Da venerdì i consueti allegri menestrelli hanno impugnato violino e archetto per far ballare la quadriglia ai tifosi rossoneri. Lo slogan è, come in ogni quadriglia che si rispetti: changez la dame! La dame che dovrebbe cambiare è il proprietario del Milan, visto che venerdì YongHong Li non ha versato, come avrebbe dovuto, i dindi per la tranche in scadenza dell'aumento di capitale.

Che i tifosi del Milan si calmino, venerdì non è cambiato assolutamente nulla, perché il sorridente YongHong Li ha ancora un certo numero di giorni lavorativi per versare l'aumento di capitale. Abbiamo già visto, fino dal closing, il coup de théatre delle disavventure del cinese in Cina, quello che non ha i soldi ma, miracolosamente, li trova all'ultimo momento. E beato lui! Se solo mi dicesse come fa, risolverebbe i miei endemici problemi economici.

Un punto oggettivamente a favore di un effettivo cambiamento è la presa di posizione pubblica della famiglia Ricketts, attiva nello sport d'oltreoceano, che avrebbe dichiarato di essere effettivamente interessata al Milan. E' un elemento che non si può trascurare, ma che non è in alcun modo decisivo. Esssere interessati ad acquisre qualcosa non vuol dire che si porti a termine l'operazione. Zardoronz può essere interessato ad acquistare una Ferrari, ma quando entra nella concessionaria, scopre che le sue anemiche sostanze non gli consentono neanche di acquistare una ruota completa di gomma e cerchio. Quanto valgono intenzioni e dichiarazioni, finché non diventano realtà? Rispondete voi.

Per quel che si dice, i Ricketts dovrebbero entrare nel Milan, almeno inizialmente, come soci di minoranza, per poi diventare progressivamente soci di maggioranza. Può essere che siano interessati davvero e non vogliano solo farsi pubblicità. C'è però una questione che scandalizzerà i consueti lieti menestrelli ed è che chi acquista da Li deve pagare qualcosa per acquistare la partecipazione, più versare i soldi dell'aumento di capitale e onorare il debito di Li con Elliott. Sì, perché le azioni del Milan sono pignorate. Il tutto per lasciare all'ineffabile signor Li dei diritti di marketing sul mercato cinese o una partecipazione da vendere alla borsa di Hong Kong. Non sarebbe più semplice attendere che Li perda il Milan e trattare con Elliott? E' vero che Elliott potrebbe sempre trovare un altro famoso socio di minoranza e pagare, come Elliott potrebbe vendere ad altri, ma cerchiamo di essere logici: non c'è mai stata la fila per acquistare i rossoneri. Si sono presentati solo signori del calibro di Bee e Li.

In realtà, ciò che mi fa venire più di un sospetto è la tempistica... e mi spiego. il Milan sta per ricevere una stangata storica (meritata, a mio avviso) dal massimo organismo calcistico europeo, si parla di 1 anno di esclusione dalle Coppe con una barca di soldi da pagare o anche 2 anni di esclusione. E il vero problema è proprio Li, che non offre alcuna garanzia di continuità aziendale né, siamo sinceri, di trasparenza, visto il mistero che aleggia intorno alla sua figura. Il Milan si appellerà al TAS che, guarda caso, deciderà su per giù nei giorni in cui scadono i termini entro cui Li può adempiere. Non vorrei quindi che, come periodicamente è accaduto a partire dal 2015 nei momenti critici, stiano spuntanto i classici nomi di Robin Li, Jack Ma, Qui Quo e Qua, Bibì e Bibò e del Capitan Coccoricò per confondere le idee al TAS e convincerlo a non preoccuparsi del sig. Li. Per poi ritrovarci, aggiungo, col solito Li che si è fatto prestare l'ennesima cifra da qualche misterioso deus ex machina, ovviamente amante della privacy.

Ricordo che, quando sostenevo che YongHong Li non aveva i soldi per l'operazione, gli allegri menestrelli commentavano ciò che scrivevo ricordandomi che dietro YongHong Li c'era addirittura il governo cinese. E diciamolo ragazzi, la Cina è una superpotenza planetaria, secondo voi aveva fra le sue prorità l'acquisto del Milan? E se le avesse avute, avrebbe incaricato dell'operazione un signore le cui attività erano in crisi e i cui congiunti avevano problemi con la giustizia? Lasciamo perdere.

Se la vicenda closing, grottesca quanto si vuole, è stata divertente, questa non lo è. L'eventuale (anche se data per certa) stangata UEFA rischia di non condannare il Milan a morte, ma di essere il certificato di decesso della società rossonera, uccisa da altri.

Non pensiate però che sia così pessimista come sembra. Può darsi che l'interesse dei Ricketts sia serio e lo spero, però ci sono i soliti altri interessati, rigorosamente anonimi perché amanti della privacy, che riprendono il leit-motiv degli ultimi, tristi, 3 anni e mezzo. Ci sono, in sostanza, troppe troppe troppe coincidenze col passato recente. Troppe perché si possa stare tranquilli.