Le ultime partite disputate dalla Juventus, contro Inter ed Atalanta, hanno suscitato nuove polemiche e continue proteste, soprattutto da parte più dei giornalisti che dagli addetti ai lavori.
E questo mi fa pensare che Calciopoli non sia servita a niente. Non è servita perchè se una squadra ha pagato, e salatamente, come la Juventus, dopo non si può continuare a dire che ruba. E se per caso fosse stata innocente? Il dubbio c'è, perché i fatti dell'epoca furono molto confusi e in molti casi si presentarono come autentici atti messi in campo per danneggiare unicamente una squadra e non certo per fare pulizia nel calcio. Basti pensare che dopo la condanna che subì la Juventus, il procuratore Palazzi, capo ai vertici dell'ufficio inchieste della FIGC, dovette ammettere che c'era un'altra squadra che sì, era veramente colpevole, ed era l'Internazionale di Milano. Purtroppo, i fatti erano caduti in prescrizione. E questo ha levato la pena, ma non la vergogna e l'immoralità di ciò che avvenne allora. Tutto cominciò con un'indagine del procuratore di Torino, Raffaele Guariniello, noto tifoso del Torino, e noto anche alle cronache di processi contro la Juventus, come quello sul doping.  Ma seppure il Guariniello non trovasse alcuna ipotesi di reato, passò la "polpetta" avvelenata alla Federcalcio. C'erano migliaia di intercettazioni telefoniche, disposte all'insaputa della Juventus e dei sui tesserati, i quali come prescrive la legge, avrebbero dovuto almeno ricevere un avviso di garanzia, come quelli di Berlusconiana memoria, ed invece furono sempre all'oscuro di tale indagine. Ma alcuni quotidiani sportivi, come la Gazzetta dello Sport,  aveva avuto notizia di queste intercettazioni, e si scatenò immediatamente la reazione dell'opinione pubblica, e della Federcalcio, che cominciò subito a istruire il processo e le squalifiche per i soggetti coinvolti. E così la Juventus venne completamente decapitata dei suoi vertici, perché Moggi, Giraudo e Bettega furono deferiti e così obbligati alle dimissioni dal loro club di appartenenza, la Juventus. Furono anche coinvolte altre società, come il Milan, la Lazio, la Fiorentina, e così anche i deferimenti dei loro principali dirigenti. E così i Della Valle, per la Fiorentina, Lotito per la Lazio e Meani per il Milan, si trovarono a rispondere di illecito sportivo, insieme a diversi arbitri, tra i quali spiccavano i nomi di De Santis, Paparesta e Dondarini. Il processo fu istruito con velocità supersonica, anche perché c'erano i campionati che incombevano e si doveva arrivare ad una punizione esemplare per i colpevoli. Infati tutto esplose in tarda primavera del 2006, mentre la Nazionale si apprestava a giocare (e vincere) il mondiale in Germania. Siccome anche i vertici della FIGC erano stati sollevati dal loro incarico, venne nominato come commissario straordinario Guido Rossi, ex dirigente dell'Inter. E tra le sue migliori "performance" ci fu l'assegnazione dello scudetto del 2006 (vinto dalla Juventus) all'Inter, arrivata terza. Ma ancora prima, quando qualche giocatore della Juventus in Nazionale avanzava dubbi sulla colpevolezza della Juventus, minacciò tutti i giocatori che se avessero fatto altre esternazioni, avrebbe ritirato la squadra dal mondiale. Quella squadra, aveva in finale 11 giocatori che avevano giocato o che giocavano nella Juventus, divisi tra Italia e Francia. Ed un simile "parterre de roi", aveva bisogno di comprare le partite? Il dubbio venne dopo qualche tempo anche a Recoba, allora giocatore dell'Inter e protagonista di passaporti falsi, orchestrati dall'Inter, ma che finì solo davanti ad un giudice ordinario e non in procedimento federcalcio(Altro che caso Suarez). Ma il problema che si sottopose ai legali difensori delle squadre coinvolte era che non avevano avuto il tempo di consultare le carte e le intercettazioni che riguardavano le squadre coinvolte. Le intercettazioni, soprattutto, erano state affidate ad un pool di polizia giudiziaria, nella quale il comandante, un certo Auricchio, aveva a suo giudizio rilevato alcune telefonate interessanti e depennato altre non interessanti. Risultò che l'unica squadra innocente pare fosse l'Inter.  Ma non era così. Infatti nel processo che seguì a livello penale, istruito a Napoli dal PM Narducci, nonostante lo stesso PM negasse l'evidenza, i legali di Moggi si accorsero invece delle intercettazioni di Facchetti e di Moratti, che loro sì, chiedevano favori arbitrali, ma che il buon Palazzi, pur ammettendoli a malicuore, dovette applicare la sopravvenuta prescrizione dei tempi riguardo ai fatti. Non faccio una cronistoria degli avvenimenti piuttosto numerosi dell'epoca, ma comporre alcuni avvenimenti peculiari. Come detto, in una faccenda di tale importanza non si può istruire un processo sportivo senza la possibilità pratica di accedere alle carte difensive. E questo portò l'avvocato Zaccone, di parte Juventus, a chiedere la penalizzazione e la retrocessione della società che rappresentava,  questo per una sorta di patteggiamento, che poi si risolse in una ammissione di colpevolezza. Ma l'avvocato Zaccone non era avvezzo ai processi sportivi, essendo esperto solo di civile e penale, cosa che non ci azzeccava nulla con  il procedimento in corso. Invece l'avvocato del Milan, Cantamessa, fu molto abile, arrivando ad arringare il giudice Sandulli, diffidandolo a infliggere pene troppo severe, altrimenti ci sarebbero state altre conseguenze. Quali fossero non si sa, ma il Milan evitò la retrocessione e nonostante fosse arrivato secondo, non ebbe lo scudetto, ma gli fu concesso di iscriversi alla Champions League, che vinse. In realtà era chiaro che si voleva colpire solo la Juventus, e il giudice Sandulli ammise anni dopo che non risultava da nessuna prova che ci fosse stato illecito o compravendita di partite, e neppure comportamenti non adeguati ai regolamenti FIGC. Ma si dovette inventare il reato di "interferenza irregolare nelle mediazioni", una cosa da accapponare la pelle. E' come se uno va in tribunale, ed il giudice per condannarlo si costruisce una legge per il caso in esame. E così fu per colpire la Juventus, e solo la Juventus, le altre società, ebbero punti di penalizzazione, ma non ricevettero molti danni, l'importante era colpire la Juventus, colpevole di vincere troppo. Il processo di Napoli si celebrò a dispetto delle opinioni di altri giudici, come Torino e MIlano, che avevano rifiutato di formalizzare le accuse, non riscontrando reati. E nello stesso procedimento di Napoli, la giudice Teresa Casoria, voleva chiudere il procedimento non riscontrando  reati, ma il PM Narducci si mise di traverso, e fece di tutto per fare continuare il procedimento, che portò inizialmente alle condanne di Moggi e Giraudo, ma che poi in Cassazone si risolse in assoluzione, seppure per prescrizione. 

Ma dobbiamo verificari gli antefatti, a volte veramente dolorosi, della vicenda iniziale che portò alle intercettazioni di Calciopoli. E qui i contorni sono fumosi, e ammantati di mistero. Pare che tutto iniziò con delle indagini nelle quali la Telecom, mediante suoi fidati collaboratori, aveva messo sotto intercettazione soggetti come Abu Omar, indagato dai servizi segreti, e non solo, anche giornalisti, calciatori, arbitri e altri soggetti. La Telecom era di proprietà di Tronchetti Provera, sostenitore dell'Inter a quei tempi, e le intercettazioni erano state commissionate per la parte sportiva riguardante arbitri e dirigenti come Moggi, nientemeno che da Moratti e Facchetti. Così aveva sostenuto Guliano Tavaroli, inquietante capo security della Telecom. Ma nelle vicende, ci si trovò  anche la tragedia, con il suicidio di altri "impiegati" Telecom, Adamo Bove e Insinna, ancora oggi ritenuti molto vaghi nelle conclusioni investigative. Cosa realmente sucesse, non si sa, ma la vasta operazione Telecom, con intercettazioni di molti soggetti, e poi lo sbocco in Calciopoli, lascia più di una perplessità. Incominciando dalla parte avuta dai servizi segreti, dei suicidi di persone che tutto sembravano tranne che deboli, essendo stati agenti Digos. E poi cosa avevano intercettato, senza avere autorizzazione legale e informazioni agli indagati? Qui, l'unica cosa che salta veramente agli occhi è il comportamento illegale tenuto da Telecom, Inter e associati. Si raccontava che Moggi avesse acquistato delle carte telefoniche svizzere, in tempi non sospetti, e quelle carte furono anche motivo di accusa a Moggi, imputandogli di averle consegnate agli arbitri. Ma in realtà nessun arbitro le aveva mai viste, e probabilmente Moggi non le usò neanche, ma riferì che le aveva acquistate perché non capiva come mai tutte le volte che contattava un agente o un giocatore che gli interessava, si trovava sempre qualche dirigente dell'Inter a contendergli il giocatore, come se lo stessero pedinando. Il sospetto ce l'aveva già. E così la Juventus giocò il campionato di serie B l'anno seguente, con nove punti di penalizzazione, ma vinse lo stesso. Quella serie B vide giocatori come Buffon e Del Piero, freschi campioni del mondo con la Nazionale; Pavel Nedved, pallone d'oro 2003; David Trezeguet, campione d'Europa 2000 con la Francia. Altri giocatori come Vieira e Ibrahimovic, la Juventus fu costretta a "svenderli" all'Inter, per non perderli a parametro zero che sarebbe scattato in caso di retrocessione della stessa società. Il ritorno in serie A non fu facile, i danni finanziari erano elevati, ma dal 2012 ha vinto nove scudetti consecutivi, e non sembra abbia rubato, semmai ha sempre lottato contro tutto e tutti, arbitri, giornalisti e malpensanti.
La Juventus ha giustamente chiesto i danni alla Federcalcio, ma sembra che nessuno si senta competente per giudicare la cosa. E sì, la fuga dalle responsabilità è una consuetudine nel nostro paese.