritti televisivi. Il rapporto tra Sky e i vertici del massimo campionato ha vissuto qualche difficoltà durante l’estate, se l’emittente di Santa Giulia si trovasse nuovamente modificate le condizioni dello stipulato, la situazione potrebbe complicarsi ulteriormente. Gli abbonati ne chiederebbero conto al media che poi, a meno di un intervento governativo, potrebbe rivalersi sul calcio. Conviene? Non direi. In secondo luogo, Repubblica parla di una regular season suddivisa in 5 gironi da 4. Le prime 12 classificate si qualificherebbero per gli spareggi Scudetto. Le ultime 8, invece, lotterebbero per non retrocedere. Altri media interpretano questa opzione così: chi occupa le 2 piazze principali di ogni raggruppamento e le migliori terze accederebbero ai playoff. Le altre sarebbero ai playout. Una simile opzione lascia aperta una miriade di dubbi perché troppo poco esplicativa. Se una “conference” è composta da 4 team, significa che, tra andata e ritorno, ci si giocherebbe il pass per il turno successivo con 6 partite stile Champions? Scusate, ma sarebbe un autentico macello. Come si può pensare di decidere una stagione su un numero così esiguo di match? Sarebbe inaccettabile. Non ne gioverebbe nemmeno lo spettacolo che vedrebbe una competizione troppo breve a meno che non si pensasse a più di 2 scontri tra le medesime rivali, ma pare ipotesi poco accattivante. Si chiedono urgenti chiarimenti da parte della massima categoria del calcio italiano o della Figc che si è sempre comportata egregiamente nella gestione dell’emergenza. E’ impensabile, però, che ci si possa affidare a un analogo percorso. Questo mi pare sicuro e sarà certamente errata l’interpretazione del sottoscritto che, pur spulciando il web, non ha trovato alcun utile chiarimento. Come riportato anche da Repubblica, si spera di scongiurare l’ipotesi legata agli spareggi ma, se non vi fosse alternativa, dovrebbero essere programmati in maniera differente. Come? Proporrei, per esempio, 2 gironi da 10. Solo di seguito inizierei i playoff tra le prime 6 di ogni gruppo, quindi 12 compagini, e i playout tra le ultime 4, cioè 8 società. Da valutare, poi, il format delle Finals. In totale si giocherebbero dalle 20 alle 30 sfide che sono decisamente meno rispetto alle canoniche 39. Mi pare un’idea piuttosto appropriata.

Tutto, però, è in alto mare. Analizzando la rete e leggendo i quotidiani odierni, trovo il panico più totale. Come si può pensare di avere appeal all’estero se costantemente si lanciano gigantesche allerte utilizzando una terminologia molto apprensiva? La gestione politico-calcistica della pandemia non è stata delle migliori con un batti e ribatti tra le Istituzioni dei 2 mondi che si è risolto molto avanti nel tempo quando, in effetti, è nata una sana cooperazione. Solo in Francia si è assistito a una situazione simile. Altrove ho notato una migliore collaborazione. Ora, a causa di un elevato numero di atleti contagiati fortunatamente tutti asintomatici, si nota già l’idea di rinvii, ipotesi astruse o deprimenti. Mi pongo nei panni di un calciatore che deve decidere se venire a militare in serie A. Penso, per esempio, a Thiago Silva, ma pure a Messi e Benzema o Suarez. Professionisti con un dato curriculum accetterebbero mai un ambiente incerto? Non credo proprio. Come rimproverarli? Avrebbero pienamente ragione. Nella Terra d’Oltralpe, dove la Ligue 1 non è stata portata a termine, nonostante l’elevato numero di calciatori positivi al covid-19, nel prossimo weekend si riprenderà. La Spagna non è messa meglio, ma inizierà il 12 settembre come la Premier che ha già presentato il calendario. Il weekend successivo, la Bundes sarà ai nastri di partenza e i tedeschi conoscono già i loro impegni. Ora la Figc e la Lega Serie A sono chiamate a fornire risposte anche a fonte delle parole gloriose parole espresse recentemente del Presidente Dal Pino nei riguardi della massima categoria. Entro il 25 agosto importanti fondi esteri presentano le loro offerte vincolanti per i diritti televisivi a partire dalla stagione 2021-2022. Una situazione poco chiara potrebbe allontanarli o quantomeno abbassare le proposte. I giornalisti, come da loro mestiere, scrivono e riportano notizie che, però, possono trovare repliche. Se si vuole evitare la pessima figura internazionale, sarebbe meglio chiarire subito la situazione che sicuramente sarà frutto di una mia errata interpretazione. Non parlo, poi, dei tifosi negli stadi perché è tematica che mi rendo conto essere molto delicata soprattutto alla luce dell’aumento dei contagi. L’Uefa, però, pare voglia fare un tentativo anche in quel senso.

Ah dimenticavo... In mezzo al polverone mediatico, nel weekend inizia in sordina la serie A femminile. Chapeau.
Stasera, invece, l'Inter si gioca una finale di Europa League. La speranza è che i nerazzurri tengano alti i vessilli italiani ammainati dal pessimismo dilangante.