E' curioso notare il modo grottesco in cui alcuni giornalisti ti raccontano certe operazioni di calciomercato. Il verbo è così manipolabile che anche un ripiego qualunque te lo trasformano con maestria in un colpo sensazionale. Basta maneggiare con cura i concetti e le parole che si vogliono adoperare, e puff! Il gioco è fatto! Tutti ci possono cascare! Quale sia la vera ragione che li muova a descrivere un buon giocatore come un top player (o viceversa) o un acquisto riparativo come una genialata (o viceversa) onestamente non ci è dato saperlo. C'è chi quando scrive è "di parte" in modo esponenziale, tipo il tifoso che lo legge elevato all'ennesima potenza. Evviva l'obiettività. Quest'illustre sconosciuta! E ci sono quelli che quando ti raccontano una trattativa pensano soltanto alle visualizzazioni o ai tuoi like e per questo s'ingegnano a venderti grandi favole, manco fossero i Grimm, Collodi o tua nonna che te le raccontava la sera, facendoti sedere pazientemente sulle sue ginocchia.

La storia recente (e anche quella più lontana) è piena di valutazioni quanto mai discutibili su calciatori e su operazioni che francamente è difficile giudicare se non si hanno ben chiari in testa i parametri di valutazione.

Prendiamo i calciatori, tanto per fare degli esempi. Quando la Juve cercava Higuain ai tempi del Real qualcuno descriveva il Pipita come una sorta di "bidone". Poi se lo comprò il Napoli e gridarono all'affare del secolo. Ora, dopo i prestiti fallimentari a Milan e Chelsea, la Juve non è riuscito a venderlo e Higuain è tornato all'improvviso nuovamente un "bidone". Valla a raccontare a chi era ieri sera all'Allianz Arena questa intricata involuzione del giocatore argentino. Vagli a spiegare se un Higuain che ti segna quel tipo di gol sia ancora un campione oppure soltanto un calciatore finito. Stessa discorso va fatto per Icardi. Prima era un fuoriclasse, ora, con tutto il casino tra lui e la sua società di appartenenza, alcuni te lo raccontano come un peso morto di cui chiunque avrebbe voglia di sbarazzarsi. Indiscutibile la questione extracalcistica, per carità. Ma in quanto al valore di Icardi non penso che anche lui all'improvviso sia trasformato in un attaccante da campionati di Eccellenza. Se poi andiamo indietro nel tempo mi viene da pensare alla storia di Borriello. Il mio incubo estivo di qualche estate fa. Quando la Juve lo cercava, lo perdeva, poi lo prendeva, se ne disfaceva, poi lo ricercava e a me, continuava a non piacere, perché continuavo sempre a sperare in qualcosa di meglio di lui, con tutto il rispetto per la persona. Ma erano tempi duri, quelli, per noi juventini. Gli anni in cui l'obiettivo per ricostruire la difesa si chiamava Gastaldello. E con questo penso di aver detto tutto. Beh! Tornando a Borriello, erano gli anni in cui dopo l'exploit al Genoa prima se lo prese il Milan e poi la Roma, e in molti scrissero "Grande colpo per i giallorossi. Arriva Borriello! Il bomber da venti gol garantiti!". Quando andò in prestito alla Juve, in soli sei mesi era diventato anche lui un "bidone", perché ne parlarono un po' tutti non più come un goleador ma come una mera sottospecie di tristissimo tappabuchi. Che poi alla Juve Borriello risulti "non pervenuto" (e infatti non lo riscattarono) e che abbiamo fatto festa quando alla fine è andato via, è tutta un'altra storia.

Ma il punto è un altro: il criterio usato da alcuni artisti della carta stampata nel giudicare il valore di un giocatore a prescindere da un'annata sfortunata o da un calo di rendimento che ci potrebbero pure stare! Per quale strano artificio un giocatore diventa campione poi "bidone" e quindi di nuovo campione nello spazio effimero di una brevissima notte? A seconda della società che lo cerca, poi. Qualcosa mi sfugge!

Non parliamo poi della logica delle operazioni di mercato! Questa estate credo sia andato in scena lo spettacolo più esagerato di questi ultimi anni. A leggere certi pezzi mi è andata di traverso ogni fetta di anguria. C'erano 40 gradi all'ombra e tutti sudavano a litri mentre non si parlava di calcio ma soltanto di soldi, bilanci e plusvalenze.

Qual'è dunque il criterio per attribuire il giusto valore ad un'operazione di mercato? Quando un colpo è veramente colpo e quando invece è soltanto un'occasione capitata per caso e presa al volo per opportunismo? E quindi, quale sarebbe il modo più giusto per un giornalista di valutarla e poi raccontarla a tutti noi che cerchiamo ogni volta di capirci qualcosa?

C'è chi dice che nel calciomercato il valore degli affari andrebbe misurato un pò come si fa nel mercato economico. Ora non mi pare il caso in questa sede di scomodare Adam Smith perché il mio manuale universitario giace da tempo in libreria pieno di polvere sulle teorie e le pagine tristemente ingiallite dal tempo. Ma un ragionamento va fatto a prescindere, anche se qui stiamo parlando soltanto di calcio.

In economia l'affare lo fai quando risparmi su un acquisto o quando ottieni un bene a condizioni vantaggiose. Nelle compravendite vince chi vende ad un prezzo superiore al valore di mercato o chi compra ad un costo inferiore. Nel mondo pallonaro dovrebbe essere più o meno così. Ma mi chiedo quale sia la discriminante corretta per gridare al colpo di mercato. Ovvero, quando è che una società faccia veramente bingo portando a termine una trattativa. Quando sfrutta un'occasione o quando raggiunge un  obiettivo che aveva programmato? Quando compra un giocatore a meno (o vende a più) del suo valore di mercato? Quando si aggiudica un campione che cercano tutti come fosse un pezzo raro di un'asta battuto al miglior offerente come un gioiello di Tiffany? Quando fa una plusvalenza, secondo i dettami del fair play finanziario, così tutti sono contenti, soprattutto le casse e gli investitori, se la società è pure quotata in borsa?

Lukaku è stato acquistato per 80 milioni. Giudicato un grande colpo. Magari lo è. Grande attaccante, questo nessuno lo mette in dubbio, ma al Manchester certamente non ha fatto faville. A parte l'intromissione della Juve, lo voleva soltanto l'Inter e i milanesi, con i tempi di Marotta, se lo sono aggiudicato. Chi ha fatto l'affare? Gli inglesi che se ne volevano liberare? La Juve che alla fine si è defilata? O l'Inter che lo voleva a tutti costi fregandose di dover sganciare tutti quei benedetti soldi pur di non sentire le urla agghiaccianti del suo nuovo allenatore?

Arriva poi Ribery alla Fiorentina. Altro acquisto descritto come un grande colpo. Magari lo è. Ribery ha un talento indiscusso. Ha grande esperienza. E può tornare utile a chiunque. Ma era svincolato ed è a fine carriera. Quanta resistenza fisica e minutaggio abbia nelle gambe non è ancora chiaro e lo sapremo solo vivendo. A parte il nome con cui Commisso ha sicuramente entusiasmato la piazza, dov'è la straordinarietà del colpo considerando che fino a poco tempo fa si pensava addirittura che fosse sul punto di ritirarsi?

Capitolo Lorente. Colpo di fine mercato per il Napoli. Magari lo è. Ottimo attaccante. Bel ricordo dei suoi anni alla Juve. Ma lo spagnolo ha 32 anni. Non lo vuole più nessuno. Lo prende il Napoli l'ultimo giorno, dopo aver vanamente aspettato James Rodriguez per tutta l'estate e sognato un Icardi che, diciamocelo francamente, a prendere il pendolino Milano-Napoli non ci ha pensato mai, nemmeno nelle sue notti più insonni. Che colpo è se confrontato con i grandi nomi che circolavano in orbita partenopea?

Infine ancora l'Inter con Sanchez "El Nino Maravilla". Grande colpo per i milanesi. Magari lo è. Ma il cileno non è certo frizzante come quando esplose all'Udinese e se lo comprò il Barcellona al top del fervore agonistico e della potenza fisica. Negli ultimi anni si è spento parecchio. Il Manchester voleva darlo via senza trovare acquirenti. Nemmeno l'Inter sembrava lo avesse mai puntato più di tanto. Poi, non raggiungendo altri obiettivi è capitata l'opportunità. L'Inter l'ha afferrata al volo. Tutto qui. Ma a parte il lusso di avere gli inglesi che pagheranno gran parte dell'ingaggio, dov'è la bomba di mercato?

Scommetto qualunque cosa che se fossero arrivati alla Juve Lukaku, Ribery, Lorente o Sanchez sarebbero stati bollati come "scarti di altre società" o "ripieghi della dirigenza bianconera". Il che mi farebbe pensare, a essere ottimisti, che il criterio valutativo di parte della stampa siano le aspettative della società. Un Lorente o un Sanchez alla Juve sarebbero ripieghi perché a Torino puntiamo a vincere tutto, e oramai se non compriamo gente come Cristiano Ronaldo qualunque operazione non sarà mai un grande colpo di mercato, ma soltanto un'operazione come tante altre. E allora mi domando: ma non s'era detto che anche il Napoli e l'Inter puntano a competere con la Juve per ridurre il gap e provare a vincere tutto? E quindi qualcosa nuovamente mi sfugge.   

Parliamoci chiaro. Se una big segue un grande campione  per mesi, intavola una trattativa, si accorda col procuratore e convince una società titubante a cederlo, si può parlare di colpo. Così come, in termini economici, se fai una plusvalenza. Se risparmi su sull'acquisto o guadagni sulla vendita. Se riesci a non farti tirare il collo sull'ingaggio. Ma se una squadra acquista a condizioni favorevoli un giocatore che gli altri vogliono dar via, che nella stagione precedente ha giocato poco e segnato meno e per il quale sono disposti pure ad accollarsi parte dell'ingaggio pur di liberarsene, o se trattasi di un giocatore a fine carriera mi spiegate come si possa parlare di grandissimo colpo ad effetto? Negli ultimi giorni di mercato di bombe ne scoppiano sempre molto poche. Perché CR7 lo tratti sotto traccia e te lo porti a casa a luglio. Non i primi di settembre a campionato già iniziato, quando già si pensa a gennaio e a come porre rimedio a tutti gli errori fatti ad agosto.

E va bene le chiacchiere. I rumours. Il teatrino delle marionette tra considerazioni cangianti sui calciatori o  valutazioni complesse sulle strategie delle dirigenze. Ma chi scrive oggi non dovrebbe mai dimenticare ciò che ha affermato ieri. Le contraddizioni causate da logiche di parte o mosse da input ambigui e discutibili alla fine fanno perdere la faccia e alcuni quando scrivono dovrebbero partecipare al gioco senza correre l'inutile rischio di perdere ciò che conta di più. La credibilità.

Per fortuna alla fine parla il campo e ci pensa lui a dare il giusto valore sia ai giocatori che alle operazioni di mercato. Perché per il tifoso conta che i suoi la buttino dentro e bacino la maglia esultando verso la curva. Delle leggi di mercato, dell'incontro domanda/offerta e di tutte le bufale sparate durante l'estate, quando inizia il campionato non gliene importa più niente a nessuno. Per fortuna.